I soliti vecchi Lions? Analisi della grande stagione dal finale amaro

La sconfitta sulla Baia contro i Niners è di quelle che non si dimenticano ma a Detroit non mancano i motivi per rimanere ottimisti

Scritto da Fabio Gabrielli  | 

La sconfitta sulla Baia contro i Niners è di quelle che non si dimenticano ma a Detroit non mancano i motivi per rimanere ottimisti

AFFONDATI NELLA BAIA

Ieri abbiamo parlato dell'atroce sconfitta dei Ravens contro i Chiefs e oggi andiamo a vedere che diamine è successo ai Detroit Lions. Se avete seguito un po' dei nostri social o le info in giro per la rete saprete del buon vantaggio accumulato da Detroit a metà gara e di come ci sia stata una super rimonta nella seconda parte di gara da parte di San Francisco. Detto che una sconfitta con i Niners a casa loro ci può stare ci sta meno come si è poi concretizzata. Il peccato originale dei due FG non calciati (per cercare di allungare ancora oltre con dei TD) è la causa più tangibile di questa sconfitta che ha, comunque, altri padri.

 

I PADRI DELLA SCONFITTA

Sono in particolare emersi quelli che sono stati per tutto l'anno due talloni d'Achille dei Lions. In primis l'incapacità di adattarsi, in breve tempo, ad eventuali cambi di strategia avversaria; se dopo il break lungo di fine secondo quarto l'avversario di turno fa degli aggiustamenti per limitare l'attacco dei Lions, gli stessi Lions sono incapaci di tirare fuori un piano B degno. Da qui tutta una serie di Terzi Quarti in cui, da Settembre fino a domenica scorsa, i Lions sono usciti sostanzialmente dal campo per poi svegliarsi nella frazione finale. Se in Regular Season il margine di errore è maggiore, ai playoff certe distrazioni non sono ammissibili e con i Niners si è pagato il prezzo più alto possibile. L'altro tallone d'Achille risiede nella porosità delle sue secondarie: se a livello di safety non ci si può lamentare, i due cornerback titolari (Sutton e Vildor) non sono presentabili come titolari di una squadra che punta al titolo e nel momento in cui la tua linea difensiva mette un po' meno pressione al QB avversario, quest'ultimo trova spesso ricevitori liberi da servire. 

 

COSA RIMANE

Fatte queste pulci andiamo con le note positive. Che sono tante a partire dal gaudioso record stagionale (12-5) alle due partite vinte ai playoff per la prima volta da quasi trent'anni; da una schiera di giovani che hanno subito impressionato per personalità (LaPorta e Gibbs su tutti) ed abilità alla crescita, in cabina di regia di Jared Goff. L'ex Cal non è (e non sarà mai) Mahomes, non è Allen e non è Burrow ma è quel QB di buon livello che è anche quel leader che una squadra giovane come Detroit necessità per poter andare avanti. Goff (che ricordiamo a differenza di tanti più celebrati colleghi ha già giocato un Superbowl in carriera...) non è solo migliorato in termini di leadership ma anche dal punto di vista tecnico in fase di lancio. A 30 anni è nel pieno della maturità sportiva e uno degli obiettivi del management dei Lions sarà quello di blindarlo con un rinnovo pluriennale (il nostro va in scadenza al termine della prossima stagione) provando magari a non svenarsi con cifre che renderebbero poi difficile trattenere altri elementi chiave del team. 

COSA FARE ORA?

Una sconfitta come quella di domenica sera rischia di lasciare dei segni psicologici che andranno spazzati via con una offseason di livello: blindare subito Goff, St Brown e possibilmente Sewell sarebbe un bel segnale e a questo andranno aggiunti degli innesti dal mercato (soprattutto per le citate “secondarie”). L'ambiente ha dimostrato di essere ribollente di passione sia in casa (il Ford Field è un autentico fattore campo) sia in trasferta (con i tantissimi tifosi in blue honolulu ovunque nei vari stadi NFL) e sogna di salire ad uno standard di successo che permetta di rimanere costantemente in lotta per la Division e il titolo (se c'è un elemento che contraddistingue tutte le grandi squadre è proprio l'avere stabilità a livello di management e coaching staff)

Un primo passo in questo senso è arrivato proprio un paio di giorni fa quando Ben Johnson, osannato OC della squadra, ha confermato di voler rimanere un altro anno in Michigan dicendo no all'offerta dei Commanders che gli avevano offerto il posto come loro nuovo HC. Una piccola consolazione dopo un weekend tremendo per ogni tifoso blue honolulu.

 

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