NBA, i 10 punti del mese di Novembre

Andiamo a scoprire insieme gli spunti più interessanti di questo primo mese di stagione regolare.

Scritto da Valentino Aggio  | 

Andiamo a scoprire insieme gli spunti più interessanti di questo primo mese di stagione regolare.

EASTERN CONFERENCE

Washington Wizards, fattore vendetta

Al momento di stesura dell'articolo i Washington Wizards versione "Lakers Revenge Team" si trovano al quarto posto ad Est dopo 18 partite di stagione regolare (11-7). I capitolini, oltre all'ormai solito Bradley Beal (23.3 punti di media), hanno potuto fare affidamento a tre nuovi innesti che si stanno rivelando fondamentali: Spencer Dinwiddie (14.9 punti), Montrezl Harrell (17.1+9 rimbalzi) e Kyle Kuzma (13.1+9.2 rimbalzi). I tre sono arrivati da Brooklyn e Los Angeles in estate nello scambio che ha portato Russell Westbrook in giallo-viola. Buona parte del successo di questi Wizards passa per le mani di questi quattro giocatori, senza contare il fatto che né Rui Hachimura Thomas Bryant hanno ancora giocato un minuto in questa stagione.
La squadra è molto ben assortita, questo è in buona parte merito di coach Wes Unseld Jr, allenatore alla prima esperienza da head coach nella lega dopo anni da assistente. Il figlio di Wes Unseld, che proprio con gli allora Bullets ha conquistato l'unico titolo di franchigia nel lontano 1978, ha applicato la propria filosofia soprattutto riguardo il "pace", ovvero il numero di possessi giocati: nonostante siano meno, la qualità è ben maggiore, aumentando così anche l'attenzione sulla difesa. Questo gruppo potrebbe essere una spina nel fianco per molti, in quanto tutti qui sono stati scaricati dalle rispettive franchigie, quindi motivati e pronti a stupire.

Milwaukee Bucks, R-E-L-A-X

Per descrivere l'inizio stagione dei Milwaukee Bucks ci spostiamo a Green Bay, altra città nel Wisconsin ma conosciuta per il football ed i suoi Packers. Nel lontano 2014, dopo 3 partite ed un brutto record di 1-2, il quarterback Aaron Rodgers ha detto una frase che è rimasta nella memoria di molti appassionati: "Cinque lettere per tutti i tifosi dei Packers: R-E-L-A-X. Relax, andrà meglio" Questa frase, come detto, si aggancia molto bene ai Bucks: Brook Lopez ha giocato una sola partita, Kris Middleton ne ha saltate 8, Giannis Antetokounmpo sta giocando "solo" 32 minuti a partita. Senza aggiungere che a Budenholzer manca ancora un uomo fondamentale come Donte DiVincenzo, avere un record di 12-8 non è nemmeno male.
In più, i Bucks hanno scoperto un superlativo Greyson Allen, autore di 14 punti di media con il 42% dall'arco su quasi 8 tentativi a partita. Quando c'è stato il bisogno di vincere, i Bucks lo hanno fatto e pure bene: le vittorie contro Nets e Lakers (con 47 punti del greco) ne sono una prova. I campioni in carica non sono da prendere sottogamba.

Atlanta Hawks: 48 minuti sono pochi

Una squadra rivelazione della scorsa stagione ed in cerca di conferme quest'anno sono gli Atlanta Hawks. Dopo una partenza non convincente, la squadra di coach McMillan al momento è in 7^ posizione in una striscia vincente da 7 partite consecutive, ma con un problema di fondo difficile da risolvere, specialmente nelle fasi calde della stagione. Agli Hawks ci sono troppi giocatori che giocano troppi minuti: non si sono ancora create delle "gerarchie" in termini di minutaggio.
Oltre agli ovvi Trae Young e John Collins, ci sono ben sei altri giocatori che stanno giocando più di 20 minuti a partita. Questo rende difficile mettere in ritmo quei giocatori che poi potranno tornare utili nei playoff, come Danilo Gallinari. L'infortunio di De'Andre Hunter sta cambiando questa tendenza: Hunter sarà fuori per altri due mesi circa, questo ha permesso di lasciare minuti sul parquet a Cam Reddish e di delineare delle rotazioni più consone. Non è un caso che dall'infortunio di Hunter gli Hawks abbiano iniziato a vincere.

Philadelphia 76ers: Tyrese Maxey, non tutto il male viene per nuocere

La telenovela Philadelphia 76ers-Ben Simmons ha ancora molte puntate per noi assidui spettatori, ma nel frattempo in campo ci pensa un ragazzino con lo #0 sulle spalle: Tyrese Maxey. Il sophomore scelto alla 21 nello scorso draft ha letteralmente raddoppiato il proprio rendimento rispetto alla scorsa stagione.
Di certo Phila non se la sta passando alla grande quest'anno (10-9), ma almeno ha la consapevolezza di aver trovato un gioiellino in casa sul quale può contare sotto ogni aspetto. I 18.7 punti col 50% dal campo ed il 39% da tre punti fanno sognare coach Rivers, forte anche di un Tobias Harris ritrovato e del solito Joel Embiid. Quindi, al momento si può dire che la guerra tra Simmons e la società stia solo nuocendo all'australiano, sotto ogni punto di vista. 

Lo strano esperimento dei Cleveland Cavaliers

Dopo l'addio di LeBron James, i Cleveland Cavaliers non sono di certo stati al centro dell'attenzione mediatica negli ultimi anni: risultati mediocri, uniti a scelte al draft a primo impatto non entusiasmanti non hanno suscitato interesse nella lega fino a quest'anno. L'esplosione di Darius Garland e la sorpresa Evan Mobley, attuale possibile candidato per il Rookie Of the Year, uniti a dei risultati decenti hanno permesso ai Cavs di essere in zona play-in nonostante un quintetto atipico. Infatti, in Akron questa stagione si gioca con ben tre lunghi: Lauri Markkanen da ala piccola (213 cm, 108 kg), Evan Mobley da ala grande (213 cm, 97 kg) e Jarrett Allen da centro (211 cm, 110 kg). Una scelta quantomeno bizzarra da parte di coach Bickerstaff, viste le tendenze riguardo i lunghi prese negli ultimi anni. Bisogna dire che sia Markkanen che Mobley possono tirare da fuori, quindi riescono ad aprire il campo: magari in futuro ci saranno altre squadre che, con interpreti più affermati, potrebbero scendere in campo con questo tipo di quintetto.

WESTERN CONFERENCE

Golden State Warriors: back to the future

Siamo per caso nel 2016? I Golden State Warriors sono ancora dominanti come cinque anni fa, quando hanno siglato il record di 73-9 in stagione regolare. La cosa che però fa più paura in questa situazione è che mancano ancora due giocatori fondamentali: Klay Thompson e James Wiseman non hanno ancora messo piede sul terreno di gioco in questa stagione. Thompson non ha certo bisogno di presentazioni: uno dei tiratori più letali degli ultimi dieci anni, nonché 50% degli Splash Brothers assieme a Steph Curry, che sta viaggiando a cifre da capogiro ed è prossimo a diventare il miglior realizzatore da tre punti della storia NBA. Ci vorrà un periodo di adattamento ai ritmi delle partite, ma di certo un giocatore come Klay Thompson non può di certo far male ad una squadra che ha già il miglior attacco e la miglior difesa della lega. Per quanto riguarda Wiseman, un centro di rilievo è l'unica cosa che è mancata agli Warriors negli anni dell'anello (con tutto il rispetto per Bogut, Looney, Bell). Questa squadra fa davvero paura, e come si dice: "Sky is the limit".

Finalmente Kristaps Porzingis

Alla terza stagione dalla scommessa fatta con i New York Knicks, finalmente Kristaps Porzingis sta ripagando la fiducia datagli dai Dallas Mavericks. Arrivato in Texas il primo Febbraio 2019 mentre stava recuperando da un infortunio al tendine d'Achille, Porzingis nelle prime due stagioni a Dallas non ha mai convinto fino in fondo. Quest'anno però la musica è cambiata: nonostante in numeri siano più o meno gli stessi, Porzingis sembra essere davvero in grado di dare una mano a Luka Doncic, salendo in cattedra quando quest'ultimo non c'è. Purtroppo per i Mavs, ci sono soltanto i due europei e poco altro finora.

La gomitata di LeBron James a Isaiah Stewart

Di certo la prima sospensione in 18 anni di carriera di LeBron James fa notizia. Nella notte del 21 Novembre durante un tiro libero King James ha tirato una gomitata in pieno volto a Isaiah Stewart, centro dei Detroit Pistons 16^ scelta allo scorso draft NBA. Il gesto non è stato di certo da signore, tant'è che il #28 dei Pistons ha cercato più volte il confronto fisico con il #23 giallo-viola. Questo è risultato in una multa per James ed una partita di sospensione, a testimonianza della linea dura presa da Adam Silver riguardo le risse in questa NBA.
Ci sono stati più di un episodio simile in questa stagione, su tutti l'episodio che ha riguardato Nikola Jokic e Markieff Morris, con l'ala degli Heat che ha fatto un brutto gesto evidentemente intenzionale nei confronti del serbo. Il confronto acceso anche tra Myles Turner e Rudy Gobert è un altro episodio condannato dalla lega. Gli animi sono di certo caldi, ma Silver ed i suoi non vogliono assolutamente tornare ai livelli raggiunti tra gli anni'80 e l'inizio del nuovo millennio.

La dannata schiena di Michael Porter Jr.

I Denver Nuggets hanno iniziato questa stagione senza il proprio secondo violino: Jamal Murray. La seconda miglior arma dei Nuggets sta ancora recuperando da un brutto infortunio al crociato del ginocchio, così coach Malone sperava di poter contare sull'MVP Nikola Jokic e su Michael Porter Jr, che tanto bene aveva fatto nella scorsa stagione. Purtroppo per la franchigia del Colorado, ora si può contare solo su Jokic, che sta facendo una stagione da paura. Purtroppo per Porter Jr, la schiena ha fatto ancora "crack": il talento in uscita da Missouri ha avuto molti problemi alla schiena anche prima di diventare professionista. Porter Jr è passato dall'essere una potenziale prima scelta nel 2018, ad essere pescato proprio dai Nuggets con la scelta 14.
Dopo aver saltato tutto il primo anno, Porter ha dimostrato tutto il suo talento lo scorso anno, meritandosi così il rinnovo al massimo salariale. La stagione non è partita al meglio, certamente un altro infortunio alla schiena con conseguente intervento e lungo stop potrebbe far rivedere le priorità ai Nuggets. Senza Murray e Porter Jr Denver è una squadra mediocre, non certo da competere nei playoff: Jokic, da solo, non è abbastanza, specialmente se acciaccato come nelle ultime partite a causa del polso.

Sacramento Kings: da Luke Walton a Alvin Gentry

Storicamente cambiare un allenatore durante la stagione non è mai una buona idea, se non per alcune eccezioni. Quasi sicuramente non sarà un'eccezione la scelta fatta dai Sacramento Kings, che hanno deciso di licenziare Luke Walton in favore di Alvin Gentry dopo solo 17 partite. Se bisogna licenziare un allenatore dopo meno di un quarto di stagione, a questo punto è meglio cominciare la stagione con un nuovo allenatore, così da dare continuità e lasciare in pace i giocatori. Se proprio vogliamo dirla tutta, questi Kings non possono andare troppo oltre il record conquistato da Walton. Dubito fortemente che coach Gentry possa fare di più: nelle 17 stagioni da Head Coach, sono solo tre le occasioni nelle quali una squadra di Gentry ha raggiunto i playoff. A Sacramento manca un progetto, è arrivata l'ora di smantellare tutto: quasi sicuramente un veterano da 19 punti a partita come Harrison Barnes potrà lasciare la California alla trade deadline. 


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