Hard-Drive Team 2018/19: Dallas Mavericks

E’ una domanda che in queste prime puntate di questa nostra rubrica sorge spontanea: come ripartire dopo stagioni negative? Come farlo, soprattutto, se le stagioni sono state due consecutive, dove le notizie positive si sono avvicinate allo zero. A Dallas, e non solo, Mark Cuban non è mai stato molto incline all’idea di giocare non esattamente per vincere. Per cui bisogna rimboccarsi le maniche e ritrovare il sentiero smarrito. Cosa non esattamente facile se si gioca nella Western Conference e si deve ricominciare da 24-58. La politica dei piccoli ma continui passi non è mai stata quella utilizzata da Cuban e dal suo G.M. Donnie Nelson. Per cui Dallas ha cercato di prendere il meglio che poteva al draft, e male non gli è di certo andata, e di muoversi con decisione sul mercato dei free agent. Iniziando da un punto fermo, quello della panchina. Su cui si siederà nel ruolo di head coach per l’undicesima stagione consecutiva Rick Carlisle, a Dallas ormai una sacra istituzione. E con pieno merito, perché le sue indubbie capacità, soprattutto di gestire i roster che gli vengono messi a disposizione a volte obtorto collo, sono agli occhi di tutti. Deve far crescere un gruppo con qualche individualità work in progress, con veterani che devono rendersi utili alla causa. Andando magari anche contro la logica questi Mavericks, se dovessero trovare il giusto entusiasmo, potrebbero anche togliersi qualche soddisfazione. Talento tecnico e fisico non manca, voglia ed arroganza invece pure. Ed anche esperienza nella lega. Nel roster è rimasto, per la sua ultima stagione, l’altro reduce degli anni 90, Dirk Nowitzki. Wunderdirk giocherà la sua ventunesima stagione, tutte con la maglia dei Mavs. E se è vero che per ovvi motivi il suo rendimento è andato in chiaro calo, sottolineato anche da se stesso in una recente dichiarazione sulla sua velocità di movimento in campo, E’ altrettanto vero che impegno, dedizione al lavoro e capacità di prendersi ancora tiri che contano non sono mai mancati. Un esempio da seguire per tutti, giovani e meno giovani, a Dallas e non solo. Lo scettro del go to guy deve però essere ceduto, e due sono i pretendenti nel roster. Iniziamo da Harrison Barnes, che inizierà la sua terza stagione nel Texas. Arrivato con poderosi squilli di tromba, è sembrato mancare non alla voce tiri da prendersi, ma a quella, fondamentale se vuoi essere il terminale offensivo #1 della squadra, in leadership. Questa stagione per lui sarà probabilmente decisiva, per capire di che tipo di giocatore si sta parlando. Anche perché la scorsa stagione, da rookie, di Dennis Smith Jr. è stata di quelle da ricordare. Arrivato nella lega con una marea di dubbi sulle sue possibilità fisiche, ha dimostrato di non avere paura di nessuno. Arrogante come pochi altri della sua classe del draft. Ed ha ancora margini di miglioramento, specie in regia. Ed in tanti sono curiosi di vedere che tipo di tandem di guardie si comporrà con un altro talentuoso giovane che in tanti attendono nella NBA. Quel Luka Doncic scelto con la #3, su cui ci sarà tanto da scrivere. Le due fazioni, pro e contro, sono già schierate sui due lati del fiume. Non sarà facile ma il ragazzo sloveno ha tanto, tantissimo talento non solo tecnico. Non fallirà, il che non vuol dire che diventerà the next big thing, ma si sentirà parlare in futuro di questo ragazzo. E Dallas rischia di avere una coppia di guardie che in tante squadre le invidieranno per il prossimo decennio. Con giocatori così talentuosi, ma giovani, serviva esperienza a rimbalzo ed intimidazione difensiva. Quindi dalla free agency è (ri)arrivato DeAndre Jordan. Che proprio perché circondato da ragazzi giovani ma che sanno passare la palla potrebbe riprendere il discorso aperto a lob city. Torniamo a parlare di veterani. JJ Barea è un altro che ha in mano le chiavi dei cuori dei fans di Dallas, il suo apporto ci sarà sempre, anche se gli anni, per come gioca, potrebbero farsi sentire. All’ennesima reincarnazione in maglia Mavs è tornato Devin Harris, altro giocatore che alla voce dedizione e lavoro andrebbe preso ad esempio, importante per far crescere giovani guardie ambiziose. Wesley Matthews Jr. deve intanto cercare di stare bene fisicamente, poi di ritrovare continuità nel suo gioco, diventando, è nelle sue possibilità, il leader difensivo della squadra. Vicino a canestro dovrebbero trovare spazio Dwight Powell, uno che il suo fisico lo mette sempre a disposizione, Salah Mejri, che coppia potrebbe formare con Jordan soprattutto nello spogliatoio?, e Max Kleber, altro giocatore che energia la mette sempre. Così come un posto nelle rotazioni sarà riservato a Dorian Finney-Smith, poco incline alla timidezza sul parquet. Attenzione a Ryan Broekhoff, australiano, attaccante tiratore, che potrebbe piacere tanto a coach Carlisle, così come la scelta #56 Ryan Spalding, giovane PF dotato di bei mezzi atletici, intimidatore ma che dovrà crearsi un gioco offensivo. Nel roster ci sarebbe, per ora, anche il terzo fratello Antetokounmpo, Kostas, talento fisico tutto da sgrezzare ma perchè non provarci? Due parole le spendiamo per un altro rookie, Jalen Brunson. Scelto con la #33 potrebbe essere un candidato per lo steal of the draft. Leader naturale, capace di segnare i tiri che contano, ma finissimo PG, con grande voglia fisica. Playoffs:  35%- Come abbiamo scritto attenzione a questi Mavs malgrado la Conference. Dovessero trovarsi bene da subito potrebbero anche sorprendere, di certo ci si aspetta un netto miglioramento.

Arrivederci a domani con i Orlando Magic

HARD-DRIVE 30) Phoenix Suns 29) Memphis Grizzlies 28) Atlanta Hawks 29) Dallas Mavericks

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