Kevin Love: dalla depressione ad àncora dei Cleveland Cavaliers

Kevin Love, ora leader morale dei Cavs, ha avuto una carriera travagliata tra successi e problemi di salute mentale.

Scritto da Valentino Aggio  | 
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Kevin Love, ora leader morale dei Cavs, ha avuto una carriera travagliata tra successi e problemi di salute mentale.

I Cleveland Cavaliers hanno il quarto miglior record della Eastern Conference: una sorpresa per molti. Donovan Mitchell, Darius Garland e la coppia di lunghi formata da Jarrett Allen e Evan Mobley. Questi sono i protagonisti dell'ottima partenza dei Cavs, ora con un record di 8-5. In Ohio c'è però un giocatore che sta facendo la differenza sia dentro che fuori dal parquet. Kevin Love, l'ultimo pezzo rimasto di quel “Cleveland, this is for you!” che ha alzato il Larry O'Brien Trophy alla Oracle Arena nel 2016. Il 34enne di Santa Monica ha avuto una vita difficile specie negli ultimi anni, tra un declino prestazionale in campo e una continua battaglia per la propria sanità mentale. Ora Love è un giocatore chiave della propria squadra e si è finalmente ritrovato nella vita privata, potendo così giocare ad un buon livello per una franchigia che ha obiettivi ambiziosi.

Gli inizi a Minnesota

Dopo il college frequentato “a casa" presso UCLA, Kevin Love viene scelto con la quinta chiamata nel draft NBA 2008 dietro a giocatori del calibro di Derrick Rose e Russell Westbrook, ma anche Michael Beasley ed O.J. Mayo. Nelle prime due stagioni da professionista Love diventa un titolare inamovibile dei Minnesota Timberwolves, franchigia alla quale è stato scambiato nella notte del draft dopo essere stato selezionato dai Memphis Grizzlies. Love si guadagna il secondo team All-Rookie ed è una macchina da doppia-doppia, ma Minnesota fatica e vince solo 39 partite in due stagioni. La stagione 2010-11 rappresenta il salto di qualità nella carriera di Love: il #42 in stagione viaggia a 20.2 punti e 15.2 rimbalzi di media a partita. Questi numeri valgono al californiano la prima chiamata all'All-Star Game ed il titolo di miglior rimbalzista dell'intera NBA. 

Le stesse cifre vengono confermate anche nella stagione successiva, ma il primo momento davvero buio nella carriera di Kevin Love arriva nell'annata 2012-13. Love soffre due infortuni alla mano destra e riesce a giocare solo 18 gare per i T'Wolves: i dettagli dei mesi passati lontano dal campo Love ce li fornisce in un articolo di The Players' Tribune intitolato “To Anybody Going Through It” (QUI il link). Love recita: “Tutto quello che mi era rimasto ero io e la mia mente. Vivevo da solo al tempo e la mia ansia sociale era talmente grave che non ho nemmeno mai lasciato il mio appartamento. A dire il vero, spesso non uscivo nemmeno dalla mia camera. Le tende erano abbassate per la maggior parte della giornata, senza luci né TV: nulla. Mi sentivo come se fossi su un'isola deserta da solo […] Il mio unico scopo nella vita era il mio lavoro ed in quel momento non c'era più. Senza la pallacanestro ogni singola cosa che andava male, pur se piccola, si accumulava […] Le uniche occasioni nelle quali lasciavo il mio appartamento erano per allenarmi. Quello era l'unico momento nel quale sentivo di dare qualcosa al mondo, punto.”

Il giocatore ha fatto capire nella lettera aperta datata 17 Settembre 2020 come tutta la sua vita ed il suo senso di appartenenza girasse intorno alla pallacanestro. La mia identità era strettamente legata al basket in una maniera non sana. Molto prima di essere in NBA o al college la mia autostima era interamente condizionata dalla mia performance. Ero quello che facevo. Quando non giocavo sentivo che non stavo avendo successo come persona. Una volta tornato nella stagione 2013-14, Kevin Love continua a giocare su livelli altissimi. Love raggiunge i 26.1 punti di media a partita conditi da oltre 12 rimbalzi. Il record di Minnesota rimane però negativo: Il 40-42 di fine stagione vale solo il 10° posto in una Western Conference da capogiro. Infatti, i playoff erano ancora ben più che lontani: i Dallas Mavericks (8° seed a Ovest, ndr) avevano un record di 49-33.

L'arrivo a Cleveland e l'anello

La vita sportiva di Kevin Love cambia definitivamente il 23 Agosto 2014. I Minnesota Timberwolves, insieme ai Cleveland Cavaliers ed i Philadelphia 76ers, imbastiscono una trade che porta l'allora 26enne in Ohio in cambio delle ultime due prime scelte Anthony Bennett e Andrew Wiggins. LeBron James, appena tornato a casa dopo gli anni a Miami, vuole vincere e subito. Ora King James ha al suo fianco una giovane stella come Kyrie Irving ed un giocatore che non ha mai avuto la possibilità di mostrare il suo valore come Love. Il primo assalto all'anello fallisce per mano dei Golden State Warriors, con un Love nemmeno protagonista. Infatti, a causa di un infortunio, lo #0 gioca solamente il primo turno contro i Boston Celtics. La stagione 2015-16 diventa quindi l'anno del riscatto. La storia la sappiamo tutti: quell'incredibile rimonta da parte dei Cavs che ribaltano il 3-1 in un 4-3 nelle Finals contro gli stessi Warriors che hanno dominato nell'anno precedente. Love non è stato di certo protagonista nella serie finale, ma è stato parte fondamentale di quel Big-Three che ha portato il titolo NBA alla città di Cleveland. 

Nonostante la massima gioia sportiva conquistata in carriera, Love è sempre stato accompagnato dalla depressione: “Vincere il titolo NBA a Cleveland, per quanto bello, non è stato un happy ending. Quello era il mio lavoro, che è ora ben diverso dalla mia identità e dalla mia autostima. Uno dei migliori giorni della mia vita non l'ho vissuto in un campo da basket, ma quando ho camminato per la prima volta in una stanza sentendomi me stesso al 100% dopo aver iniziato un percorso con uno specialista.”

5 Novembre 2017

Per le successive stagioni Kevin Love è rimasto il terzo miglior giocatore dei Cavs, che contavano molto più sulla coppia James-Irving. La stagione 2018-19 parte nella maniera sbagliata con un 4-5 di record, in parte anche a causa delle prestazioni non stellari dell'ex Wolves. Durante la 10^ partita stagionale contro gli Atlanta Hawks, la vita di Love cambia irrimediabilmente. Dopo un timeout chiamato da coach Lue, lo #0 di Cleveland ha avuto un attacco di panico. “Quando sono arrivato in panchina il mio cuore batteva più velocemente del dovuto. Facevo fatica a prendere aria e sono corso negli spogliatoi. Correvo di stanza in stanza ed alla fine mi sono accasciato a terra. È stato il momento più spaventoso della mia vita: ho pensato di poter morire.”

Il crollo e la rinascita

Da lì in poi le prestazioni di Love sono scese sempre di più ed una volta che anche LeBron James ha abbandonato Cleveland, lo #0 è sembrato un peso. Contratto troppo importante al fronte di prestazioni mediocri: Love è sempre stato associato ad eventuali trade per le due stagioni successive in particolare. Negli ultimi due anni Love è stato spostato in panchina, dove ha trovato la sua dimensione. Il suo apporto in campo è ottimo e la sua leadership è fondamentale in un gruppo così giovane. Nella stagione 2022-23 Kevin Love sta viaggiando a 12 punti e 7.7 rimbalzi di media con oltre il 41% da tre punti. Inoltre, Love ha il secondo plus/minus dell'intera Lega: +99, dietro solo a Devin Booker dei Phoenix Suns (+101). Il percorso per uscire da questo problema di salute mentale è lungo e probabilmente infinito, ma i fantasmi del passato sembrano essere lontani. Love ha sempre ringraziato il collega DeMar DeRozan, il primo cestita a parlare di questi problemi considerati da molti ancora un tabù nello sport.


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