Evolution Awards Race (08/12/2017)

Anche in questo giorno di festa eccoci qui con un’altra puntata dell’Evolution Awards Race. Stravolgimento totale nella classifica del sesto uomo causa partenze in quintetto ripetute dei due dominatori, Evans e J.Simmons. Negli altri Awards qualche nuovo ingresso ma nessun nuovo leader.

MVP

1) James Harden (HOU): I Rockets continuano inesorabili a macinare gli avversari, il barba per ora domina in campo con una tranquillità disarmante. 2) LeBron James (CLE): qualcuno lo chiami a gli dica che è “solo” Regular Season” perché è entrato in modalità marce altissime e non sembra volersi fermare. Ed in questo caso il primo posto in questa classifica sarebbe già aggiudicato. 3) Giannis Antetokounmpo (MIL): Milwaukee è altalenante, così come il suo leader in campo. Ma certo che quando The Greek Freak decide di giocare su altissimi livelli può avvicinarsi tantissimo ad uno di Akron, e questa settimana è stata quella giusta.

R.O.Y.

1) Ben Simmons (PHI): La stagione è lunga e qualche giro a vuoto può capitare, ma il ragazzo comunque non teme rivali in questa classifica, così come invece sembra temere la linea del tiro libero. 2) Jayson Tatum (BOS): Bravo, talentuoso, tanti complimenti. Ma continuo a chiedermi come possa giocare con questa tranquillità a quel livello indossando quella nobile maglia. Segno di una maturità notevole. 3) Donovan Mitchell (UTA): Entra di slancio nella nostra classifica giocando un basket offensivo di grandissimo spessore. Non ha per niente sofferto il salto al pian superiore, anzi. Da rookie sta diventando il go to guy dei Jazz.

SIXTH MAN

1) Dwayne Wade (CLE): Al di là delle uscite di scena i due protagonisti, DWade ta giocando da sesto uomo in maniera perfetta, riuscendo anche a modificare parte del suo gioco per risultare più utile alla causa. 2) Lou Williams (LAC): Tornato ad uscire dalla panchina non è sceso di colpi, ed è una delle poche certezze di questi Clippers che devono trovare una nuova identità. 3) Eric Gordon (HOU): Con il ritorno in quintetto di Chris Paul, Gordon ha riniziato a fare quello che gli è riuscito meglio lo scorso anno, ambiare il ritmo, alzandolo, entrando a partita in corso. Fondamentale in questi Rockets

D.P.O.Y.

1) Al Horford (BOS): Magari i Celtics non sono sempre perfetti in attacco, ma nella loro metà campo c’è Al che mette d’accordo tutti. Cali di intensità per ora zero. 2) Draymond Green (GSW): Warriors che necessitano di alzare la voce in difesa? Non c’è problema, ci pensa Draymond. Rimbalzi, aiuto, mani addosso ma Green è un signor difensore e lo sta tornando a dimostrare. 3) Myles Turner (IND): Non sorprende tanto l’intimidazione che è nelle sue doti atletiche, quanto gli aiuti e la capacità di tenere sui piccoli più di qualche palleggio. Sta crescendo tanto.

M.I.P.

1) Kristaps Porzingis (NYK): Tornato da un lieve infortunio si è ripreso in mano i suoi Knicks, facendo capire quanto è cresciuto anche come leadership sul parquet. 2) Victor Oladipo (IND): Tornato a recitare un ruolo da attore protagonista ai Pacers, sta recuperando il tempo perduto in Oklahoma, dimostrando a tutti i suoi detrattori di essere un signor giocatore. Sta anche giocando probabilmente il suo miglior basket. 3) Aaron Gordon (ORL): Nelle scorse stagioni mancava in continuità. Quest’anno ha iniziato bene e adesso ha anche alzato il livello del suo gioco, tirando fuori dal cilindro anche cose tecniche, vedi tiro da oltre l’arco, che si è creato con il lavoro. Uno che sta davvero migliorando sotto tanti punti di vista.

C.O.Y.

1) Brad Stevens (BOS): Fino a che i Celtics continuano a giocare così tolgieteglielo voi il primato. Calmo, deciso e determinato, sta facendo rendere tutti al loro massimo. 2) Mike D’Antoni (HOU): Anche qui vale lo stesso discorso fatto per Stevens. I Rockets giocano e vincono con il D’Antoni pensiero, ergo ha ragione lui. E sta facendo vedere anche cose discrete in difesa sorprendentemente. 3) Quin Snyder (UTA): In tanti, compreso il sottoscritto, si pensava ad una stagione difficile per gli Utah Jazz. Snyder ha saputo motivarli, dargli nuove leadership offensive senza guardare in faccia nessuno, e sta recuperando giocatori che sembravano in fase calante. Un signor coach insomma. Arrivederci alla prossima puntata

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