NBA, Hall of Fame 2020: la notte di Bryant, Duncan e Garnett

A Springfield Kobe Bryant, Tim Duncan e Kevin Garnett sono entrati nella Hall of Fame della pallacanestro a seguito di carriere stellari.

Scritto da Valentino Aggio  | 
Andrew Bernstein / Getty Images

A Springfield Kobe Bryant, Tim Duncan e Kevin Garnett sono entrati nella Hall of Fame della pallacanestro a seguito di carriere stellari.

Nella notte tra il 15 e 16 Maggio 2021 a Springfield, nel Massachusets, la Hall of Fame accoglie finalmente tre grandi della pallacanestro come Kobe Bryant, Tim Duncan e Kevin Garnett. Questi tre personaggi su tutti formano parte della classe del 2020: la cerimonia avrebbe dovuto svolgersi lo scorso anno, ma per evidenti problemi pandemici non è stato possibile. I tre discorsi sono stati a dir poco emozionanti, ma andiamo con ordine. 

KOBE BRYANT

Vanessa Bryant, moglie di Kobe, è andata sul palco in nome del defunto marito per ricordare lui e la figlia Gianna “Gigi”. Al suo fianco c'era Michael Jordan, amico e mentore del Mamba, che ha dato supporto morale a Vanessa.

“Prima di tutto voglio ringraziare Michael Jordan per essere qui: gli ho chiesto di aiutarmi e lui ha accettato senza esitare un secondo. Non parlavo mai bene di Kobe in pubblico, riceveva già troppi complimenti dai propri fan, lo riportavo con i piedi per terra. Ma questa sera lo elogerò davanti a tutti voi. Vorrei che Kobe fosse qui per godersi questa cerimonia. Vorrei che Gigi fosse qui, ci teneva così tanto a vedere suo papà entrare nella Hall of Fame. Ringrazio tutta la famiglia di Kobe per averlo cresciuto. Nessuno sarà mai come lui. Ringrazio chiunque lo abbia aiutato ad essere qui, non farò dei nomi per paura di lasciare fuori qualcuno. Kobe ringrazierebbe anche chi gli è andato contro, alla fine, li ha smentiti. Kobe ha dato tutto alla pallacanestro, ha giocato infortunato. Mi ricordo quando ha tirato i due tiri liberi con il tendine d'Achille rotto. Kobe non voleva deludere i propri tifosi che avevano risparmiato per mesi solo per vederlo giocare una volta. Kobe ha avuto tanti riconoscimenti nella sua carriera, ma il più grande è senza dubbio quello di essere un incredibile padre. Grazie per essere un marito ed un padre fantastico. Era una persona così umile fuori dal campo ma così determinata sul parquet. Una volta mi disse: “Se devi puntare su qualcuno, punta su te stesso”. Congratulazioni Kobe, da oggi e per sempre verrai ricordato come un grande della pallacanestro, ce l'hai fatta. Sono così orgogliosa di te, ti amo e ti amerò per sempre.”

Tim Duncan

Passando a Tim Duncan, cinque volte campione NBA con i San Antonio Spurs e due volte MVP della Lega, il #21 si è presentato sul palco per il proprio discorso affiancato da David Robinson, Hall of Famer classe 2009 e compagno del giovane Duncan.

"Non sono mai stato così nervoso in vita mia. Sono onorato di essere qui, David Robinson mi ha insegnato ad essere in grande giocatore ed una brava persona, per questo lo ringrazio. Ringrazio Kobe Bryant e Kevin Garnett per aver tirato fuori il meglio da me. Ho perso mia mamma a 14 anni, le mie sorelle sono state le mie mamme e le mie migliori amiche. Ho perso la motivazione per il nuoto dopo la morte di mia mamma, volevo andare alle olimpiadi. I San Antonio Spurs sono un'organizzazione fantastica, grazie per avermi sempre messo in condizione di vincere il titolo ogni anno. Grazie ai miei compagni, Manu Ginobili e Tony Parker: è stato un onore poter giocare con voi e ve ne sarò sempre grato. Non vedo l'ora di vedere voi due su questo palco. Coach Gregg Popovich, sei una persona eccezionale, grazie per avermi insegnato tutto quello che so sul basket e per avermi insegnato quali sono le cose importanti nella vita. Grazie di tutto".

KEVIN GARNETT

Ultimo, ma non per importanza, è Kevin Garnett. Il vincitore del premio MVP nel 2004 è stato il primo a salire sul palco per il proprio discorso. L'ex ala ha dimostrato qualche rimorso nei confronti dei suoi amati Minnesota Timberwolves.

"Voglio che sentiate il mio discorso prima che vi addormentiate. Non tutti sanno che vengo dalla campagna della South Carolina, mi piace sottolinearlo perché mi ha reso quello che sono. Voglio ringraziare la città di Chicago per avermi insegnato a giocare a pallacanestro. L'unico rimpianto che ho in Minnesota è quello di non aver vinto un titolo, ma non vedo l'ora di ricostruire questa franchigia. Grazie ai Boston Celtics e tutti i miei amici per avermi permesso di essere un campione NBA. Ringrazio in particolare Paul Pierce, un amico ed un fratello da quando avevamo quindici anni. Non vedo l'ora di vederti qui per il tuo discorso. Voglio ringraziare anche i Brooklyn Nets per aver reso la mia esperienza a New York incredibile. Grazie a tutti i tifosi, ho sempre giocato con una grande passione. Grazie a Tim Duncan e Kobe Bryant per avermi sempre spinto al limite, le nostre battaglie sono state epiche".


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