Los Angeles Lakers 2022-23, una fantastica stagione fallimentare

Dopo la sconfitta nella Western Conference Final, andiamo ad analizzare la stagione dei gialloviola e che cosa potrebbe accadere nel loro futuro

Scritto da Doc. Abbati  | 
Getty Images

Dopo la sconfitta nella Western Conference Final, andiamo ad analizzare la stagione dei gialloviola e che cosa potrebbe accadere nel loro futuro

Scrivere sui Los Angeles Lakers per me è sempre estremamente difficile, seguendoli ininterrottamente da accanitissimo fan dalla stagione 1979/1980.  E se dovessi trovare una parola per descrivere questa annata, credo che schizofrenica sarebbe perfetta. Snoccioliamo alcuni simpatici numeri:

2-8

8-12

13-17

19-23

25-31

43-39

24

19

Senza che possiate pensare che mi sia bevuto il cervello e che l’età mi stia facendo un brutto scherzo, c’è un senso dietro quelle cifre.

Che si chiuderebbero con uno 0-4, brutto ma non bruttissimo, se si riuscisse a vedere questa stagione andando oltre al cosiddetto tifo.

Perché di una squadra che inizia con un record di 2-8 dopo 10 partite, prosegue portandosi sull’8-12 dopo 20, 13-17 alla trentesima, 19-23 allo scoccare di metà Regular Season e 25-31 alla trade dead line, tredicesima ad ovest, mai si sarebbe potuto pensare che chiudesse, alla fine, con un discreto 43-39, arrivandosi a giocare la finale di conference contro i Nuggets, dopo aver faticato nel playin contro Minnesota, eliminando prima Memphis e poi i Campioni in carica Golden State Warriors. Dopo aver schierato a referto 24 giocatori, facendone partire almeno 19 in uno starting five durante la stagione regolare, numeri, questi ultimi, che di solito non hanno mai fatto rima con squadra in grado di arrivare nemmeno ai playoff.

Tutto questo per dire che fino al giorno 8 Febbraio, se un qualunque addetto ai lavori NBA avesse pronosticato i Lakers ancora in gioco a metà/fine Maggio, sarebbe stato preso per mezzo squilibrato. Ma la cosa incredibile, di questa folle stagione giallo viola, è che per tanti l’eliminazione contro i Nuggets è stato un boccone amarissimo da digerire, e non solo per come è avvenuta. La dimostrazione di superiorità dei ragazzi di coach Malone è stata assoluta, messa in discussione solo in gara due, per tre quarti, dal primo tempo incredibile di LeBron James in gara 4. Per il resto, onestamente, non c’è quasi mai stato confronto, tecnico, atletico e di voglia. Con Nikola Jokic e Jamal Murray in totale controllo delle operazioni. Mai come in questa serie si è vista la differenza tra la #1 e la #7 della Western Conference. 

Per una qualunque altra franchigia sarebbe stata una stagione magica, per i Lakers è sembrato un fallimento. Ma, alla fine, da questo risultato bisogna ripartite, per affrontare la off season nel migliore dei modi, e non dilapidare, con scelte assurde, quanto di buono visto da Febbraio fino a gara 6 contro i Warriors. Vedendolo comunque come un risultato positivo, sapendo valorizzare quei giocatori che hanno dimostrato di saper essere pronti per questo livello.

Lakers, il futuro del roster

(Ri)Iniziando, ovviamente da LeBron James. Su cui sono girate voci di un possibile ritiro, che non credo avverrà durante l’estate 2023. Certo la carta d’identità è quella, e non si può pensare che possa essere, ancora, l’uomo che ti fa vincere, quasi, da solo una serie playoff. Ma con il giusto supporting cast può fare ancora la differenza.

Ed è per questo che alcuni dei giocatori a roster devono assolutamente essere tenuti.

Austin Reaves e Rui Hachimura su tutti. Bisognerà fare uno sforzo salariale per tenerli, perché entrambi riceveranno offerte importanti, ma essendo restricted free agent, pareggiarle deve essere una priorità. Così come D’Angelo Russell, che, in fin dei conti, ha sbagliato, ed in maniera notevole, solo la serie contro Denver. Ma è un giocatore che a quella serie ha contribuito, e tanto, ad arrivarci.

Poi bisognerà fare i ragionamenti giusti sui vari Malik Beasley, confermabile tramite team option, Lonnie Walker IV e Troy Brown JR. Non dei fenomeni, certamente, ma dei role player che comunque hanno avuto il loro spazio durante la stagione regolare, e, qualcuno, i playoff, dimostrando di poter fornire un buon apporto alla causa.

Certo, bisognerà anche vedere cosa proporrà la free agency e/o le eventuali trade, con il nome di Kyrie Irving che, a detta di molti, sarebbe sul taccuino di Pelinka alla voce up grade del roster.

Si sa che sarebbe un nome che renderebbe felice James, ma abbiamo già visto che non sempre la felicità del Re per la presenza in squadra di amici fa rima con risultati sportivi, e Irving viene da stagioni che definire contraddittorie è ancora poco.

Sottolineerei, anche, l'ottimo lavoro fatto da coach Darvin Ham, capace di dare soprattutto un anima difensiva alla squadra quando è servito, e di rendere l'attacco Lakers meno statico togliendo, spesso, la palla dalle mani di James.

Dimentichiamo qualcuno? Ah, già, Anthony Davis. Di lui abbiamo già scritto, personalmente più volte. Ed il giudizio non è cambiato nemmeno dopo questi mesi. Giocatore dotato di un talento incredibile, purtroppo non associato ad un fisico in grado di reggere continuamente le battaglie che si sostengono durante i playoff di questa lega. Un ottimo secondo violino, che ha bisogno di avere giocatori che possano farlo rifiatare quando serve. E se arrivasse un’offerta giusta forse il management Lakers dovrebbe farci un pensierino.

Certo rispetto al dopo eliminazione contro i Suns della stagione 2020/21 o alla scorsa offseason, la base da cui ripartire è decisamente migliore, nella speranza che correre dietro al vincere subito non faccia, nuovamente, deragliare il treno gialloviola, che sembra aver finalmente imboccato il binario giusto.

 


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