Final Four 2025, il commento: dal flop greco alla rivincita di Melli
È finita anche questa edizione dell'Eurolega. Andiamo quindi a commentare gli spunti principali offerti dal weekend conclusivo della stagione

È finita anche questa edizione dell'Eurolega. Andiamo quindi a commentare gli spunti principali offerti dal weekend conclusivo della stagione
Eurolega: Commento Final 4 2025
Si è conclusa con la vittoria del Fenerbahce la venticinquesima edizione dell'Eurolega. Tra la delusione delle greche, la crescita a contender del Monaco, alla rivincita di Melli sono tanti i temi offerti dall'evento che ha chiuso la stagione europea. Andiamo ad approfondirli insieme
Il flop delle greche
Doveva essere l'anno del duello in finale tra Panathinaikos e Olympiacos, ma entrambe le big di Atene si sono scontrate col muro delle rispettive difese avversarie.
Il Panathinaikos ha giocato una stagione intera cavalcando le prestazioni del suo MVP Kendrick Nunn perdendo, però, parte di quell'identità di squadra che era centrale nella vittoria della scorsa stagione. Il mancato apporto dell'unico acquisto di livello Lorenzo Brown, l'infortunio di Lessort, il calo di prestazioni di Mitoglou, il rendimento di Sloukas in calo rispetto alle passate stagioni sono i punti focali della sconfitta dei biancoverdi che non avevano più quella profondità corale mostrata un anno fa. Le prestazioni di Nunn (17 punti) e Osman (22) non sono bastate per salvare la baracca in una serata difficile per i compagni e così i greens hanno dovuto rinunciare al sogno repeat. La profondità della rosa di Ataman non si è messa in risalto in questo weekend e la sconfitta è stata meritata ed in continuità con la fatica vista nei playoff con l'Efes. L'unica attenuante che salva i biancoverdi è l'aver incontrato una squadra altrettanto profonda ed attrezzata per andare avanti. La vittoria dello scorso anno potrebbe garantire margine di fiducia da parte della dirigenza per Ataman, ma con uno Sloukas in calo manca il leader collante tra le personalità da star all'interno della squadra
I biancorossi di Atene, invece, erano all' ennesima occasione per dimostrare di essere degni del titolo, ma si sono fatti sorprendere in semifinale dall'intensità della difesa dei Monaco e non sono riusciti a trovare alternative offensive al proprio duo formato da Fournier e Vezenkhov contro una squadra che ha finito la stagione regolare al quarto posto. Ciò che è mancato il venerdì a questo Olympiacos è stato il gregario in grado di giocare la partita della stagione nel momento di difficoltà per la propria stella bulgara. Peters che l'anno scorso era stato il perno dell'attacco orfano di Vezenkhov, era il primo indiziato a salire di livello nel momento del bisogno. Da lui, invece, è arrivato un misero 1/4 dal campo condito da un rimbalzo offensivo in 10 minuti di gioco. Nessuno esclusi Fournier (31 punti) Goss (12) e Vezenkhov (7) ha avuto il coraggio di prendere almeno 5 tiri in partita e così l'attacco che più faceva vanto della circolazione palla e della collaborazione si è inceppato collezionando solo 10 assist sui 40 minuti ed è stato annichilito da una difesa monegasca che in pochi si aspettavano così attenta ed efficace a tal punto da sovvertire il pronostico. Altro discorso individuale andrebbe fatto sull'energia messa in campo da Sasha Vezenkhov che se da un lato a parole si è dimostrato volenteroso di sistemare i suoi conti col destino in Eurolega con la maglia dell'Olympiacos, ha poi oggettivamente toppato nel trasformare il tutto in fatti nel momento più importante della sua carriera europea collezionando solo 7 punti e 0/6 da 3. L'unico da salvare da questo weekend tra i biancorossi è Fournier che è stato l'unico a crederci fino in fondo. Il risultato finale per la compagine del Pireo è stato analogo a quello visto 12 mesi fa quando le attenuanti vista la concreta mancanza di talento offensivo erano nettamente maggiori per giustificare non solo un mancato titolo, bensì persino una mancata finale. Oggi le scuse stanno a 0 l'Olympiakos è la vera delusione di questa edizione della final 4 e non è escluso uno scossone in panchina a fine stagione.
La consacrazione a contender del Monaco
Il Roca Team in questa edizione è riuscito finalmente a fare l'ultimo step per diventare una squadra degna di lottare a tutti gli effetti per il titolo. L'apparizione del 2023 in cui i monegaschi furono spazzati tatticamente dall'Olympiacos aveva messo dei dubbi sulle ambizioni di altissimo livello dei monegaschi, ma l'arrivo di Spanoulis in panchina ha cambiato decisamente la situazione. Il tecnico greco è riuscito in pochi mesi ad alzare il livello di competitività del Monaco dando più centralità al gruppo piuttosto che alle individualità. A premiarlo è stata la crescita esponenziale di giocatori bivalenti quali Diallo (autore di una prestazione da 22 punti in semifinale) e Blossomgame che hanno dimostrato di poter disinnescare l'attacco dell'Olympiacos. Mike James ha abbracciato il cambiamento privilegiando anche lui il gioco corale senza forzare praticamente nulla in semifinale lasciando che la prestazione da 17 punti arrivasse in maniera naturale, mentre Blossomgame nell'altra metà campo ha annullato Vezenkhov. Non va dimenticato l'apporto di Theis e Jaiteh in grado di catturare rimbalzi e garantire copertura sotto le plance. In finale poi, il Fenerbahce si è dimostrato un gruppo più profondo e superiore tecnicamente, ma Spanoulis in pochi mesi ha gettato le basi per trasformare una squadra partecipante ai playoff in vera contender e con l'arrivo di Mirotic, l'assalto al trofeo può diventare realtà. Il Monaco in 12 mesi è passato dal disastro della scelta di Kemba Walker ad essere una seria candidata alla vittoria finale e per questo motivo nel Principato non si deve cedere troppo alla delusione della sconfitta in finale
Il Fenerbahce campione d'Europa. Difesa granitica e attacco vario i fattori chiave
I gialloblù sono tornati sul tetto d'Europa grazie a due clinic difensivi messi in atto contro due squadre dal talento offensivo straripante. Per iniziare venerdì hanno tenuto i campioni d'Europa uscenti a 48 punti nei primi 3 quarti limitando il trio Sloukas, Hernangomez e Mitoglou a 7 punti con 7 tiri presi complessivamente dai 3 nei 58 minuti in cui erano in campo. I turchi hanno scelto di concedere libertà a Osman (22 punti) pur di togliere i 3 sopra nominati dalla partita e la tattica lì ha premiati. La domenica, invece, i gialloblù si sono concentrati sul togliere le linee di passaggio al Monaco facendo tornare gli avversari a quel gioco basato sulle soluzioni individuali che non può produrre dividendi in queste partite decisive. Mike James nonostante i 17 punti ha prodotto un 6/19 dal campo, Okobo ha chiuso la partita 0/8 e Loyd ha siglato solo 3 punti. Grazie a questo sforzo difensivo anche in finale i turchi hanno subito solo 50 punti in 3 quarti (dal secondo in poi) confermando di avere la difesa più granítica e disciplinata del continente grazie alla guida di Jasikevicius. In attacco i turchi hanno dimostrato la profondità del proprio roster grazie all'alternanza dei protagonisti principali tra le due partite.
Se in semifinale a guidare l'attacco sono stati Hall e Biberovic rispettivamente con 18 e 15 punti, in finale sono saliti in cattedra Hayes Davis e Guduric siglando 23 e 19 punti. L'americano vince meritatamente l'MVP non solo per i canestri messi a segno, bensì soprattutto per i 9 rimbalzi di cui 2 offensivi con i quali i turchi sono riusciti a vincere la lotta sotto le plance contro i fisici lunghi del Monaco.
Nigel che la scorsa estate era stato premiato da Grant Hill che lo ha reso parte della preparazione di Team USA per le olimpiadi, riesce così a vincere il suo primo titolo europeo dopo una stagione che lo ha visto essere primo violino offensivo per i gialloblù. Il suo skill set è uno dei più sottovalutati tra le stelle offensive del torneo. La varietà di soluzioni che presenta il Fenerbahce porta i riflettori spesso a spostarsi su altri top scorer quali Nunn, James, Vezenkhov, TJ Shorts o persino Baldwin, ma l'ala statunitense con la sua capacità di segnare sia dall'arco, sia dal post basso, sia in penetrazione sui tagli lo rende uno degli attaccanti più vari e forti d'Europa. Davon Hall è stata la spina nel fianco degli avversari con i suoi canestri da 3 e le sue prestazioni in doppia cifra che lo hanno reso il fattore decisivo della manifestazione. Coach Sarunas, invece, dopo non aver trovato l'accordo per il rinnovo col Barcellona dopo 3 anni di semifinali perse era arrivato in Turchia in punta di piedi nel dicembre 2023 per sostituire Itoudis. Piano piano ha implementato la sua idea di pallacanestro fatta di disciplina difensiva e gioco corale alla squadra e oggi raccoglie i successi del suo ottimo lavoro.
La doppia rivincita di Niccolò Melli
L'estate scorsa avevamo messo il suo trasferimento come secondo per importanza della sessione di mercato dietro solo al duo Fournier-Vezenkhov e subimmo le vostre critiche. Oggi sotto ai nostri post, invece, troviamo principalmente critiche a chi Niccolò lo ha accompagnato alla porta al termine della passata stagione. Melli dopo la finale del 2018 aveva un debito col destino. Quella sconfitta dopo i 28 punti della finale contro il Real gli era rimasta proprio indigesta, era un peso che non si era mai riuscito a togliere dalle spalle e che era rimasto lì nell'inconscio.
Dopo l'addio da Milano Jasikevicius lo ha voluto subito come gregario difensivo nel suo Fenerbahce e gli ha offerto una nuova possibilità per vincere il trofeo, Nik non si è fato pregare due volte e ha accettato consapevole di vedersi ridimensionato il minutaggio e di non essere più quel pericolo offensivo che era da fuori nella precedente avventura in Turchia. Niccolò viene chiamato in causa in semifinale e risponde presente con 9 punti, 6 rimbalzi, ma soprattutto tanta sostanza in difesa dove stoppa una conclusione a Sloukas e influenza la traiettoria di molti tiri avversari. In finale si conferma uno dei perni della difesa anche se con soli 5 punti e 3 rimbalzi a referto,ma poco importa lui la differenza l'ha fatta nella propria metà campo. Nel finale quando il risultato era già tale da garantire la vittoria si commuove, inizia a piangere. Il gigante da 2,06 che abbiamo imparato ad apprezzare per la sua simpatia nel podcast in Nazionale con Datome si emoziona per una vittoria arrivata dopo tante delusioni dimostrando tutta l'umanità emotiva che è presente dietro allo sport. La sconfitta in finale del 2018 e la delusione per l'allontanamento dall'Olimpia escono nelle lacrime liberatorie di fine partita, Jasikevicius che più di chiunque altro sa cosa siano gli alti e bassi offerti dalla pallacanestro se ne rende conto e gli stringe la mano lo abbraccia e inizia a piangere anche lui. La scena più bella dell'evento viene completata dall'urlo liberatorio durante l'abbraccio con Hall dopo il fischio finale. Melli ce l'ha fatta, ha vinto la sua prima Eurolega zittendo tutte le critiche e pareggiando i conti col destino. Bravissimo capitano te la meriti tutta!
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