NBA Finals 2017: Road to Game 3

Gara 1 e gara 2 di queste NBA Finals '17 sono già alle nostre spalle, le previsioni di molti si sono rivelate corrette e la serie si sposta alla Quicken Loans Arena con un bagaglio di problemi a cui il team LeBron deve trovare rapidamente una soluzione.

NBA FINALS 2017

Gli errori di gara 1 hanno riguardato principalmente l'aggressività e la strategia difensiva, dove per negare il tiro perimetrale i Cavs hanno finito per lasciare incustodita la strada verso il ferro, permettendo a Durant e compagni di ammassare un numero imbarazzante di schiacciate e layup. L'attacco invece ha sofferto della mancanza di una linea guida e di un'alternativa alla regia di LeBron James. Statici, brutti da vedere ed eccessivamente dipendenti dalle giocate individuali. Dalla sconfitta di gara 2 però i Cavaliers sono costretti a trarre lezioni molto più importanti e dolorose. In primo luogo non è più possibile portare a casa la giornata semplicemente alzando il livello dell'intensità e della fisicità come l'anno scorso, la risposta dei padroni di casa nella baia è stata un'esibizione di atletismo e rapidità di esecuzione con la quale è molto difficile competere. A fianco a questo ci sarebbe la questione della profondità della panchina e della sua affidabilità, la dove in gara 2 le rotazioni dei Cavs si sono finalmente allargate a Frye ottenendone però molto poco (se non qualche momento molto imbarazzante), mentre Golden State può concretamente permettersi di far giocare Clark e McCaw, rispettivamente nono e decimo uomo, con la certezza di far rifiatare i propri titolari senza subire invalidanti parziali. In ultimo la strategia e la comunicazione in difesa sono tra le peggiori mai esibite in una finale NBA, almeno tra quelle di cui sono stato testimone personalmente. Stiamo parlando di errori elementari sulle rotazioni, chiamate mancate, scarsa fiducia nei compagni, distrazioni e mancanza anche di motivazione (per non dire voglia). La difesa di Cleveland reagisce alle iniziative dell'attacco avversario invece di imporre la propria presenza e portare gli avversari a prendere solo i tiri che sono disposti a concedergli, non c'è un piano difensivo e i risultati in campo sono indegni di una squadra da Finals. Molte di queste lacune sono il prodotto della mancanza di lavoro durante la regular season, mancanza di sperimentazione e di costruzione, di identità di squadra e di un coaching degno di questo nome. Purtroppo ora i Cavs si trovano nella scomoda situazione di dover vincere a tutti i costi gara 3, sia per poter tenere viva la serie che per evitare un crollo psicologico di squadra, quindi non è certo il momento di mettersi a fare esperimenti in campo o sovvertire completamente l'ordine costituito. L'unico approccio possibile per G3 è quello della perfezione e della lucidità in attacco cercando, come avevo già segnalato nell'analisi di preview, di caricare di falli le superstar avversarie giocando molto il post basso James VS Durant e situazioni di isolamento per mettere sotto pressione Stephen Curry sia con Irving che con Love. Difensivamente il compito è arduo, fare un minimo di contenimento nella speranza che le percentuali al tiro dei Warriors non decollino e, sopratutto, non concedere neanche un rimbalzo offensivo per limitare le seconde occasioni. Il dominio esibito nelle prime due gare di queste NBA Finals '17 non lascia dubbi sulle molteplici qualità di questa squadra. Certo con un roster del genere il contrario sarebbe stato quantomeno inaspettato ma questo non toglie che, al di la delle abilità dei singoli, sia l'identità di squadra ad impressionare maggiormente. La parte offensiva è fluida e, nonostante il tabellino indichi Durant e Curry come i due giocatori centrali dell'attacco Warriors, osservandoli in campo è evidente come la palla passi per le mani di tutti i giocatori in campo privilegiando spesso la conclusione di chi è libero. Questo non significa che i Warriors giochino esclusivamente attraverso la circolazione di palla, rimangono un certo numero di situazioni gestite in 1vs1 e di forzature atte a non far rilassare mai i difensori. "If it ain't broken, don't fix it" usano dire gli americani, per sottolineare che non tutto necessita di costanti rimaneggiamenti sopratutto se i risultati sono già ampiamente positivi. Le uniche note dolenti in queste due prime gare delle Finals sono state le palle perse di Stephen Curry, come al solito incline a qualche giocata negligente e sopra le righe sopratutto in casa, e l'inutile irritabilità di Draymond Green che in entrambe le gare si è caricato di falli e ha rischiato più di una volta la chiamata di un tecnico. Golden State in nessun momento ha avuto bisogno di quel genere di spinta psicologica che, talvolta, le polemiche di Green possono produrre, il morale della squadra è sempre stato altissimo (e vorrei vedere) e il gioco è rimasto fluido ed efficace sia in attacco che in difesa. Questo per dire che Draymond Green, con questo atteggiamento, potrebbe finire per fare danneggiare la squadra e i compagni pur volendo far bene. Il ritorno di Steve Kerr in panchina, dopo una lunga "sostituzione" di Mike Brown, non sembra aver influenzato in nessun modo il gioco dei Warriors, segno che le linee guida della squadra sono incise in maniera indelebile nella pietra e frutto di un lavoro solido e ben strutturato durante il corso di questi ultimi 3 anni. Se da una parte l'integrazione di Durant era attesa, ma non scontata, la vera testimonianza dell'eccellenza Warriors rimane nella disciplina impartita ad un giocatore come Javale McGee, capace di produrre in maniera consistente pur con minutaggio ridotto e responsabilità limitate. Questo aggiunge una flessibilità al roster di Golden State comune a pochissime squadre nella storia di questo gioco, capace di mettere in campo quintetti affidabili per ogni bisogno ed occasione ai quali i Cavs non hanno saputo rispondere adeguatamente. Le armi nelle mani del coaching staff dei Warriors sono molteplici, e tutte virtualmente applicabili. A questo punto la domanda, verosimilmente, non è se i Golden State Warriors possono vincere queste NBA Finals '17, ma se possono farlo con un rumoroso 4-0.

🔑CHIAVE TATTICA🔑

La chiave della serie ora è il rendimento della panchina di Cleveland. Nel bene o nel male i Cavs in gara 2 sono riusciti a rimanere grossomodo a contatto per metà partita, finendo per perdere con uno stacco di "soli" 20 punti (un'enormità), ma credo che la nullità offensiva e difensiva dei gregari in maglia Cavs riempia proprio quello spazio di 20 punti, e se si arriva negli ultimi 2 minuti della partita sulla parità sappiamo bene che ogni cosa è possibile. Se la panchina continua a latitare allora i Cavaliers hanno davanti a se il famoso "rebus irrisolvibile", per loro la speranza risiede solo in un misto di fortuna, psicologia e distrazione degli avversari, a meno che LeBron non abbia dentro di se altri 3 livelli di supereroismo cestistico a cui accedere per mettere in campo performance da 80 punti, 40 rimbalzi e 23 assist in tutte le gare a venire (non da escludere, conoscendo LeBron).

💬 Commenti