ESCLUSIVO, Minucci: "Accanimento su Siena? Vi spiego chi e perché"

Dopo aver letto il libro abbiamo raggiunto l'ex GM della Mens Sana Basket per fargli qualche domanda tra chiarimenti ed opinioni

Scritto da FMB  | 

Dopo aver letto il libro abbiamo raggiunto l'ex GM della Mens Sana Basket per fargli qualche domanda tra chiarimenti ed opinioni

I più giovani probabilmente non hanno vissuto l'era del dominio della Mens Sana Basket sponsorizzata Montepaschi, un'armata che ha fatto tabula rasa in Italia vincendo 7 scudetti consecutivi sotto la guida di coach Recalcati, coach Pianigiani e coach Banchi raggiungendo anche le Final Four di Eurolega in ben 4 occasioni (due terzi posti). 

Un favola finita male tra inchieste, processi ed arresti dove, tra le persone coinvolte, c'era il GM e poi presidente Ferdinando Minucci (per tre volte nominato “Miglior dirigente della Serie A”).

L'ex manager/presidente ha pubblicato un libro biografico, “Memorie sospetti bugie. Mens Sana Basket: una fine inaccettabile” (edizioni Castaldi), un libro dove Minucci ha potuto dare la sua versione dei fatti con rivelazioni importanti e pungenti.

Dopo aver letto il libro ho deciso di contattare l'ex DS biancoverde chiedendogli delucidazioni su alcuni passaggi del libro ed opinioni sulla pallacanestro italiana di oggi.

Nel libro lei ammette le sue colpe ma cita altri esempi non molto corretti, come mai ci fu questo accanimento verso la Mens Sana Basket? Solo per questioni legate al dominio che la squadra aveva imposto sul campo?

Ho cercato di spiegare come il sistema, per tentare di limitare i danni causati dall’entrata nel professionismo  abbia adottato varie metodologie per ottenere risparmi fiscali. Sarebbe stato semplice per la Federazione allargare l’indagine ad altre società, la procura federale aveva documenti e dichiarazioni sul tavolo, ma non l’ha fatto! Il perché andrebbe chiesto a Giovanni Petrucci che controlla ormai da decenni il movimento, nomina il procuratore federale e i giudici. E se non bastasse si intromette anche nelle designazioni arbitrali. Certo la “piccola Siena” ha messo in ombra le grandi Città a cui Petrucci ha sempre delegato l’immagine del movimento, la nostra superiorità tecnica e organizzativa doveva essere fermata e così è stato.
L’indagine della guardia di finanza e la crisi del Monte dei Paschi hanno rappresentato il momento propizio per eliminare una società imbattibile sul campo. Infatti le ulteriori e lunghe indagini della procura hanno evidenziato comportamenti che hanno alleggerito la nostra posizione e potevano essere utilizzati dalla nostra difesa nel processo sportivo che si è voluto chiudere anni prima della fine delle indagini.

Leggendo il libro c'è una parte che mi ha lasciato particolarmente spiazzato, la figura di Egidio Bianchi. Molto schiettamente: come mai era stato scelto come curatore fallimentare della Mens Sana Basket e come si è arrivati ad avere questa persona a capo della Lega Basket?
   
 Le rispondo altrettanto schiettamente: la scelta di Egidio Bianchi da parte della proprietà, la Polisportiva 1871, non ha lasciato basito solo lei. Tutti ci siamo domandati perché il direttore sportivo della Virtus Siena, squadra di militante in serie B, sia stato scelto per questo delicatissimo ruolo e per gestire le fasi finali della stagione sportiva che ci poteva premiare con l’ottavo scudetto consecutivo andato in una finale combattutissima, dopo tanti anni di sonore sconfitte, a Milano. Livio Proli ex presidente dell’Olimpia Milano, dopo il fallimento della MSB, ha favorito il suo incredibile percorso nella Lega di serie A, prima come consulente strategico, incarico mai esistito in Lega, poi come presidente della stessa e addirittura candidato a presidente della Lega Europea. Non è tutto Egidio Bianchi da liquidatore, nonostante avessi rassegnato le dimissioni da Direttore Generale, ha insistito perché rimanessi ha disposizione della Società per aiutarlo ad inserirsi nelle dinamiche della sconosciuta gestione di una società professionistica. In quel periodo ha rilasciato false dichiarazioni, dichiarazioni che mi sono costate l’arresto e le conseguenti dimissioni da presidente di Lega in pectore, ruolo che dopo poco tempo andrà a ricoprire proprio Egidio Bianchi, lasciando al palo molti altri pretendenti più accreditati.

Nel 2014, prima della rinuncia, lei era stato eletto con una gran maggioranza di voti nuovo presidente di Lega Basket, un successo netto figlio di cosa? Quali erano ai tempi le idee/progetti che la portarono a convincere i club?

Durante le indagini della guardia di finanza denominata “Time Out”, fui invitato dal Presidente della Polisportiva 1871 e dal sindaco di Siena Valentini a lasciare il mio ruolo perché di ostacolo ai futuri progetti della Mens Sana Basket. Era in pieno svolgimento la stagione sportiva 2013/14, a malincuore mi feci da parte, ero deciso a prendermi un periodo di stop quando un nutrito gruppo di presidenti, memori delle mie idee espresse in assemblea mi proposero di prendere il posto del presidente di Lega in scadenza. Da tempo si parlava della crisi del “Basket” professionistico che nel suo insieme, purtroppo, ha sempre prodotto enormi perdite. Lo scarso interesse dei media e la conseguente mancanza di sponsor e pubblicità davano un senso d’ineluttabile decadenza del movimento. Le mie idee erano semplici dovevamo dare un futuro al nostro mondo, sostenere la passione di chi immetteva enormi risorse nella gestione delle società. Società che ciclicamente affrontavano crisi economiche che spesso portavano al loro fallimento o nel migliore dei casi alla cessione senza alcuna possibilità di rientrare, neppure in  minima parte, degli ingenti investimenti. L’idea delle franchigie era storia vecchia, nei primi anni 2000 dopo mesi di lunghe ed estenuanti trattative ci riunimmo a Bologna negli uffici del PalaDozza per ratificare la storica decisione di trasformare in franchigie le società partecipanti alla serie A. Il notaio stava leggendo lo statuto, sembrava tutto fatto ma al momento della firma una società, che stava per chiudere un importante accordo economico, si tirò indietro e fece saltare l’accordo. Erano passati oltre dieci anni da quel giorno e la parola “franchigie” circolava sempre più insistentemente tra i presidenti e gli addetti ai lavori, un passaggio assai difficile da realizzare con grandi avversari, la Fip su tutti. I proprietari speravano che la mia ultra-ventennale esperienza fosse la garanzia necessaria per portare a termine la storica trasformazione certi che non mi sarei fatto influenzare dagli oppositori del progetto e dai consueti giochi di palazzo che Petrucci, contando sulla rivalità sportiva, ha sempre messo in atto per dividere le società e bloccare ogni iniziativa innovatrice e mantenere così il ruolo preminente all’interno del movimento.

Oggi se un appassionato vuole vedere la pallacanestro in TV deve sottoscrivere diversi abbonamenti, lei ai tempi puntava forte sul progetto TV di Lega. È un qualcosa che secondo lei è ancora possibile o rimarrà un'utopia?

La televisione della Lega era pronta a decollare, un progetto studiato nei minimi dettagli, nato dalle mie precedenti esperienze imprenditoriali. Utilizzando le strutture giornalistiche delle squadre e delle televisioni collegate e quanto tecnicamente già presente in Lega avremmo diffuso giornalmente ore di trasmissione e le partite non vincolate da esclusiva in collaborazione con un network televisivo molto conosciuto con diffusione nazionale. Questo progetto avrebbe garantito visibilità e entrate pubblicitarie molto rilevanti. Ma come sappiamo il mio arresto e le relative dimissioni da Presidente di Lega hanno bloccato questa iniziativa. 
   
Cosa manca al basket italiano per uscire dall'ombra di sport minore? È il settore giovanile la chiave o, viste le recenti schermaglie FIP-GIBA, è una questione di regolamenti per agevolare l'inserimento dei giovani azzurri?  

Nel mio libro evidenzio come la gestione di Petrucci “eterno presidente” della Fip sia stata lacunosa e priva di idee. Petrucci ha sempre affrontato le enormi problematiche del movimento senza una strategia precisa ma sfruttando l’onda emotiva del momento con il colpevole appoggio dei quotidiani sportivi. Basti pensare che è stato Petrucci a togliere l’obbligatorietà dei settori giovanili, nello stesso tempo ha appoggiato le proposte della Giba emanando normative protezionistiche a favore dei giocatori italiani che sono stati pagati molto più di quanto meritassero. Ora cerca di fare marcia indietro, ma come al solito nulla succederà. Il basket sarà sempre sulle spalle dei proprietari che ogni anno pagheranno a caro prezzo la loro passione. Negli ultimi anni circa trenta società professionistiche sono fallite o scomparse, Petrucci mi disse un giorno: “morto un papa se ne fa un altro”, si riferiva alle società scomparse o fallite. Visto lo stato in cui versa il movimento Petrucci dovrebbe interpellare il suo grande consigliere: “il buon Dio mi ha detto di ricandidarmi” e concordare con il “Supremo” un’uscita rapida e dignitosa e lasciare la sua amata poltrona a che davvero vuole il bene del basket.


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