NBA, lotta all'MVP: guarda chi si rivede...con intruso!

All’inizio sembrava una lotta a due (Curry-Durant), adesso invece i riflettori sono tornato sui duellanti dell'anno scorso...con novità

Scritto da Doc. Abbati  | 
Getty Images

All’inizio sembrava una lotta a due (Curry-Durant), adesso invece i riflettori sono tornato sui duellanti dell'anno scorso...con novità

A meno di un mese dalla pausa per l’All Star Weekend, che, insieme alla trade dead line è una sorta di linea di metà stagione, si iniziano i pronostici relativi alla lotta per l’award dell’MVP della Regular Season, riconoscimento sempre molto ambito all’interno del mondo NBA.

Ad inizio stagione…

E mai come in questa stagione c’è molta incertezza, essendoci un notevole numero di giocatori che possono avanzare la loro candidatura. All’inizio della stagione, le prestazioni del duo Stephen Curry & Kevin Durant, viste anche le notevoli partenze sia dei Golden State Warriors che dei Brooklyn Nets, sembravano presagire ad un lungo duello tra i due ex compagni di squadra. Con il nativo di Akron che è sembrato anche leggermente favorito sul prodotto di Texas, avendo iniziato in condizioni fisiche e tecniche vicine, se non addirittura migliori, a quelle delle annate 2015-2016.

Con i Warriors arrivati al miglior record della lega, però, è iniziato una sorta di periodo involutivo per il #30, che se prima è sembrato abbastanza fisiologico all’interno di una stagione da 82 partite, con il passare delle settimane ha sicuramente fatto perdere entusiasmo in chi deve valutare la corsa all’MVP.

Per Durant il problema si chiama, come purtroppo troppo spesso è successo, condizione fisica. A Ottobre, ma soprattutto a Novembre è sembrato poter giocare al 30%, forse, delle sue reali possibilità, ed essere assolutamente decisivo. Poi gli infortuni, suoi e non solo, ed una sorta di crisi tecnica dei Nets, ha rimosso, potremmo dire momentaneamente, Durant dalla lotta per l’MVP.

Così hanno iniziato ad avanzare le loro candidature due ragazzoni che stanno attualmente letteralmente dominando la lega dal ruolo di centro, cosa leggermente anacronistica per la moderna NBA.

Guess who is back?

Ma Nikola Jokic e Joel Embiid sono due centri per stazza e capacità di giocare spalle a canestro, ma due giocatori totali, specie nella metà campo offensiva. Il serbo gioca, oltretutto, in difesa del titolo di miglior giocatore vinto un anno fa. Ha iniziato con le marce basse, con i soliti problemi di forma fisica, eufemismo, che caraterizzano gli inizi di regular season del Joker. Si è anche trovato in una situazione tecnica particolare, con i suoi Denver Nuggets a faticare per infortuni più o meno recenti, alle prese con nuove soluzioni tecniche e con compagni meno abituati al suo stile di gioco. Poi, però, da un mese a questa parte la parola dominante ha spesso fatto rima con Jokic. Ed i Nuggets ne hanno beneficiato, scalando posizioni nella Western Conference. Ed in tanti hanno iniziato a ripensare a lui come ad un possibile back to back MVP.

Sempre che da Philadelphia, Joel Embiid sia d’accordo. Ed anche la stagione del prodotto di Kansas è simile a quella del centro dei Nuggets. Inizio a marce basse, con i Sixers alle prese con tutte le problematiche nate dalla vicenda, a tratti stucchevole, in cui è stato coinvolto Ben Simmons. Non deve essere stato esattamente facile per il ragazzo del Camerun, riuscire a concentrarsi sul gioco, ed infatti inizialmente le sue prestazioni, e quelle dei suoi Sixers, sono andate in parallelo: male. Poi dopo un infortunio che lo ha tenuto fermo per circa due settimane alla fine di Novembre, il suo rientro ha fatto rima anche per lui con la parola usata prima per il #15 dei Nuggets: dominante.

Io non sono un grande amante dei numeri, ma le cifre messe insieme da Embiid da Dicembre fino ai giorni nostri sono semplicemente spettacolari. E tutti a Philadelphia sono saliti sul suo carro, facendosi trascinare dal suo modo di giocare. Attualmente quindi la sfida sembrerebbe tra i due big man sopracitati.

Il terzo incomodo

Ma attenzione a Ja Morant da Memphis. Alla sua miglior stagione della sua, breve carriera NBA, Morant ha rimesso i Grizzlies sulla cartina geografica delle franchigie che contano. Ha inziato da subito a giocare da trascinatore vero, in un gruppo giovane, ben allenato, certamente, ma dove lui è indubbiamente il leader. E da vero leader ha saputo reagire quando, dopo il suo rientro da un infortunio durante il quale i suoi Grizzlies non avevano risentito della sua assenza, si è trovato nella spiacevole situazione di essere criticato dai fans di Memphis per due sconfitte consecutive, in cui aveva giocato male. Ma lì, in quel momento la sua reazione è stata da super stare della lega, non entrando in una sterile polemica, ma dimostrando con i risultati quanto fosse importante per questa franchigia.

Cose importanti quando si deve valutare un MVP in questa lega. Quindi lotta ristretta ad un due più uno? Si. Anche se da Milwaukee via Atene qualcuno con il #34 potrebbe avere idee diverse. Vedremo cosa succederà nei prossimi mesi, dove tutto è possibile.


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