Hard-Drive Team 2018/19: Orlando Magic

Gli Orlando Magic sono fermi da qualche stagione in quella sorta di limbo del vorrei ma non posso, perché proprio non ci riesco. Le stagioni vincenti stanno per diventare un lontano ricordo, ma anche i tentativi di cambiare la china, verso una caduta liberissima, sono falliti inesorabilmente. Aaron Gordon - Orlando MagicVogel, a detta di tanti addetti ai lavori, sembrava potesse essere l’uomo giusto per dare linfa nuova alla franchigia della Florida, ed invece tutto è andato a donnine di facili costumi in poco tempo, vedi il 25-57 con cui si è conclusa la passata regular season. Oltretutto ed in corso d’opera, si è deciso eliminare dal roster tutti quegli elementi che, a discrezione dell’ energico G.M. John Hammond, potessero in qualche modo porsi come ostacolo nel tentativo di rinascita. Ci si è liberati di ingombranti contratti e di altrettanto ingombranti presenze, per mirare ai giovani, con la speranza di trovare qualcosa nelle future free agency. Progetto ambizioso ed anche estremamente complicato, a capo del quale, alla voce head coach, è stato messo Steve Clifford, fresco licenziato dagli Hornets. Le caratteristiche da allenatore di Clifford sono abbastanza conosciute, di sicuro si troverà un gruppo giovane, senza nessun veterano di grande spessore, e dovrà riuscire a dare soprattutto un gioco di squadra a questi ragazzi talentuosi, in alcune figure, ma fondamentalmente troppo presi a dimostrare di essere bravi singolarmente. Dovesse riuscirci sarebbe da mettere nella categoria delle imprese. Clifford dovrà, innanzitutto, in un roster così giovane dare precise gerarchie, specie offensive e di spogliatoio. Al vertice delle quali non può che issarsi Aaron Gordon. Alla sua quinta stagione NBA, dove è cresciuto sempre almeno statisticamente, deve iniziare a dimostrare che tutto il bene che in tanti dicono di lui è presente. La scorsa stagione ha dovuto combattere con qualche infortunio di troppo, in questa dovrà dimostrare di poter diventare un giocatore sopra la media. Il talento per fare un ulteriore salto di qualità c’è. Ed offensivamente parlando il ruolo secondo violino, se non anche il primo ogni tanto, è nelle mani di Evan Fournier. Anche per lui stagioni dove i miglioramenti si sono visti e le statistiche sono lievitate, adesso sarebbe il momento di iniziare a giocare non solo per queste. E questo discorso, ugualissimo, andrebbe fatto anche a Nikola Vucevic. Doppia doppia a partita quasi assicurata, ma se cerchi solo quella tendi a dimenticarti che il basket è uno sport di squadra dove si dovrebbe giocare per vincere. Il montenegrino ha cm, talento e fisico per essere un dei migliori centri della lega, deve ritrovare soprattutto continuità mentale. Anche perché rischia di trovare un rivale in casa, nel ruolo di titolare. Perchè dal draft, con la #6, è arrivato Mohamed Bamba. Fisicità esplosiva, tanta voglia di imparare, intimidazione, rimbalzi, e sta facendo anche un bel lavoro per mettere su chili in questa off season. Personalmente mi sembra uno dei più pronti ad impressionare da subito. E per i Magic sarebbe un’ upgrade notevole. Certo che dovrà essere aiutato, e molto, dal coaching staff perché, come abbiamo detto, alla voce veterani, e di livello, non abbiamo grandi maestri di vita cestistica. D.J. Augustine e Marresse Speights sappiamo tutti che giocatori sono, e pur essendo da anni in questa lega, non brillano per capacità di insegnamento. Uno dei pochi che la scorsa stagione ha lasciato un impressione positiva è Jonathon Simmons. Trascinatore emotivo, giocatore che da sempre tutto quello che ha in campo, dovrebbe ritrovare il suo ruolo da guastatore entrando dalla panchina, cosa che, per il suo modo di interpretare il gioco, è fondamentale. E chissà se Terrence Ross riuscirà a risolvere i suoi problemi con l’infermeria di Orlando, che ha vistato troppo nelle ultime due stagioni. Della sua energia ed anche del suo talento offensivo ce n’è bisogno parecchio. Da Memphis è arrivato Jarell Martin, PF che troverà sicuramente minuti nelle rotazioni, perché è un giocatore che per la voglia che mette piace ai coach. Così come posto nel roster dovrebbero trovare sia Khem Birch che Wesley Iwundu, quanti minuti per due giocatori di tanto fisico e poca tecnica, è difficile prevederlo. Chi potrebbe avere una chance addirittura da titolare è Jerian Grant, l’unico PG nel roster dotato di capacità di regia in campo, che non è mai riuscito a dimostrare il suo reale valore. Dal draft sono arrivati anche Melvin Frazier Jr. e Justin Jackson. Il primo arriva con la forte sponsorizzazione di Mike Dunleavy, il suo coach al college, che lo ha fatto crescere offensivamente, come tiratore dalla distanza. Il secondo ha fisico, ma essendo sotto dimensionato per giocare PF nella NBA dovrà riadattarsi. Due parole su Jonathan Isaac, la scelta #6 dello scorso draft. Stagione da rookie da dimenticare e non solo per il problema fisico che ha avuto, da lui ci si aspetta quest’anno che mostri il suo reale livello cestistico. Sul campo ci si aspetta molto di più da uno con quel fisico, anche perché la lega non ti aspetta, specie se giochi in una franchigia che deve risollevarsi. % Playoffs: 20%- Anche quest’anno sarà una stagione da lacrime e sangue. Il roster ha evidenti carenze strutturali e bisognerà vedere come si cercherà di compensarle. La speranza è che tutti si mettano a disposizione per iniziare un percorso.

Arrivederci a domani con i Chicago Bulls

HARD-DRIVE 30) Phoenix Suns 29) Memphis Grizzlies 28) Atlanta Hawks 27) Dallas Mavericks 26) Orlando Magic

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