Lamar Jackson e Baltimore KO: rabbia ed amarezza
I Ravens cedono a Mahomes&Co, deludono ancora una volta ai playoff rimandando i sogni di gloria all'anno prossimo
I Ravens cedono a Mahomes & Co, deludono ancora una volta ai playoff rimandando i sogni di gloria all'anno prossimo
IL GIORNO DOPO
2-4. Questi sono i due numeri che sono rimbalzati forte nella mattina americana di lunedì, momento dei primi commenti nei talk show più seguiti oltreoceano. 2 come le vittorie e 4 come le sconfitte dei Baltimore Ravens da quando in cabina di regia “siede” Lamar Jackson. La partita con i Chiefs assume i contorni di una disfatta che va al di là del punteggio (10-17 per Kansas City) e rigetta nei dubbi tutta l'ambiente neroviola.
LA DELUSIONE DEL CHAMPIONSHIP
Se è vero che Jackson ha giocato una partita sottotono (come ahimè gli accade quasi sempre nei playoff) è anche vero che lo stesso #8 non è stato assistito dal playcalling dell'OC Todd Monken. Perchè è ancora inspiegabile come il miglior attacco di corse dell'intera NFL in Regular Season abbia deciso di non ricorrere a tale arma durante tutta la partita: sei (!!!) corse chiamate per i due running back, Gus Edwards e Justice Hill, che, sommate alle otto di Jackson (di cui almeno la metà non “chiamate” ma figlie di “fughe” estemporanee) fanno un misero quattordici. Si è deciso, in maniera misteriosa, di puntare esclusivamente sui lanci in una partita che ha visto quindi un trend offensivo dei Ravens sempre uguale a sè stesso; han così avuto buon gioco i Chiefs che non sono dovuti incorrere in particolari aggiustamenti rispetto a quanto visto nel primo drive. Jackson non è un pocket passer: è vero che è molto migliorato in fase di lancio ma dà il meglio di sé quando può minacciare le difese avversarie con le sue corse o con quelle dei suoi running back. Pretendere che si trasformi, di botto rispetto a quanto fatto in tutta la stagione regolare, in Peyton Manning è stato assurdo.
ANSIA DA PRESTAZIONE
A questo aggiungiamo l'assurda serie di penalità causate (alcune per dei personal foul ridicoli), come se i giocatori di Baltimore fossero travolti dall'ansia da prestazione al loro primo AFC Championship in anni. Niente di peggio da fare quando di fronte hai una squadra che di Championship ne gioca in continuazione da un lustro, che è molto disciplinata in tal senso e a cui, soprattutto, non puoi regalare niente.
LA OFF-SEASON
La offseason in Maryland sarà lunghissima ma alcune note positive rimangono: la difesa, che ha tenuto in vita Baltimore fino alla fine, vedrà confermati molti dei suoi protagonisti e se la dirigenza dei Ravens saprà trattenere quel paio di free agent del reparto, il 2024 comincerà sotto la spinta di un settore che, nel bene, ti consente di rimanere in partita anche quando l'attacco stecca.
Jackson è sotto contratto e avrà la possibilità di riposarsi non dovendo recuperare da infortuni (come nelle ultime due stagioni); l'ex Louisville è destinato ad essere messo sotto esame ogni due per tre ma rimane, al di là di come si giudichi il suo modo di "essere" QB, un'arma letale se utilizzata a dovere.
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