City Inside: New York, New York

La Grande Mela riserva sempre grandi storie e tragedie e Knicks-Nets non sono da meno, chi non esce dalle sabbie mobili da anni e chi vede la luce.

Scritto da Doc. Abbati  | 



10 Maggio 1973, 13 Maggio 1976, 25 Giugno 1999. Non stiamo dando dei numeri, o per essere più corretti delle date, a caso. Sono nell’ordine le date, appunto, degli ultimi titoli vinti dai New York Knicks e dai Brooklyn Nets, le prime due, si abbiamo messo anche i Nets del loro primo periodo newyorkese, nella ABA, e dell’ultima apparizione di una squadra della Grande Mela alle Finals.

I calcoli sui vari periodi li faccio volentieri fare a voi, l’aritmetica non mi è mai piaciuta, di certo c’è che è da molto più di una o due, se non tre ere cestistiche che a New York non si vince più. E addirittura non ci si avvicina nemmeno più a sperare di poterlo fare. Onestamente dovrei fare uno sforzo di memoria per ricordarmi quando ad inizio stagione i New York Knicks e gli attuali Brooklyn Nets sono state inserite in un lotto di pseudo favorite per il titolo.
Per essere cattivi, parlando dei Knicks, anche solo per poter ambire ad arrivare alla post season. Perchè è abbastanza chiaro che quando parli delle franchigie di New York in primis devi parlare dei Knicks. Squadra che gode di un seguito incredibile, a livello mediatico, malgrado i risultati tragici ottenuti in questo secolo.

A partire dalla stagione 2000/01 le stagioni chiuse con record positivo sono state quattro, con cinque partecipazioni alla post season e quattro eliminazioni al primo turno. Insomma una tragedia sportiva che se avvenuta da altri parti avrebbe portato a richieste di trasferimento della franchigia, e cose similari. Ma qui siamo a New York, dove tutto è possibile, e dove il Madison Square Garden è affollato da fans iper critici, e diamogli torto, anche quando tutto va male da anni. Il problema è che sembra proprio che al peggio non ci sia mai fine.
Da anni non sembrano esserci idee chiare a livello di management su come risollevare le sorti di una delle franchigie storiche di questa lega.
Si cercano soluzioni che variano dallo sporadico allo schizofrenico, con ricerche di trade immaginifiche della serie montagne che partoriscono topolini, con creazioni di spazi salariali per firmare free agent di elevato livello che alla fine non arrivano, con coach, G.M., presidenti delle operazioni e altro, che vengono presi ed incensati come i risolutori del problema, e licenziati come un altro problema aggiunto.

Insomma siamo al caos più totale. Caos che sembra essere senza fine, e la cosa più evidente di questa situazione è che non si vede come si possa uscire da questa situazione. E se poi al vertice del tutto c’è un governor come James L. Dolan, allora capisci che il dramma cestistico è ben lontano dall’essere risolto. E se Atene piange, Sparta, dall’altra parte di un famoso ponte, sorprendentemente quest’anno non ride. Perchè se nella scorsa stagione i Brooklyn Nets erano stati sorprendenti in maniera positiva, qualificandosi in maniera insperata per i playoffs, giocando una gran bella pallacanestro e uscendo di scena lasciando un’ottima impressione contro i ben più attrezzati Sixers, quest’anno, fino adesso, sono una delle squadre che stanno rendendo molto meno rispetto a quello che ci si aspettava. Soprattutto dopo una off season 2019, dove tra free agency e trade il roster dei Nets sembrava essere uno di quelli usciti maggiormente rinforzati, con gli arrivi dei vari Kyrie Irving, DeAndre Jordan, Taurean Prince, e mettiamoci anche Wilson Chandler. Non contando, per i noti motivi, Kevin Durant, upgrade di discreta entità quando sarà pronto per il rientro. Ed invece questa stagione non sta andando come preventivabile. Certo sono ottavi nella Eastern, in corsa per un posto ai playoffs, ma più per i demeriti delle altre squadre che per meriti propri. Fanno molta fatica a ritrovare quel gioco che aveva entusiasmato tanti al Barclay Center un anno fa. Certo gli infortuni hanno fatto la loro parte, ma questi Nets sono sembrati specchiarsi un una bellezza ancora lontana dal venire. Come se le speranze fossero già diventate certezze, mentre ci sarebbe ancora molto da lavorare per far diventare un roster da ottimo e pretendente a vincente.

Certo che se paragonati ai Knicks, i Brooklyn Nets sembrano di un altro pianeta cestistico, soprattutto alla voce organizzazione ed idee. Intanto perché la fiducia dell’ambiente nei confronti di coach Kenny Atkinson è assoluta e totale, essendo uscito da grande vincitore da due stagioni fortemente perdenti, in cui in tanti volevano la sua testa ritenendolo inadatto al ruolo di head coach nella NBA, facendo giocare una splendida pallacanestro corale nella scorsa stagione, senza avere necessariamente un vero go to guy. Poi Sean Marks nel ruolo di General Manager ha dimostrato di sapersi muovere davvero molto bene come reclutatore, ponendo le basi per un futuro roseo. Ma il futuro roseo deve necessariamente passare anche attraverso un presente solido, ed una stagione negativa potrebbe pesare. Di sicuro il fatto che in questo momento il record combinato delle due franchigie di New York sia 33-62 non suona benissimo.

Ma è decisamente ovvio che allo stato attuale delle cose la franchigia che ha più possibilità di diventare vincente è quella che gioca sulla sponda est dell’East River. Con buona pace di fans dei Knicks, destinati a diventare la seconda squadra di New York, e non sarebbe un’eresia cestistica. Il futuro da queste parti è bianco e nero.


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