Tributo a Danilo Gallinari

Il gallo ha detto basta. Via social l'ex Denver ha comunicato l'addio dal parquet dopo 20 stagioni di cui 16 in NBA

Scritto da FMB  | 

Il gallo ha detto basta. Via social l'ex Denver ha comunicato l'addio dal parquet dopo 20 stagioni di cui 16 in NBA

«Con il cuore pieno di gratitudine annuncio il mio ritiro dalla carriera che ho sempre sognato. Una carriera costruita con duro lavoro, sacrifici, vittorie, sconfitte, compagni di squadra diventati fratelli, la guida dei miei allenatori e, naturalmente, la famiglia e gli amici che mi hanno accompagnato in ogni momento. È stato un viaggio incredibile, ricco di innumerevoli ricordi che porterò con me per il resto della mia vita».
Si apre così il messaggio social di Danilo Gallinari nell’annunciare il suo ritiro dalla pallacanestro. Vent’anni di carriera, 16 in NBA (6ª scelta assoluta al Draft 2008), con l’ultima stagione giocata a Porto Rico con i Vaqueros, conquistando – da protagonista – il titolo nazionale, il suo primo e unico in una carriera in cui la malasorte troppe volte si è abbattuta sul talento di Sant’Angelo Lodigiano.

La maledetta estate del 2022: la fotografia della sua carriera

Ci sono tante fotografie iconiche della carriera del “Gallo”, molte delle quali lo hanno visto vestire la maglia azzurra: dalla leggendaria prestazione contro la Germania nella fase a gironi di EuroBasket 2015 a quella drammatica dell’estate 2022, forse la più simbolica. È l’estate in cui Danilo vuole vincere il titolo NBA e firma con i Boston Celtics, ma è anche l’estate in cui l’Italbasket di Pozzecco deve battere la Georgia per mettere un piede ai Mondiali. Gallinari poteva rinunciare per preservarsi in vista della stagione; invece viene a Brescia e gioca, dimostrando il suo incondizionato amore per l’azzurro. Un amore che però gli costa caro: Gallinari è decisivo, come sempre, ma si infortuna al ginocchio (crociato), dicendo addio alla stagione NBA… in cui i Celtics raggiungono le Finals. Straziante.

Senz’ombra di dubbio

È il punto di non ritorno della sua carriera. Nel tossico mondo dei social Gallinari è quello che “ha sempre scelto il contratto all’ambizione”: una patetica narrativa di fronte a quello che, senz’ombra di dubbio, è stato, per talento e tecnica, il più forte giocatore italiano di sempre. Potente, elegante, astuto, cinico, totale sui due lati del campo ed estroverso con i suoi canestri inventati dal nulla, capaci di far impazzire tifosi e avversari. Gallinari ha sempre lottato per vincere, soprattutto per la maglia azzurra; si è rialzato dove molti si sarebbero arresi ed è andato avanti anche quando il fisico non lo sosteneva più, perché il fuoco non si spegne nell’animo di un agonista. Danilo è stato padrone del suo destino, pragmatico nelle sue decisioni e forte contro le avversità che troppe volte gli hanno messo i bastoni tra le ruote nei momenti migliori. Certo, che bello sarebbe stato rivederlo un’ultima volta con la maglia dell’Olimpia Milano, che ha tatuata sul corpo; vederlo, magari, come Melli, alzare il Tricolore davanti a quei tifosi che lo hanno sempre amato e aspettato (in vano).
Forse questo è l’unico rammarico di un uomo che saluta il basket con il sorriso, con una vittoria e con un ultimo valzer in azzurro, il suo grande amore.

In NBA 16 stagioni da apripista sfortunato

Da Milano alla Grande Mela: nel draft NBA del 2008 Gallinari esce dall'ombra del padre, che proprio con l'Olimpia tutto aveva vinto in Italia. Se n'è andato in NBA, una scelta tutt'altro che convenzionale: molto prima dei vari Antetokounmpo, Doncic e Wembanyama, dove ora gli europei fanno scuola. Più che altro, negli Stati Uniti i fan erano ancora scottati da Darko Milicic, giocatori arrivati dal Vecchio Continente con la promessa di diventare grandi ma che mai lo sono stati. Nonostante ciò, Gallinari è stato scelto alla 8 dai New York Knicks: poca pressione, insomma, in un anno da rookie caratterizzato da un problema alla schiena. È proprio quel dannato fisico che troppe volte lo ha tradito. Arrivato a Denver nell'inverno del 2011 nello scambio che portò Carmelo Anthony ai Knicks, “Gallo” è diventato immediatamente un protagonista. Le sue doti realizzative non passano inosservate, pur nell'allora periferico Colorado. Per alcuni il 2012/13 è addirittura da All-Star, ma è alla fine dell'anno che la sua carriera prende la prima brutta storta. Il crociato del ginocchio sinistro fa “crac”: un anno e mezzo di stop e Gallinari, lanciato ad una carriera da protagonista, probabilmente non torna più lo stesso. Nell'estate del 2017, un errore decisionale: scommettere sui Los Angeles Clippers con un contratto triennale, quando la seconda squadra losangelina era in fase calante. Il tutto è risultato nella trade del 2019 agli Oklahoma City Thunder insieme ad un certo Shai-Gilgeous Alexander in cambio di Paul George, che non ha avuto certo più fortuna in California. 

Dopo OKC, ecco che arriva Atlanta: insieme a Trae Young, Gallinari mette a servizio della franchigia della Georgia la sua esperienza come realizzatore ed aiuta gli Hawks a raggiungere le finali della Eastern Conference. Ormai veterano, Gallinari ai Boston Celtics in rampa di lancio sembrava essere una scelta ponderata: tutto sommato, l'azzurro ha sbagliato solo di un anno. La sola stagione di “Gallo” ai Celtics nemmeno inizia: il ginocchio fa ancora “crac” proprio prima dell'Europeo in casa, nella sua Milano che lo ha ammirato da bambino e che non lo ha più rivisto. La sua carriera in NBA è finita un anno dopo girovagando per varie squadre, per poi trovare il primo titolo della carriera (da protagonista) a Porto Rico. È proprio strano il basket. Se la carriera di Gallinari, almeno nei numeri, potrebbe non sembrare di grande impatto, l'azzurro ha svolto il ruolo da apripista sia per lo stile di gioco che per la provenienza europea, aprendo (in piccola parte) la strada a coloro che adesso sono il volto della NBA.

 


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