Denver Nuggets campioni NBA 2023: storia di un'impresa partita da lontano

I Denver Nuggets sono campioni NBA: una bella storia, partita con un serbo finito nella cittadina tra le montagne del Colorado.

Scritto da Valentino Aggio  | 
ANSA

I Denver Nuggets sono campioni NBA: una bella storia, partita con un serbo finito nella cittadina tra le montagne del Colorado.

I Denver Nuggets sono, finalmente, campioni NBA. Ce n'è voluto per la “piccola” città del Colorado, che vanta una squadra professionistica di pallacanestro da ben 56 stagioni. Denver torna così finalmente a festeggiare un successo in uno dei maggiori sport americani, dopo quello dei Denver Broncos in NFL al Superbowl 50 (2015) nell'ultima stagione del leggendario Peyton Manning. I Nuggets raggiungono così i compagni del football americano nell'Olimpo dello sport, mentre rimangono i Colorado Rockies (MLB) come unica franchigia della città a non vincere un titolo. I Nuggets, nonostante una storia invidiabile, non sono mai stati al centro della mappa NBA fino agli ultimi anni, dall'arrivo di Nikola Jokic. È un titolo partito da molto lontano: ripercorriamo la sua storia. 

La favola del mercato piccolo 

Possiamo definire questi Denver Nuggets come una squadra atipica per come è stata costruita nel tempo, quasi paragonabili ai Milwaukee Bucks 2021 per certi aspetti. Denver è una città che si trova in Colorado, uno stato montuoso nel pieno centro degli Stati Uniti. La città, che è anche capitale dello Stato, si trova a 1500 metri sul livello del mare e conta solo poco più di 700000 abitanti. Un po' perché è una città nel bel mezzo delle montagne, un po' perché è piuttosto piccola, Denver non ha mai rappresentato un mercato papabile sia per sponsor che per Free-Agent di livello. Infatti, i Nuggets hanno sempre dovuto coltivare i propri talenti “in casa”, affidandosi alla professionalità dei propri scout e del front-office.

La genesi di questi Denver Nuggets

È il 26 Giugno del 2014, il giorno del Draft NBA: una notte che può cambiare le vite di moltissime persone, giocatori e famiglie. Se Andrew Wiggins viene chiamato alla #1 dai Cleveland Cavaliers, dobbiamo spostarci al secondo giro, quando ormai il Barclays Center di Brooklyn si sta svuotando perché i nomi migliori sono già stati chiamati. Rimane quindi uno schermo televisivo e, proprio durante una pubblicità del “Quesarito”, uno dei prodotti di punta della catena Taco Bell, i Denver Nuggets scelgono un certo Nikola Jokic alla #41. Un altro lungo europeo, presumibilmente per fare da riserva all'allora titolare Jusuf Nurkic. In poco tempo il serbo si è preso il posto da titolare nei confronti del bosniaco e fin da subito le sue doti da passatore sono venute alla luce.

Una stagione dopo, la 2015/16, arriva in Colorado il coach Mike Malone, che subentra a Brian Shaw e Melvin Hunt, capaci di vincere solo 30 partite nella stagione NBA 2014/15. Malone arrivava da un'esperienza decennale come assistente per varie franchigie in NBA, prima che i Sacramento Kings gli dessero una possibilità per il 2013/14. Poco da fare, dato che nelle 106 partite con i californiani Malone ne vinse solamente 36.

Gli arrivi di Jamal Murray e Michael Porter Jr.

Senza fare i playoff dal lontano 2012/13, i Denver Nuggets hanno avuto un buon numero di scelte al primo giro. Nel 2015, alla #7, i Nuggets scelgono Emmanuel Mudiay, un playmaker che poco farà in NBA per le sue scarse qualità al tiro. Un anno dopo, nel 2016, Denver sceglie Jamal Murray sempre con la scelta #7: è indubbiamente un rischio, dato che anche Murray è un giocatore simile a Mudiay, ma è anche un ottimo tiratore. Murray si prende velocemente il posto da titolare, costringendo la dirigenza a spedire Mudiay ai New York Knicks poco dopo aver perso il posto in quintetto.

Nel frattempo, Denver diventa una squadra quantomeno competitiva in una Western Conference davvero spietata. Il record di 46-36 nella stagione 2017/18 non basta ai Nuggets per qualificarsi ai playoff, ma dimostra che la strada scelta è quella giusta. Proprio alla fine di quella stagione, nella notte del draft NBA 2018, Denver fa un'altra grandissima presa, questa volta in maniera alquanto inaspettata. Dall'università di Missouri arriva Michael Porter Jr, un giocatore che è stato a lungo considerato tra i migliori della propria classe, ma i suoi problemi alla schiena lo hanno fatto scivolare fino alla #14. Con un roster già abbastanza competitivo, Denver si è sentita di prendere un rischio, dato che gli infortuni alla schiena di Porter Jr. lo accompagneranno anche in NBA. Infatti, il rookie salta tutta la stagione 2018/19.

Il ritorno ai playoff e l'avventura nella Bolla di Orlando

Il duo Jokic-Murray comincia finalmente a dare i suoi frutti proprio nel 2018/19. La loro giovinezza, unita all'esperienza di giocatori come Paul Millsap aiuta i ragazzi di coach Malone a qualificarsi ai playoff NBA dopo ben cinque stagioni con il secondo miglior record di Conference. Al primo turno i Nuggets affrontano i San Antonio Spurs: la serie va per le lunghe, ma Denver la spunta per 4-3. Proprio in Gara7 finiscono le speranze dei bianco-blu, che escono per mano dei Portland Trail Blazers. Comunque è una stagione più che positiva, dato che Denver non vinceva una serie playoff da ben 10 anni, quando raggiunsero le Western Conference Finals nella stagione 2008/09.

Gara7 caratterizza anche la stagione 2019/20 dei Denver Nuggets, giocata nella Bolla di Orlando dopo l'esplosione della pandemia di Coronavirus. Al primo turno Denver elimina gli Utah Jazz, facendo lo stesso anche contro i Los Angeles Clippers. L'avventura dei Nuggets finisce alle Western Conference Finals, dove vengono spazzati via dai Los Angeles Lakers, poi campioni. Proprio in Florida sboccia finalmente Jamal Murray: nella Bolla il #27 mette a segno 24.4 punti, 4.8 rimbalzi e 6.3 assist di media, elevandolo definitivamente a una stella.

Mai sani

Ora che i Nuggets sono finalmente una vera e propria contender, il nucleo a disposizione di coach Malone si sgretola tra il 2020/21 ed il 2021/22. Dopo aver aggiunto un pezzo fondamentale come Aaron Gordon alla Trade Deadline del 2021, che nel famoso draft 2014 era la scelta #4, Denver era finalmente pronta per l'assalto al titolo. Nemmeno due mesi dopo Jamal Murray si rompe il crociato, saltando il finale di stagione e tutta la successiva. Sorte simile per Michael Porter Jr, che dopo il rinnovo da 172 milioni di dollari si ferma per operarsi alla schiena: è il terzo intervento per un ragazzo di appena 22 anni. Rimasto da solo, Nikola Jokic ha fatto il possibile nei playoff: il due volte MVP della Lega ha tentato di contrastare le armate della Western Conference, ma senza successo. I Nuggets vengono eliminati rispettivamente al secondo e al primo turno di playoff in queste due stagioni.

Un 2022/23 da dominatori

Dopo due annate da buttare, Denver ha deciso di fare un ultimo tentativo con i giocatori cresciuti in casa, finalmente tutti sani. I Nuggets hanno affrontato la stagione regolare 2022/23 senza alcun tipo di intoppo, chiudendo al primo posto. Gli unici dubbi andando verso i playoff riguardavano l'andamento di Murray: dopo un infortunio così grave, il rendimento del #27 non era scontato, ma si era comunque comportato bene durante le precedenti 82 partite. Nel primo turno i Nuggets passeggiano sui Minnesota Timberwolves per 4-1, con Jokic che umilia un centro del calibro di Rudy Gobert. Gli unici a dare dei grattacapi ai giocatori del Colorado sono stati i Phoenix Suns, capaci di arrivare sul 2-2 per poi crollare in Gara6 a causa dell'infortunio di Chris Paul. In finale di Conference arriva un comodo sweep ai danni dei Los Angeles Lakers, per poi arrivare alle prime NBA Finals di franchigia contro la sorpresa dei Miami Heat.

Jokic si conferma un giocatore assolutamente dominante anche nel palcoscenico più importante, coronando così dei playoff che rimarranno nella storia. Il dominio imposto dal serbo ricorda quello di LeBron James negli anni di Miami e Cleveland, ma senza tutto il suo atletismo: Jokic è un giocatore fin troppo intelligente e altruista, che mette la squadra prima delle proprie statistiche. Nonostante la resistenza di una buona Miami, capace di vincere Gara2 alla Ball Arena di Denver, nelle cinque partite di finale si è vista la grande differenza di roster tra le due compagini. Oltre ai soliti quattro già nominati (Jokic, Murray, Porter Jr. e Gordon), Denver ha potuto fare affidamento su un'ottima panchina formata dai vari Kentavious Caldwell-Pope, Jeff Green ed il rookie Christian Braun.

Tutto questo si traduce nel primo Larry O' Brien Trophy alzato dalla franchigia in una postseason che ha visto i Denver Nuggets perdere solo quattro partite. Sono i playoff più dominanti visti dai tempi dei Golden State Warriors. Un cammino che non ha praticamente visto rivali: una squadra sicura di sé e dei propri mezzi, capace di fare gruppo e di capire chi deve salire in cattedra al momento giusto. Come ha detto Nikola Jokic in conferenza stampa dopo la vittoria del titolo (e del titolo di MVP delle Finals): “Il lavoro qui è finito, è ora di tornare a casa”.


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