Denver Nuggets: Un sogno che si sta avverando!!

Con un Nikola Jokic in corsa per il 3°MVP e un roster niente male, i Denver Nuggets sembrano fare sul serio. Andiamo a vedere meglio la situazione.

Scritto da Giovanni Marino  | 
Getty Images

Con un Nikola Jokic in corsa per il 3°MVP e un roster niente male, i Denver Nuggets sembrano fare sul serio. Andiamo a vedere meglio la situazione.

Siamo giunti oramai a metà stagione e più, e questi Denver Nuggets quest’anno stanno facendo veramente sul serio.
È giusto quindi consacrarli, facendoci un esame di coscienza e dire che questi Denver Nuggets del Colorado non sono più una sorpresa, bensì una super contender pronta a lottare fino all’ultimo per accaparrarsi il titolo NBA, che in Colorado non è ancora arrivato.

Andiamo a vedere meglio come stanno andando.

La prima parte di stagione:

Grandissimo periodo di forma per i Denver Nuggets in questa stagione di NBA. Il team di coach Malone si sta mantenendo in vetta alla classifica della Western Conference, con 34 vittorie e 16 sconfitte.
Dietro a loro a dare del filo da torcere sono i Memphis Grizzlies e sorprendentemente, vista la loro stagione impressionante fino ad oggi, i Sacramento Kings.
L’aria fredda del Colorado è oggi più elettrizzante del solito, grazie alle sensazioni che si respirano nel fortino della Ball Arena, dove i Denver Nuggets 2022/23 stanno facendo gioire e sognare i propri tifosi: un nuovo trionfo dopo quello degli Avalanche in NHL l’anno scorso comincia così a prendere corpo! 
Dalla trasferta di Portland di inizio dicembre, la squadra di Michael Malone ha messo di fatto il turbo e ha iniziato a prevalere sugli avversari, mantenendo ad oggi il secondo miglior record della lega, dietro solo ai Boston Celtics di Jayson Tatum & company. Dopo tantissime stagioni positive che li ha visti aggirarsi sempre intorno alle 44/48 vittorie, è però in quella attuale che si vivono le migliori vibes, e i motivi prevalenti sono due. In primis la Western Conference sembra meno competitiva che in passato, dato che i Lakers non fanno più paura, Golden State è ancora in un lungo rodaggio specialmente on the road e Doncic è tuttora troppo solo. Lo spauracchio principale sono perciò i grizzlies di Memphis, ancora giovanissimi ma anche sfacciati e sicuri di sé nonostante l’età; i nuovissimi Sacramento Kings di Coach Mike Brown che, consci delle proprie capacità, stanno facendo proprio bene e infine i New Orleans Pelicans di Zion, Ingram e McCollum.
L’altra ragione per sognare è la cattiva sorte che finora sta risparmiando Jamal Murray e soprattutto Michael Porter Jr, assoldati assieme ad Aaron Gordon, sostituto di Jerami Grant, per formare un Big Three di “riserva” all’inarrestabile Nikola Jokic, semplicemente l’uomo più decisivo di tutta l’NBA. I dolorosi addii a Morris e Barton fanno quindi meno male e il contributo offensivo dei nuovi Brown e Caldwell-Pope, unito alla crescita di Hyland, sono ottimi segnali. Nei nuovi gameplan di Malone il 2 volte MVP europeo è il centro di qualunque possesso offensivo, e la diminuzione della sua media punti a favore di assistenze e migliori percentuali certifica quanto la sua regia "all around" venga sfruttata dall’allenatore per coinvolgere e facilitare le soluzioni dal campo sue e del resto della squadra.
Potrebbe questa scelta di Malone derivare da un Murray forse ancora fisicamente non ancora del tutto apposto, troppo spesso attaccato e attratto dal pallone nonché sempre avvezzo a turnover e in calo statistico nelle percentual: 19.1 punti, 4.1 rimbalzi e 6 assist a partita. L’esplosione definitiva di Porter Jr inoltre è ancora un lontano sogno, e un corpo martoriato dagli infortuni non ne assevera un’affidabilità certa. Vero, le sue medie da fuori sono sempre una garanzia, al pari degli utili 16.5 punti, 6 rimbalzi e 1 assist di media a partita, ma ciò che il ragazzo, prodotto di Missouri, ha nel suo DNA cestistico lo dovrebbe ergere ad alter ego di Jokic e alternativa primaria alle azioni col serbo in post.
Restano la fisicità e le garanzie difensive di Aaron Gordon, 17 punti, 7 rimbalzi e 3 assist di media a partita a concludere le caratteristiche dei Big Four su cui si è puntato e sui quali già si erano affidate le speranze da titolo due anni fa, prima che l’eccezionale Murray di allora si rompesse il crociato.
La difesa è appena fuori dalla top-10 per rendimento, ma con un attacco così bilanciato basta e avanza: attorno al totem Jokic ci sono infatti altri sei giocatori in doppia cifra di media, tra cui quelli già citati prima,ci sono anche i 10.7 punti di Bruce Brown che si sta rivelando persino migliore di quello che avrebbero potuto sperare i Nuggets firmandolo quest’estate. Bones Hyland, poi, al netto dei problemi difensivi porta in dote una doppia cifra abbondante dalla panchina in poco più di 20 minuti a disposizione,12.3 punti, 2 rimbalzi e 3 assist; Kentavious Caldwell-Pope è, numeri alla mano, uno dei più mortiferi tiratori della lega: 47% dal campo e da 3, con 11.6 punti, 3 rimbalzi e 2 assist di media a partita. 
Questo significa che i Nuggets non sono solamente Jokic, anche se è chiaro che un giocatore del suo calibro ha un peso enorme sui loro destini.

Jokic Dominante.

Il serbo va detto, è un ragazzo umile, non sborone come altri giocatori che sono passati negli anni all'interno della lega migliore al mondo. 
Anche lui stesso lo ha detto poche settimane fa: “Non gioco per i record o per le triple doppie. Ma magari quando sarò più grande potrò vantarmene coi miei bambini di che giocatore ero”, ha poi aggiunto alla domanda sul possibile terzo MVP: “Non ho mai inseguito quel riconoscimento, ma quando lo si raggiunge è normale essere felici. Questo premio non è mai stato nei miei pensieri quindi potrebbe essere per questo che quando ne parlo non sono euforico”, un giocatore quindi che non gioca per andare in prima pagina, bensì un giocatore a cui piace giocare a pallacanestro, ed è forse proprio per questo che sta sfornando queste prestazioni da ormai 4 o 5 stagioni e che gli sono valse diversi premi, tra cui gli ultimi 2 MVP.
Quest'anno non è da meno il serbo, il campione europeo ad oggi viaggia alla bellezza di 25 punti, 11 rimbalzi e 9.9 assist, insomma una tripla doppia di media a partita. Jokic quindi si prende tutta la scena a Denver, persino quando prende i rimbalzi e corre in transizione con quell’iconica e goffa falcata animalesca ma infermabile, conclusa quasi sempre al ferro o in assistenza vincente. Oltre all’infinita classe in dote al serbo, la sua dominanza qui in Colorado si nota soprattutto nelle statistiche sugli screen, grazie alle quali Denver segna con più del 50% di probabilità.
Michael Malone anche quest’anno pratica perciò un attacco ragionato basato sui possessi in post up (sono i primi NBA) col serbo protagonista.
Parlare di terzo MVP non solo non è utopistico ma sacrosanto, dato che nessun’altra star incide così totalmente sia nell’Off Rtg (118.5) che sulla classifica della propria squadra. 

Possibili movimenti nel mercato:

Nonostante l'avvio buonissimo di questa stagione però qualcosa alla dirigenza Nuggets non piace e infatti si sta mettendo al lavoro già da qualche settimana nel mercato NBA per trovare qualche innesto giusto che possa dare quella certezza, già secondo me esistente, di fare bene e andare avanti nei playoff.
Il lungo di riserva Naz Reid, di Minnesota, rappresenta uno degli aspetti maggiormente positivi. Prestazioni solide, anche quando ha dovuto sostituire i titolari. Non solo una difesa di discreto livello, ma anche la capacità offensiva di mettere palla per terra (nonostante la taglia) e tirare da tre punti. Il motivo per cui Denver vuole prenderlo è evidente: nei minuti senza Nikola Jokic in campo, i Nuggets registrano un Net Rating pesantemente negativo (-10.3), causato in buona parte dall’assenza di un backup affidabile. Denver troverebbe in Reid proprio quel tassello mancante.
Attenzione però perchè su di lui ci sono anche i Clippers.
Uno dei movimenti che però pare essere possibile negli ultimi giorni, è l'uscita di Bones Nyland da Denver, il che causerebbe molti problemi alla squadra del Colorado per l'apporto che il giocatore ha dato in questa metà stagione e che potrebbe dare nella prossima. Il motivo pare essere oltre ai frequenti scontri con coach Malone, il fatto che i dirigenti stanno valutando se cedere adesso Hyland prima che il suo rinnovo di contratto (è in scadenza del suo contratto da rookie nel 2025, ma può estendere già nel 2024) diventi troppo pesante per una squadra che ha già diversi accordi di un certo rilievo, avvicinando il monte salari alla soglia della luxury tax. A questo si aggiunge il fatto che Bruce Brown sta giocando talmente bene da pensare di non esercitare la player option da 6.9 milioni di dollari prevista per il prossimo anno, cercando un accordo migliore in free agency (anche rimanendo agli stessi Nuggets), rendendo quindi necessario il sacrificio di Hyland per far tornare i conti.


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