Nel periodo del dominio Celtics soltanto due squadre guidate da due fenomeni seppero dire NO allo strapotere biancoverde. Stagione 1957/58: Bob Pettit ed i Saint Louis Hawks.

Eravamo rimasti al 13 Aprile 1957, al primo trionfo dei Boston Celtics di
Red Auerbach,
Bill Russell,
Bob Cousy & Company. Per come era arrivato, per lo stradominio che una coppia di rookie, Russell e
Tom Heinshon, aveva dimostrato poter mettere in campo in tanti avevano pronosticato un periodo di monologo della franchigia del Massachussets.
Intanto qualcosa di non necessariamente cestistico, in quella estate del 1957, si stava muovendo.
Fred Zollner, proprietario dei
Fort Wayne Pistons, per tutta la stagione 1957/58 aveva rilasciato numerose interviste in cui aveva manifestato l'intenzione di lasciare la piccola Fort Wayne in Indiana per muoversi verso altri lidi. Troppi pochi spettatori, troppo poco interesse a detta sua e, soprattutto, della vera mente della proprietà della franchigia, la sorella Janet. La scelta nell'Agosto di quell'anno, cadde su Detroit per due motivi. Il primo il fatto che venne proposto come impianto di gioco l'
Olympia Stadium, casa dei
Detroit Red Wings della
NHL, e capace di tenere fino a 15.000 spettatori. Il secondo perché spostandosi a Detroit la franchigia avrebbe potuto mantenere il nome Pistons, essendo la città del Michigan, all'epoca quinta per popolazione residente di tutti gli USA, la “residenza” di tutte le case automobilistiche. Lo spostamento in questa sede, decisamente redditizio e importante anche per la NBA, fece felice
Maurice Podoloff, che aveva da sempre in mente una lega viva e attiva nelle grandi città. Precedentemente anche un'altra franchigia aveva chiesto ed ottenuto dal Commissioner di cambiare sede.
Lester Harrison proprietario dei
Rochester Royals, viste le ultime annate negative della squadra, con conseguente calo di interesse da parte dei fans, aveva deciso ad Aprile di spostare la franchigia a Cincinnati. Fondamentale per questa decisione la presenza nel roster di due giocatori stelle di università dell'Ohio,
Jack Twyman e
Dave Piontek.
Immaginiamo che Podoloff fece delle capriole dalla gioia. La
NBA si espandeva sempre di più in mercati decisamente ricchi ed unici. Praticamente tutte le franchige NBA erano adesso dislocate in grandi città tranne i
Syracuse Nationals.

E grandi città volevano dire maggiore visibilità in televisione e possibilità di attirare, oltre agli sponsor, anche investitori in grado di creare, se possibile, nuove franchigie, specie nel lontanissimo ovest, verso le coste del Pacifico. Intanto si doveva pensare a questa stagione. Ed il 22 Ottobre a Saint Louis gli Hawks ricevevano i campioni in carica Boston Celtics per la prima palla a due della stagione, in un remake delle ultime finals.
La stagione regolare prevedeva, ancora una volta, 72 partite per franchigia, con le prime tre per ogni Division qualificate ai playoff. Ad est i Boston Celtics imposero la propria legge. E non solo ad est. Auerbach aveva creato un'allegra e gioiosa macchina da guerra cestistica, con il duo Russell-Cousy su tutti. Il #6 sembrava in grado di recuperare ogni rimbalzo, 22,6 a sera in quella stagione, e di stoppare ogni tiro tentato verso il canestro biancoverde, Cousy dirigeva con abilità mai vista fino allora in un playmaker gli incredibili attaccanti in maglia Celtics, da Tom Heinshon a
Bill Sharman fino a
Arnie Risen e
Frank Ramsey. Solo Syracuse, nella Eastern Division, sembrava poter infastidire il loro dominio, grazie al solito
Dolph Schayes, che il 12 Gennaio 1958 sorpasserà
George Mikan come top scorer assoluto della lega, al paisà
Larry Costello, uno che attualmente verrebbe definito una combo guard, ed a
Red Kerr, un centro che aveva riportato Schayes nella sua posizione originaria di ala grande.
I Celtics chiusero la stagione con un record di 49-23, con otto partite di vantaggio sui
Nats.
Al terzo posto i
Warriors, guidati dal solito
Paul Arizin, che però vide calare sia la media punti, 20,8 ppg, mai così bassa fino a quella stagione, che soprattutto la percentuale dal campo. Con lui il duo
Johnston-Gola più il rookie
Woody Sauldsberry che, scelto con il numero 60 al draft, finirà con vincere il premio di Rookie Of The Year, risultando, nella storia della lega, come il vincitore di quel premio scelto con la chiamata più alta al draft.
Anche nella Western Division una sola squadra su tutte i Saint Louis Hawks. Guidati dal solito Bob Pettit, 24,6 ppg conditi da oltre 17 rimbalzi con il 41% dal campo ed MVP dell'All Star Game, la squadra di coach
Alex Hannum vinse 41 partite, chiudendo al primo posto ad ovest. Saint Louis giocava un basket moderno e veloce grazie anche a
Cliff Hagan,
Ed Macauley ed il veterano
Slater Martin. Sembravano gli unici in grado di impensierire, ma nient'altro di più, i Boston Celtics.
Certo ad Ovest c'era un problema, perché Pistons e Royals, nelle nuove sedi, ottennero il secondo e terzo posto con il medesimo record, ma perdente, 33-39. In entrambe le franchigie si misero in

luce, però, incredibili individualità. A Detroit l'ala piccola
George Yardley giocò una stagione incredibile, segnando 2001 punti, primo giocatore a superare nella storia i 2000 punti a stagione. Vinse la classifica dei realizzatori con oltre 27 di media. A Rochester il duo
Twyman-Maurice Stokes fece cose incredibili. Solo che il resto della franchigia non era esattamente all'altezza delle aspettative. Purtroppo per tutta la storia della NBA un amaro destino attendeva alla fine di quella stagione Maurice Stokes. Vi suggeriamo di leggere la puntata a lui dedicata nella rubrica “Curiosità dal passato”.
I playoff videro le due squadre ampiamente pronosticate da tutti avanzare senza problemi verso le attesissime finals. Tutti davano gli Hawks come vittime abbastanza predestinate. Ma Pettit aveva altre intenzioni e gli Hawks si portarono sul 2-1. Ed in quella gara 3 accadde l'episodio che, secondo molti, cambiò il destino di quelle finals. Bill Russell nel tentativo di stoppare un tiro di Cliff Hagan, cadde male infortunandosi seriamente alla caviglia. Non tornò più in campo in quella serie. Serie che sembrò girare incredibilmente verso il Missouri, ma in gara 4 l'orgoglio Celtics ebbe il sopravvento, con il duo Heinshon-Risen capaci di limitare Pettit a soli 12 punti, e vittoria per 109-98. Al
Boston Garden in gara 5 Pettit però si prese la sua rivincita, segnò 33 punti, con 25 rimbalzi, con in aggiunta il canestro decisivo per il 102-100 Hawks finale. Gara 6 a Saint Louis fu incredibile. I Celtics non avevano intenzione di abdicare così facilmente, ed il duo Sharman-Heinshon combinò per 49 punti con una prestazione incredibile. Solo che dall'altra parte c'era un uomo in missione. Alla fine del terzo quarto Bob Pettit aveva segnato 31 punti. Nell'ultimo decisivo periodo sui 32 Hawks il
nativo di Baton Rouge ne aggiunse 19, degli ultimi 21, con il canestro decisivo, in tap in, che a 15 secondi dalla fine fissò il punteggio sul 110-107. A nulla valse il canestro di Remsay, che fissò il 110-109 finale.
Gli Hawks avevano vinto il titolo.
In pochi ci avrebbero scommesso, ma un uomo come Pettit meritava di vincere un anello. Ed anche Auerbach si dimostrò avversario e uomo incredibile, nella vittoria come nella sconfitta. A chi gli chiese se l'assenza di Russell fosse stata decisva il coach degli sconfitti Celtics rispose: “ Tutti possono cercare delle scuse, noi abbiamo perso e questo è quello che conta.” Quella finals risultarono le più viste in televisione della storia, ancora giovane, della lega. Bob Pettit ce l'aveva fatta, ma i Celtics avevano costruito qualcosa ancora una volta.
Arrivederci alla prossima puntata.
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