Da cosa devono ripartire i Denver Nuggets?

Dopo la sconfitta subita per mano dei Phoenix Suns, i Denver Nuggets preparano il prossimo assalto all'anello, ecco da dove ripartiranno.

Scritto da Valentino Aggio  | 
Dustin Bradford / Getty Images

Dopo la sconfitta subita per mano dei Phoenix Suns, i Denver Nuggets preparano il prossimo assalto all'anello, ecco da dove ripartiranno.

Nelle ultime stagioni la crescita dei Denver Nuggets è stata quasi ineguagliabile all'interno della NBA. La franchigia del Colorado ha costruito una squadra davvero solida nel corso del tempo, raggiungendo il proprio apice negli scorsi playoff, quando ha raggiunto le finali di conference. Quello dello scorso anno è il miglior risultato ottenuto da Mile High City, che è ritornata a questi livelli per la prima volta dalla stagione 2008/09, capitanata da un giovane Carmelo Anthony. Prima ancora della stagione appena menzionata, la prima volta che un piccolo mercato come Denver ha raggiunto un traguardo del genere è stato nella lontana stagione 1984/85. I carnefici dei Nuggets sono sempre stati i Los Angeles Lakers, che anche quest'anno partivano con i favori del pronostico nonostante una stagione regolare piena di infortuni. 

Una volta che i Phoenix Suns hanno eliminato i campioni in carica, agli occhi di molti la serie contro Chris Paul e compagni sembrava una formalità per Denver. Così non è stato, anzi: un sonoro sweep ha interrotto la cavalcata dei ragazzi di coach Malone, in quelli che sono i playoff più pazzi degli ultimi anni. Vediamo quindi da dove dovranno ripartire i Nuggets per preparare la prossima stagione, alla ricerca del tanto ambito anello.

Nikola Jokic

Scontatissimo, da chi vuoi ripartire se non dal fresco MVP? La stagione di Nikola Jokic è stata a dir poco fenomenale e si è pienamente meritato il premio di miglior giocatore. Questo porta alla conclusione di un ciclo iniziato lo scorso anno, dopo l'interruzione a causa del Covid-19. Jokic ha sempre avuto un talento sconfinato, ma è sempre mancato un impegno costante, sia in campo che nella cura del proprio fisico. La trasformazione che ha fatto il serbo in qualche mese è stata incredibile e lo ha portato a perdere svariati chili di massa grassa. Con un fisico presentabile, i risultati si sono visti anche sul parquet: l'agilità è migliorata, così come l'impegno nella fase difensiva. Ora il centro dei Nuggets è un difensore rispettabile, che può difendere anche più ruoli all'occorrenza. 

Michael Porter Junior

Finalmente sta sbocciando anche il talento di Michael Porter Junior. L'ala proveniente da Missouri era il maggior prospetto a livello universitario solo qualche anno fa, dominante in tutti i sensi. Purtroppo si sono presentati i problemi alla schiena, che lo hanno costretto a saltare molte partite sia al college che nelle prime battute di carriera professionistica. Senza sorprese MPJ è scivolato alla chiamata numero 14 del draft NBA, preso proprio dai Denver Nuggets. La dirigenza ci vede lungo sul classe '98, che solo nel suo secondo anno nella lega ha già dimostrato grandi cose. Su tutte la prestanza fisica: Porter ha giocato ben 61 partite in questa stagione ridotta , ben più delle 55 nell'anno da rookie. Le cifre sono migliorate e non poco: dai 9.3 punti e 4.7 rimbalzi della prima annata il 23enne ha raggiunto i 19 punti e 7.3 rimbalzi di media a partita. Queste statistiche lo hanno messo nella conversazione per il premio di Most Improved Player (MIP), vinto poi da Julius Randle. La crescita in un solo anno è strepitosa e tra qualche anno potremmo parlare di Michael Porter Junior come uno dei migliori giocatori di questa lega.
 
Consapevolezza 

Qui non si parlerà di un singolo, ma del collettivo: i Denver Nuggets sono una grande franchigia. L'unica cosa che ha fermato la loro corsa al titolo quest'anno è stata la sfortuna. Con Jamal Murray in campo probabilmente le cose sarebbero andate diversamente, essendo la guardia il secondo violino della squadra. I giocatori ci sono, vista la presa di Aaron Gordon a stagione in corso, così come la dirigenza. Non è facile costruire una squadra competitiva quando non si ha il fascino di una città come New York o Los Angeles: Denver ci è riuscita tramite il draft e la valorizzazione di giocatori del secondo giro o addirittura undrafted, come PJ Dozier e Monte Morris. Sappiamo bene che per vincere un titolo non basta solo la squadra, ma spesso anche una buona dose di fortuna a livelli così alti, ma senza dubbio Dnever ha tutte le carte in regola per giocarsela nei prossimi anni. 


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