Russell Westbrook & Kyrie Irving: come sono andate le prime settimane?

L’impatto di Westbrook e Irving nelle prime partite nelle loro rispettive squadre non è stato buono come previsto. Andiamo a vedere meglio.

Scritto da Giovanni Marino  | 

L’impatto di Westbrook e Irving nelle prime partite nelle loro rispettive squadre non è stato buono come previsto. Andiamo a vedere meglio.

Kyrie Irving 

Uno dei movimenti più eclatanti in questa NBA 2023 Trade Deadline è stato l'accordo in cui i Dallas Mavericks hanno acquisito Kyrie Irving dai Brooklyn Nets. Dallas ha ceduto Dorian Finney-Smith, Spencer Dinwiddie, una scelta del primo giro non protetta del 2029 e due scelte del secondo giro per ottenere il playmaker così tanto desiderato. È stato fatto nel tentativo di circondare Luka Doncic con nuovi giocatori di alta qualità offensiva, e per come detto dalla dirigenza texana: “dare un aiuto in più al giocatore sloveno”.

Dopo un mese, e pochi giorni in più, la squadra texana e Irving si trovano al 6° posto con un record di 36 vittorie e 35 sconfitte,  ma quando in campo c’è l’ex stella dei Cavaliers la squadra di Mark Cuban ha un record di solamente 6 vittorie e 7 sconfitte compresa quella cruciale della notte a L.A contro i Lakers con Kai da 38 punti al rientro dopo 3 gare di assenza. Andiamo quindi a vedere meglio il perché di questo povero record.

Attacco discreto anche senza Doncic

L'attacco dei Mavericks ha fatto esattamente quello che ci si aspetterebbe da una squadra con Doncic e Irving: segnare molti punti. Da quando è arrivato Irving, i Mavericks hanno avuto il quinto miglior attacco della lega, con un rating offensivo di 124.0 punti. Un risultato maiuscolo e su cui lavorare per proseguire lungo quella che ovviamente è diventata la filosofia di squadra: fare un canestro in più degli avversari.
Portare Irving avrebbe dovuto alleviare parte del carico di lavoro offensivo per Doncic quando i due condividevano il parquet, e dare ai Mavericks qualcuno che potesse capitanare la nave quando la guardia slovena sedeva in panchina. Da questi due conti, ha funzionato alla grande per Dallas, e si può benissimo prendere spunto alla partita in cui Doncic e Irving hanno messo entrambi 40 punti contro una squadra come i 76ers.

Difesa in difficoltà come previsto

Scambiare il proprio miglior difensore perimetrale per aggiungere un giocatore che non fa certo un buon lavoro nella propria metà campo il suo punto di forza, non poteva che portare a un riscontro negativo su tutta la squadra. Ecco spiegato il modesto record raccolto nonostante i buoni risultati portati a livello offensivo, con Dallas che lascia tirare con il 51.5% dal campo agli avversari (in netta crescita rispetto al 48% prima che arrivasse Irving) e coach Kidd che non riesce a sviluppare un piano di gioco in grado di difendere l’area e proteggere il ferro. I Mavericks soffrono tanto, ma l’idea di concedere tanti canestri da sotto può rendere vano lo sforzo fatto in attacco: i texani si trovano penultimi nella classifica per rimbalzi catturati, sotto di un margine di 6.2 rimbalzi di media a partita nelle partite giocate nell’ultimo mese. Non solo: Dallas concede 58.5 punti di media nel pitturato, le uniche speranze sono il ritorno di Maxi Kleber, con cui si spera di invertire un trend in parte atteso, ma non con questa portata.

Russell Westbrook

Ci è voluto del tempo, ma Russell Westbrook ha finalmente iniziato a trovare un certo successo con i Los Angeles Clippers. 
Westbrook è un vero giocatore di squadra per i Clippers, e la sua capacità di farlo è qualcosa che sia Kawhi Leonard e Paul George stanno apprezzando. L'esperimento di Russell con i Clippers è iniziato malissimo, con una partenza 0-5, ma da allora si è trasformata in una striscia vincente di quattro partite. Ci è voluto del tempo, ma Westbrook sembra avere ritrovato quel ritmo vincente e grintoso che ha sempre avuto, ma che ai Lakers era solamente svanito.

Il rendimento in attacco

Westbrook ha avuto una media di 13.3 punti e 7.5 assist in 29.5 minuti nelle sue prime partite con i Clippers. I suoi tiri da 3 punti (26.1%) e i suoi turnover (4.0 a partita) continuano ad essere sotto la media, ma ha cercato soprattutto di smistare palla verso Leonard e George. Sta girando con il 50.6% dal campo, in aumento dal poverissimo 41.7% con cui girava ai Lakers all'inizio di questa stagione.
I Clippers erano in fondo alla classifica per efficienza offensiva, infatti si trovavano nelle ultime 10 squadre, entrando nel break All-Star. Ora invece si classificano alla 12esima posizione in efficienza offensiva da quando hanno aggiunto il prodotto di UCLA. Hanno un rating di 117 punti quando Westbrook è dentro al parquet, mentre un misero rating di 109 punti quando l’ex MVP è in panchina. Insomma sembra che Westbrook si stia ritrovando, ma le case giornalistiche americane sono sempre in agguato per puntargli il dito quando i Clippers perderanno.

Le solite “condanne”

All'inizio di questo esperimento le cose non sono partite con il piede giusto, e i fan e le testate giornalistiche si sono accanite subito contro il giocatore ex Lakers, ribadendo il fatto che non fosse un giocatore tanto forte e che i Clippers avevano fatto la cavolata più grande ad acquisirlo tramite il buy out.
In effetti è vero l'esperimento non è partito bene, anzi ha avuto una disastrosa partenza, ma si sa le cose migliori avvengono dopo aver sbagliato, forse, chi lo sa, i giocatori si stavano solo conoscendo e il bello deve ancora avvenire.
I Clippers dopo 5 sconfitte consecutive si sono rifatti vincendone 4 e i playoff sembrano sempre più vicini.  

 


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