NBA, il primo mese di Victor Wembanyama e della classe Draft 2023

Ripercorriamo insieme le prime partite del baby fenomeno dei San Antonio Spurs e degli altri colleghi al primo anno

La stagione 2023/24 di NBA è iniziata da poco più un mese. Uno dei temi più interessanti di queste prime partite è il debutto di Victor Wembanyama, il nuovo fenomeno mondiale della pallacanestro. L'impatto con il basket a stelle e strisce è stato buono, aspettando il prosieguo della stagione.

Un inizio di stagione più che buono 

Ci ha messo qualche partita la prima scelta assoluta all'ultimo Draft NBA ad adattarsi al gioco NBA. Dopo qualche prestazione non esaltante, è rimasta negli occhi di tutti la prestazione da 38 punti e 10 rimbalzi contro i molto più quotati Phoenix Suns di Kevin Durant. I numeri parlano chiaro: 18.8 punti, 9.5 rimbalzi e 2.5  assist di media a partita nelle prime 15 partite stagionali. Chiaramente il #1 dei San Antonio Spurs ha ancora parecchi limiti a livello di gioco, ma è nel posto giusto per colmare le sue lacune tecniche. Senza pressioni, il francese può prendersi tutte le libertà delle quali ha bisogno. Le prestazioni sono ottime, ma rimane da vedere come Wembanyama arriverà alla fine dell'anno: il famoso rookie wall è dietro l'angolo. Vero, arrivando dall'Europa, Wembanyama è abituato a giocare più partite rispetto ai prospetti NCAA. Nonostante ciò, il ritmo che impone la NBA è una cosa alla quale non ci si può preparare. Rimane una lotta a due per il titolo di Rookie Of the Year con Chet Holmgren, giocatore degli Oklahoma City Thunder al secondo anno nella Lega ma il primo nel quale gioca.

San Antonio Spurs: non c'è fretta

I San Antonio Spurs sono una delle franchigie con più storia in NBA, specie nel ventennio tra gli anni ‘90 e i 2010. Ora è chiaro che la franchigia del Texas non sia di certo una delle superpotenze NBA, nonostante stia crescendo dei giovani di buone speranze. Ora il record è di 3-12 per la squadra guidata dall’esperto Gregg Popovich: di certo gli Spurs non potranno lottare per i playoff, almeno nel breve periodo. Per lo sviluppo dei giocatori giovani è importante non avere fretta, cosa che di certo non sembrano avere gli Spurs. Giocare senza pressione è una cosa fondamentale per dei giocatori giovani: il rischio di “bruciarsi” nel giro di qualche stagione è altissimo, ma sicuramente la dirigenza a San Antonio ha fatto i propri conti. 

Gli altri rookie: Scoot Henderson, dove sei?

Ne approfittiamo per fare un piccolo recap degli altri debuttanti in NBA. Certo, come scritto in precedenza questo non è il momento della stagione adatto nel quale valutare le prestazioni dei rookie, tendenzialmente destinate a calare con il passare dei mesi e delle partite. Nonostante ciò, è inevitabile parlare delle prestazioni della 3ª scelta assoluta: Scoot Henderson dei Portland Trail Blazers. Con la partenza di Damian Lillard verso Milwaukee i Blazers hanno avuto modo di dare spazio ai propri giovani talentuosi. Questo non ha funzionato con Henderson: nonostante un piccolo infortunio, il classe 2004 non ha di certo brillato alle prime uscite nella Lega. Ora come ora sono 8.8 i punti di media da parte del #00 di Portland, numeri di certo non incoraggianti.

Decisamente meglio Brandon Miller, 2ª scelta assoluta in forza agli Charlotte Hornets. Miller al momento sta viaggiando a 13.7 punti di media a partita, aggiungendo anche delle percentuali rispettabili. Sorprendente è il rendimento di Ausar Thompson, 5ª scelta assoluta dei Detroit Pistons: certo, la squadra è tutt'altro che competitiva, ma i suoi numeri sono di tutto rispetto. Gli 11.3 punti sono un buon dato (a discapito delle percentuali), ma ciò che salta all'occhio sono i 10.1 rimbalzi e le 1.7 stoppate di media a partita: numeri per nulla banali se si parla di un'ala piccola. Bene anche Jordan Hawkins dei New Orleans Pelicans (14ª scelta, 13 punti di media) e Jaime Jaquez Jr. dei Miami Heat (18ª scelta, 10.5 punti di media)