The Final Shot, il documentario su Tony Parker: la recensione

È uscito da ormai due giorni su Netflix il documentario incentrato sulla carriera e sulla vita di Tony Parker, qui la nostra recensione

Scritto da FMB  | 

È uscito da ormai due giorni su Netflix il documentario incentrato sulla carriera e sulla vita di Tony Parker, qui la nostra recensione

Due giorni fa sulla piattaforma Netflix è uscito il documentario sulla carriera di Tony Parker, "The Final Shot", un giocatore su cui non tutti avrebbero scommesso agli inizi NBA ma che poi è diventato un giocatore fondamentale/importante nella storia sia dei San Antonio Spurs che della pallacanestro mondiale.

All’interno del docufilm vengono svelati dei curiosi retroscena sulla carriera del playmaker francese, il cast è di quelli a 5 stelle perché oltre ai soliti noti della famiglia Spurs (c'è anche l'Ammiraglio!) ci sono figure da tutto il mondo: i connazionali Zinédine Zidane, Thierry Henry, Teddy Riner e Killian Mbappe, c'è LeBron James e addirittura figure illustri della politica come Nicolas Sarkozy e Barack Obama.

Tra i suoi ex avversari però spicca su tutti l'intervento di Kobe Bryant: il "Black Mamba" rilascia senza dubbio l'intercvista più bella ed originale nella quale ammette di aver avuto un debole per gioco e la mentalità di Tony. Bryant da agonista e poliglotta quale è racconta che arrivò ad imparare qualche frase in francese per stuzzicare il rivale durante le gare contro gli Spurs, alimentando così una rivalità già forte di suo ed aggiungendo con ironia:

Sono Kobe Bryant e ho giocato contro Tony per anni. Anni e anni e anni. Per colpa sua ho smesso di vincere titoli NBA. Ho cercato di odiare i ragazzi contro cui ho giocato, ma non ci sono mai riuscito. Era davvero un bravo ragazzo, anche se ti fotteva in campo. Perché lo stava facendo educatamente

La mentalità vincente di Tony e la sua continua voglia di leadership, sia in Nazionale e agli Spurs, sono alla base di questo documentario. Tony spiega l’impegno messo durante tutta la sua carriera per arrivare dove arrivato, sia in campo sia fuori, il continuo guardare al futuro che ha avuto nella fondazione dell'accademia a Lione, "Tony Parker Adéquat Academy", il suo apice. Parker ha fondato l'academia per aiutare i giovani in quelle difficoltà che anche lui ha vissuto in gioventù.

Difficoltà che il francese affrontò anche in campo nei suoi primi mesi da PRO alla corte di coach Gregg Popovich: rimproveri pesanti e continui come la pressione messa dalla leggenda neroargento, cambi punitivi al primo errore. Coach Popovich che nel parlare proprio degli inizi del francese sotto la sua guida non ha utilizzato mezzi termini (come sempre):

La prima volta che l'ho visto giocare, l'ho trovato un po' stupido in campo. Non era abbastanza forte. Dopo un po' di pratica ha dimostrato che avevo torto.

Chiaramente non poteva mancare lo spazio ai suoi compagni di avventura con i quali ha composto un trio leggendario, i "Tri Amigios", Tim Duncan & Manu Ginobili. Anche il caraibico, come il suo allenatore, destava molti dubbi sul rendimento di Tony agli inizi:

Tony non sembrava pronto, sembrava un ragazzino gracile. Ad essere onesti, non ci aspettavamo molto da lui.

Tony Parker si è ritirato due anni fa, la sua ultima squadra sono stati i Charlotte Hornets di Micheal Jordan il quale, in maniera, concisa ha ringraziato Tony ma non solo per il contributo in campo

Sono fortunato a conoscerlo e ad essere suo amico

 


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