NBA Finals 2023, analisi dopo le prime due gare (1-1)

La serie tra Heat e Nuggets si sposta a South Beach sul punteggio di 1-1: analizziamo le chiavi in attesa di Gara3.

Scritto da Valentino Aggio  | 
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La serie tra Heat e Nuggets si sposta a South Beach sul punteggio di 1-1: analizziamo le chiavi in attesa di Gara3.

🏆 NBA FINALS 2023 🏆

Le prime due partite della NBA Finals 2023 alla Ball Arena di Denver sono giunte al termine, con la serie tra Miami Heat e Denver Nuggets in parità sul 1-1. I padroni di casa hanno vinto la prima partita nella loro storia alle finali, salvo poi non riuscire a ripetersi in Gara2. Miami è quindi riuscita nell'impresa di vincere una partita in Colorado, dove i Nuggets non perdevano dal 30 Marzo. Ora la serie si sposta a South Beach, ma nella pausa tra Gara2 e Gara3 andiamo ad analizzare che cosa è successo nei primi due appuntamenti di queste NBA Finals.

Nikola Jokic: non sono i punti, ma gli assist 

La prima cosa che salta all'occhio tra Gara1 e Gara2 è come Nikola Jokic abbia giocato le due partite casalinghe. Al debutto nelle NBA Finals il serbo, fin qui miglior giocatore dei playoff, ha giocato come sempre. Il #15 dei Nuggets si è confermato la macchina da tripla-doppia che conosciamo, mettendo a segno ben 27 punti, 10 rimbalzi e 14 assist. Per quanto questi numeri siano incredibili, ci siamo abituati a vederli negli ultimi mesi da parte di Jokic. In Gara2, persa da Denver, Jokic ha messo a segno un'altra partita da urlo: 41 punti, 11 rimbalzi ma solo 4 assist. Una statistica alquanto insolita per il centro di Denver, che in questi playoff ha saputo mettere a segno di media 10.5 assist a partita. Qui è il dato interessante: quando Jokic non passa la palla, Denver ne risente terribilmente. È qui che risiede tutto il talento di coach Spoelstra, che ha preparato Gara2 in modo che Jokic avesse tutte le linee di passaggio chiuse. Il serbo si è dovuto così affidare al suo grande talento realizzativo, ma si è messo in ritmo solo lui per i Nuggets. Certo, non è giusto fare di tutta l'erba un fascio, ma il resto dei Nuggets ha tirato 23/47 dal campo in Gara2 contro il 32/67 di Gara1. Il resto della squadra ha preso ben 20 tiri in meno, mentre Jokic ha avuto un salto di ben 16 conclusioni tentate tra la prima e la seconda partita. 

 Miami ed il tiro da tre punti, aspettando Jimmy…

Lo si era già detto nella preview di queste NBA Finals: se gli Heat vogliono avere qualche speranza di alzare il Larry O'Brien Trophy devono tirare tanto e bene da tre punti, come successo con Boston. Miami ha tirato col 34.4% da tre punti in stagione regolare, 36.3% nei primi due turni di playoff e con il 43.4% di squadra nelle Eastern Conference Finals. Una statistica che parla da sola ed è una grande chiave nel successo di Miami contro i Celtics. In Gara1 delle NBA Finals 2023, che ha visto Miami perdere, gli Heat hanno tirato 13/39 da tre punti (che vale il 33.3%). Miami, nella prima sfida alle Finals, è tornata a delle cifre “normali”. Come abbiamo visto, il tiro dall'arco è compito del gruppo degli undrafted, che sembravano aver raggiunto il loro picco proprio nella serie precedente. Max Strus ha avuto una partita da incubo: 0/9 da tre punti, ma lo stesso discorso vale anche per Duncan Robinson (1/5 dall'arco). La musica è cambiata in Gara2, dove Miami ha tirato col 48.6% (17/35) dall'arco: i tentativi sono rimasti pressoché invariati, ma la franchigia della Florida ha segnato tanto coi piedi oltre l'arco. Questo genere di partita si avvicina molto più a quelle giocate contro Boston: Strus ha segnato 4 triple (4/10), mentre Gabe Vincent ha continuato il proprio buon lavoro con un solido 4/6 dalla distanza. Questa è l'ennesima prova che il rendimento di Miami dipende pesantemente dalla serata al tiro dei propri tiratori

Miami è stata in grado di portarsi a casa almeno una partita alla Ball Arena di Denver, ma un protagonista non ha ancora timbrato il cartellino in queste NBA Finals: Jimmy Butler. La faccia di questi Heat ha avuto due partite piuttosto rognose, merito anche del lavoro egregio svolto da Aaron Gordon difensivamente durante tutta questa postseason. Butler in queste prime due partite ha messo a segno “solo” 13 e 21 punti. È chiaro: buona parte del lavoro che fa Butler nel creare un vantaggio per i propri compagni, sia con che senza la palla, non viene messo in luce dalle statistiche. Nonostante ciò, in molti si aspettavano che il #22 di Miami buttasse fin da subito la serie sul puro agonismo, un fondamentale nel quale lui eccelle. Invece, i primi due atti delle NBA Finals 2023 ci hanno consegnato un Butler sornione, in attesa di azzannare la partita giusta non appena ne avrà l'occasione. L'ex Philadelphia, come si può vedere dai social di Basketball-Evolution, è uscito dalla Ball Arena con un sorriso e con una tranquillità che dovrebbero incutere terrore a coach Malone ed il suo staff

La Heat Culture

Molto spesso negli sport americani si sente utilizzare la parola “culture”, specialmente all'interno di contesti vincenti. Con questo termine si intende un'abitudine a vincere, una vera e propria mentalità vincente che contraddistingue certe organizzazioni da altre. Questo è assolutamente il caso dei Miami Heat, che hanno alle proprie spalle un passato importante, oltre che due personaggi carismatici come Erik Spoelstra e Pat Riley dietro le quinte. Già, perché molto spesso il successo parte dai piani alti di una franchigia, poi si traduce nei giocatori e nel loro comportamento sul parquet. La Heat Culture è proprio questo: quella fame, quella voglia di partire da una situazione svantaggiosa e superare ogni difficoltà per arrivare alla vittoria. In queste situazioni, quando il livello è talmente alto e tutto si gioca sui minimi dettagli, spesso l'aspetto mentale può avere la meglio. Gli Heat lo sanno bene, in quanto hanno “vinto” per ben due volte l'ultimo quarto di gioco, in entrambe le partite disputate finora. In Gara1 Miami ha vinto l'ultimo parziale di gioco con un rotondo 30-20, il miglior dato offensivo nella partita degli ospiti. In Gara2 Miami è addirittura arrivata sul 36-25. Miami ha quella rabbia e quella cattiveria in più che viene fuori nei momenti cruciali, lo ha confermato Spoelstra stesso. 

“Nell'ultimo quarto i miei ragazzi amano competere, non vedono l'ora che arrivi il momento della verità. Vogliamo essere in grado di affrontare le avversità e superarle: ciò ci rende più forti”. 


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