NBA, i 10 punti del mese di Dicembre (2021)

Analizziamo insieme gli spunti più interessanti del mese NBA appena concluso: il Covid-19 è tornato da padrone.

Scritto da Valentino Aggio  | 

Analizziamo insieme gli spunti più interessanti del mese NBA appena concluso: il Covid-19 è tornato da padrone.

NBA

Covid-19: ha senso continuare la stagione?

Il mese di Dicembre ha visto il ritorno del Covid-19 in pianta stabile: la nuova variante Omicron ha colpito moltissimi giocatori e membri dello staff di ogni franchigia NBA, in misure diverse. Sono sorte più polemiche nel corso degli ultimi 30 giorni, con il massimo di giocatori nel Health and Safety Protocols arrivato a ben 104. A tal proposito ha parlato il commisioner Adam Silver ai microfoni di ESPN nel giorno di Natale (articolo che puoi trovare QUI): la NBA infatti sta facendo di tutto per evitare di fermare la stagione, ma già molte partite sono state posticipate. Franchigie come i Chicago Bulls, Brooklyn Nets e Toronto Raptors hanno infatti perso ben tre partite nell'arco dell'ultimo mese. In particolare, Draymond Green dei Golden State Warriors si è espresso su questa situazione in occasione del rinvio della partita contro i Denver Nuggets del 31 Dicembre: “Come si fa a cancellare partite quando ci sono delle regole per evitare che questo accada? Questo è un vantaggio per l'altra squadra! Abbiamo affrontato Denver due giorni fa ed abbiamo perso: non eravamo al completo, ora che non lo sono loro dobbiamo cancellare la partita? Non è giusto! Quando recupereremo la partita loro saranno al massimo delle proprie abilità, ma noi non lo eravamo affatto. Il recupero aggiungerà probabilmente un altro back-to-back al nostro calendario e questo sarà un altro vantaggio per i Nuggets."

Chi non muore si rivede: i 10-day-contract

Con la moltitudine di giocatori attualmente fuori squadra, le franchigie sono state costrette a firmare giocatori con contratti da dieci giorni: ma che giocatori! Sono stati resuscitati giocatori del calibro di Lance Stephenson, Isaiah Thomas, Darren Collison, addirittura il 40enne Joe Johnson, ma soprattutto Super Nintendo Mario Chalmers! Questi sono solo alcuni degli oltre 540 giocatori che sono entrati in campo nel corso della stagione, un record assoluto NBA, e siamo solo a Dicembre. Per quanto possa essere affascinante vedere Iso-Joe in campo con i Celtics, senza dubbio questo non aiuta la chimica di squadra. Un esempio lampante è la dichiarazione fatta da Greg Monroe, firmato con un contratto decadale dai Minnesota Timberwolves. Il lungo alla prima partita NBA dopo due anni ha dichiarato: “Sono contento per la vittoria sui Boston Celtics: Jaylen Nowell ha giocato una gran partita stasera, ma non ho idea di chi sia!

EASTERN CONFERENCE

Chicago Bulls: si fa sul serio

Con un record di 9-2 nel mese di Dicembre i Chicago Bulls volano in vetta alla Eastern Conference, cosa che mancava dai tempi di Derrick Rose. Già nell'analisi della Free-Agency avevo individuato i Bulls come vincitori dell'estate, ma non pensavo potessero fare così! DeMar DeRozan è il faro della Windy City in questa striscia attiva di 7 successi consecutivi, con tanto di due vittorie sulla sirena in back-to-back da parte del numero #11 contro Indiana e Washington. DeRozan sta viaggiando a medie da MVP ed è ben aiutato da Zach LaVine e Nikola Vucevic. In assenza di Lonzo Ball si sta comportando bene anche Coby White, spedito in G-League all'inizio dell'anno. Insomma, questi Bulls fanno davvero paura, ma rimane sempre il punto interrogativo sulla panchina: fatto sta che nessuno vorrebbe incontrarli ai playoff.

Brooklyn Nets: ecco Kyrie Irving, ma per quanto?

È tornato Kyrie Irving, ma facciamo chiarezza: i Brooklyn Nets hanno richiamato uno dei big three, che sappiamo bene non essere vaccinato contro il Covid-19.  I Nets, che sono al secondo posto ad Est, hanno sofferto molto i protocolli nell'ultimo mese, proprio come i Bulls. Avere in panchina una delle migliori cinque Point Guard della Lega ha di certo fatto riflettere Steve Nash, che ha deciso di richiamare Irving anche se solo per le partite in trasferta. Irving sarà infatti disponibile a partire dal 5 Gennaio, quando i Nets voleranno a Indianapolis per giocare contro i Pacers. Alla fine, il problema di Irving non è quello di non avere il vaccino, bensì non avere il vaccino a New York: l'ex Celtics fa parte del 3% dei giocatori non vaccinati nella lega. La grande incognita è una sola: per quanto sarà così? Questa ondata di contagi prima o poi finirà, dato che adesso circa il 70% dei giocatori ha la dose booster. Kyrie diventerà quindi solo un giocatore part-time? Se Brooklyn avesse il fattore campo, Irving non ci sarebbe in un'eventuale Gara7. Di certo c'è molta curiosità su questo ritorno. 

Cleveland Cavaliers: l'infortunio di Ricky Rubio ed il valzer dei playmaker

Torniamo per il secondo mese consecutivo a parlare dei Cleveland Cavaliers in questa rubrica: se a Novembre abbiamo parlato dei lunghi, questa volta parliamo dei piccoli. Ricky Rubio, metronomo e leader di questi Cavs sorprendentemente al quinto posto nonostante una serie aperta di 3 sconfitte, si è rotto il legamento crociato del ginocchio destro. Con Collin Sexton fuori per tutta la stagione causa problemi al ginocchio ed attualmente Darius Garland nei protocolli Covid, i Cavs sono andati al riparo acquisendo dai Lakers Rajon Rondo in cambio di Denzel Valentine, che verrà tagliato. Il veterano due volte campione NBA serve per dare profondità al reparto, specialmente in questo periodo. In assenza di Garland nelle ultime due partite è partito titolare Kevin Pangos, fuggito in estate dallo Zenit per seguire il sogno NBA: il canadese ha totalizzato una media di 5 punti e 5 assist in 24 minuti di utilizzo nelle ultime due uscite. Se Pangos dovesse migliorare il proprio rendimento a breve, troverebbe spazio oltreoceano allontanando le sirene CSKA e Olimpia Milano che lo rivorrebbero in Europa. 

New York Knicks: le due facce di Kemba Walker

Nella Big Apple non se la stanno certo passando bene: i New York Knicks si trovano attualmente al 10° posto di conference con un record negativo. Julius Randle non sembra quello dell'anno scorso ed i nuovi acquisti non hanno ingranato, proprio come Kemba Walker. Il playmaker newyorkese arrivato in estate dai Celtics voleva riscattarsi tra il pubblico di casa in questa stagione. Inutile dire che le cose non sono andate per il verso giusto: dopo solo un mese di utilizzo coach Tom Thibodeau ha escluso il #8 dalle rotazioni in favore di Alec Burks a seguito di più prestazioni deludenti. Nella seconda metà di Dicembre, complici l'infortunio di Derrick Rose (out almeno due mesi) ed i casi Covid, Kemba è tornato in campo nella sconfitta contro Boston mettendo a segno 29 punti. Da lì un'escalation che ha portato Walker a segnare 44 punti, 9 rimbalzi, 8 assist contro i Wizards e a salvare il Natale contro gli Hawks grazie alla tripla doppia da 10/10/12. Kemba non sarebbe di certo il primo ad avere un exploit in maglia Knicks (vedi Linsanity), ma il vero potenziale dell'ex Hornets probabilmente sta nel mezzo tra quello odierno e quello di inizio stagione.

WESTERN CONFERENCE

Serve il record di triple a Stephen Curry?

Il 14 Dicembre scorso Stephen Curry ha sorpassato Ray Allen diventando il miglior realizzatore da tre punti della storia NBA. La domanda mi sorge spontanea: Curry era considerabile già da prima il miglior tiratore della storia oppure questo record lo ha legittimato come tale? Piccola opinione personale: per come Steph ha cambiato il gioco negli ultimi anni e per il fatto che ci ha messo la metà delle partite rispetto ai predecessori, Curry è senza subbio il miglior tiratore di sempre. Sappiamo anche che in America sono fissati con i numeri ed i record. Ciò che mi ha sorpreso di più è il fatto che Curry dopo la tripla del sorpasso fosse sollevato: questo è stato confermato anche dalle sue dichiarazioni nel post-gara.

Ma…gli Utah Jazz?

Gli Utah Jazz sono da sempre una squadra della quale si interessano in pochi, aldilà dei risultati sul campo. Non è eccezione quest'anno, ma i Jazz al momento hanno il terzo record della lega dietro solo a Warriors e Suns. I ragazzi di coach Quin Snyder hanno il miglior attacco in NBA guidati dal solito Donovan Mitchell, che sta viaggiando a oltre 25 punti di media. Il contorno per l'ex Louisville è di altissimo livello: Rudy Gobert, Mike Conley ma soprattutto Bojan Bogdanovic, che sta tirando con il 42.5% da tre punti su oltre 6 tentativi a partita. Anche la panchina è di assoluto livello, con il Sixth Man of the Year in carica Jordan Clarckson che sta giocando su buoni livelli: Rudy Gay e Hassan Whiteside completano una squadra molto profonda. L'obbiettivo è quello di migliorare il risultato ottenuto lo scorso anno e di accedere alle finali di conference. 

I problemi dei Los Angeles Lakers

Sapevo che prima o poi questo momento sarebbe arrivato: i cari vecchi Los Angeles Lakers. Ho preferito non parlare di loro a Novembre, dato che era ancora presto, ma ora è il momento. Il record di 6-8 nel mese di Dicembre spiega già tutto, considerando soprattutto come sta giocando LeBron James. King James è alla sua quarta miglior stagione realizzativa in carriera, ma nonostante ciò il record dei Lakers è perdente. Molti dei problemi sono legati al roster: non ci sono abbastanza tiratori. In assenza di Anthony Davis la spaziatura salta, rendendo l'attacco dei giallo-viola molto prevedibile. L'altro grande problema è di certo Russell Westbrook, che sta giocando una delle stagioni peggiori in carriera. Ora si aspetta la trade deadline per vedere le mosse di LeGM.

Il record degli Oklahoma City Thunder

Abbiamo parlato prima di record, ma questo tipo di primato non è voluto da molti. il 2 Dicembre al FedEx Forum gli Oklahoma City Thunder hanno perso contro i Memphis Grizzlies per 152-79, un nuovo record assoluto NBA. I 73 punti di scarto battono il precedente record detenuto ex aequo da Cleveland Cavaliers - Miami Heat (1991) 148-80 (+68) e Dallas Mavericks - Charlotte Hornets (2021) 127-59 (+68). Dopo questa figuraccia, in molti hanno attaccato il GM Sam Presti, definitio da alcuni incapace di svolgere il proprio lavoro. I Thunder sono in pieno rebuilding attorno a Shai Gilgeous-Alexander, assente peraltro contro Memphis, quindi sconfitte del genere possono assolutamente capitare. Forse è anche bene ricordare che fu proprio Presti a selezionare Kevin Durant, Russell Westbrook e James Harden nel giro di soli tre anni. 


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