Road to Super Bowl 56: il ritratto di Matthew Stafford

Primo anno a Los Angeles e l'ex Lions ha dimostrato di essere un QB d'elitè dopo anni a soffrire a Detroit.

Scritto da Fabio Gabrielli  | 
Getty Images

Primo anno a Los Angeles e l'ex Lions ha dimostrato di essere un QB d'elitè dopo anni a soffrire a Detroit. 

Ok qui rischiamo l'emotività più spinta. Chiariamo subito la cosa: Matthew Stafford è il mio giocatore preferito (da tifoso Lions) e vederlo in vetta alla NFL (seppure con i Rams) è veramente un gran piacere. Detto da che parte virerò a livello di tifo domenica sera passiamo ad un'analisi del personaggio.

Gli inizi 

Uscito da Georgia con la pick #1 del Draft 2008 (dopo la storica stagione perfettamente oscena di Detroit, uno 0-16 indimenticabile), il ragazzino texano ha subito fatto vedere di che pasta era fatto. Yards su yards macinate, giocate incredibili con Calvin Johnson e una serie di rimonte epiche che han sempre movimentato le domeniche degli appassionati dei colori blu honolulu. Ho parlato di rimonte non a caso. Negli anni di Stafford, Detroit non ha mai dato l'impressione di poter "dominare" la concorrenza trovandosi spesso nella condizione di dover, appunto, "rimontare", nonostante, specie negli anni di Jim Caldwell come coach, il roster fosse più che buono.

Le responsabilità dei mancati successi dei Lions nell'era Stafford sono sicuramente da attribuire, almeno in parte, anche allo stesso quarterback anche se, la costante disfunzionalità della franchigia del Michigan a livello di draft e organizzazione, ha svolto un ruolo fondamentale nei non successi dei Lions. 13 anni a Detroit e solo tre presenze ai playoff con tre immediate sconfitte. Si potrà recriminare sull'occasione persa a Dallas nel 2015 (con l'aiuto arbitrale ad aiutare i Cowboys nelle concitate fasi finali del match di Wild Card) quando i Lions erano letteralmente una delle corazzate della Lega (miglior D della Lega). Ma anche fosse staremmo a parlare di un "troppo poco" rispetto alla mole di stagioni e partite giocate

Stafford ha quindi passato una prima, lunga parte di carriera con statistiche incredibili (primo a lanciare 20-30-40 mila yards in carriera) poco corroborate dalle essenziali vittorie ai playoff. E questo ha sempre tenuto il ragazzo texano fuori dalle conversazioni sui migliori QB in circolazione. Stafford si è sempre guardato dal criticare squadra o società preferendo dare il massimo in campo: questo atteggiamento stoico ha fatto colpo sui tifosi Lions che, ad un certo punto, hanno anche cominciato a sperare che lo stesso Stafford potesse andare a vincere qualcosa altrove.

L'opportunità

E arriviamo al 2021. Finita la stagione Stafford è in vacanza con la famiglia a Los Cabos. Qui, non si sa quanto casualmente, si sta rilassando anche coach McVay. Una cena insieme, un paio di tequile, il classico "dai vieni da noi, spediamo Goff e la casa a Detroit e vinciamo tutto". Un paio di telefonate e Stafford approda in California alla corte dei Rams per una stagione che può finalmente consacrarlo fra i più grandi.

E il ragazzo texano non delude: regular season positiva, prima W ai playoff contro i Cardinals, magia contro i Buccaneers per vincere un match prima vinto poi quasi perso e il Championship gestito alla grande contro i Niners.

E ora Cincinnati per la gloria, per l'anello, per la gioia dei tifosi Rams e, forse, per chi non l'ha mai dimenticato in Michigan.


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