Cultura del lavoro e caparbietà: la stagione di Simone Fontecchio

Con la fine della Regular Season è tempo di bilanci. Ci occupiamo della stagione da rookie dell'ex Alba Berlino

Scritto da Doc. Abbati  | 
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Con la fine della Regular Season è tempo di bilanci. Ci occupiamo della stagione da rookie dell'ex Alba Berlino

Il 17 Luglio 2022, alla notizia della firma con gli Utah Jazz del nostro Simone Fontecchio, in tanti si/ci siamo chiesti come sarebbe stato l’impatto del ragazzo di Pescara nella NBA, e se sarebbe riuscito a ritagliarsi spazio all’interno delle rotazioni di una squadra che sembrava avere pochissime chance di lottare per la post season nella stagione che sarebbe iniziata a Ottobre.

Alla fine della Regular Season possiamo dire, senza paura di essere smentiti, che Simone non ha tradito le aspettative. All’interno di una stagione difficile come quella NBA, specie per chi arriva dalla cara vecchia Europa, il bilancio non può che essere positivo, malgrado gli ovvi alti e bassi che un rookie, e per di più europeo, trova sulla propria strada durante le frenetiche 82 partite da affrontare. Fontecchio, in una recentissima intervista rilasciata a Sky Sport, si è dato un 6 come voto finale, dimostrando, ma non ce n’era bisogno, grande maturità nel giudizio, e personalmente anche forse troppa modestia, ma altrettanto grande voglia di proseguire nel suo sogno.

Come abbiamo detto la sua stagione è stata ricca di alti e bassi, e non solo per colpe proprie. Certo si sa che l’atteggiamento del mondo NBA nei confronti dei rookie europei, e non giovanissimi, è sempre pieno di scetticismo e di minuti che devono essere guadagnati sgomitando.

Fontecchio, l'inizio complicato

Ed infatti l’inizio è stato complicato, e fino a metà Novembre l’ex giocatore del Baskonia ha visto il campo pochissimo, complice anche una positività al Covid riscontrata alla fine di Ottobre. Poi è arrivato un periodo decisamente positivo, culminata con la grande prestazione del 17 Dicembre a Salt Lake City contro i campioni in carica, i Golden State Warriors, con annesso canestro della vittoria con una poderosa schiacciata.

Ma come spesso succede nella NBA, quando tutto sembrava prendere una piega molto positiva, anche a livello di squadra con Utah ampiamente in lotta per un posto nei playoffs, causa infortunio alla caviglia, è iniziato il peggior periodo di questa sua prima stagione. Da metà Dicembre a inizio Febbraio il minutaggio è calato vistosamente, cosa che da questa parte dell’oceano, era stata già vista come una sorta di fallimento del tentativo NBA.

Ma Fontecchio non si è mai perso d’animo. Forte di un ottimo rapporto con tutto lo staff tecnico degli Jazz, ad iniziare da coach Will Hardy, come da lui dichiarato nell’intervista sopra citata, ha continuato a lavorare forte in allenamento, cercando di crearsi un gioco diverso da quello del tiratore sugli scarichi con cui è entrato nella lega.

Fontecchio, la Dead-Line e la crescita

Nel frattempo due cose si sono verificate nella stagione della squadra di Salt Lake City: sono iniziate ad arrivare delle sconfitte che hanno allontanato Utah dalle posizioni buone per i playoff, e, in concomitanza con la trade dead line, Mike Conley, Malik Beasley, Jarred Vandebilt e Nickeil Alexander-Walker sono stati ceduti.

Si è capito subito che questi movimenti nel roster avrebbero liberato spazi nelle rotazioni di coach Hardy. E questi spazi sono stati occupati benissimo dall’ala della nostra nazionale, che dall’8 di Febbraio ha trovato il campo praticamente sempre, e questo malgrado i problemi alla caviglia che lo hanno afflitto per tutto il mese di Marzo, laddove Fontecchio è calato nelle percentuali del tiro da tre, ma ampliato il suo raggio di azione, dimostrando di saper attaccare il canestro, di essere un discreto difensore ed un buon passatore.

Cose che se noi già conoscevamo bene, hanno contribuito a dargli una vera dimensione da giocatore NBA, soprattutto facendosi vedere affidabile, continuo e qualcosa in più di un semplice giocatore di rotazione.

Fontecchio, la stagione ed il futuro

La stagione finisce e le statistiche di Simone Fontecchio, rookie, sono lì, facilmente leggibili da tutti:

  • 6.0 punti (season-high di 26 punti)
  • 36% dal campo, 32% da 3, 79% tl
  • 1.5 rimbalzi
  • 0.8 assist
  • 51 partite (6 da titolare)
  • 14' di media

Ma, come sempre si dice, le statistiche non sono tutto, e la stagione di Fontecchio è da ritenersi discretamente positiva. In una franchigia che si sta ricostruendo, che sta creando un nucleo giovane su cui basare il futuro, un giocatore forte fisicamente, con poche lacune tecniche ed una volontà ferrea non potrà che diventare importante acquisendo minuti e spazio.

Stiamo parlando di un ragazzo che ha un’elevata cultura del lavoro, che ha sempre cercato di migliorare gli aspetti del suo gioco per diventare ulteriormente imprevedibile, che non si è mai lamentato del minutaggio avuto quando giocava poco, che ha costruito degli ottimi rapporti con i compagni, cose, queste, che piacciono moltissimo agli addetti ai lavori NBA, e che sono state molto apprezzate dallo staff tecnico degli Jazz. 

L'NBA è una terra di opportunità, di treni che passano poco e che vanno presi al volo sfruttandoli al massimo. Simone perse un primo treno ad inizio stagione quando l'influenza/infortunio non gli consentirono di giocare nel momento in cui i Jazz erano carenti nel ruolo. Il secondo treno però l'ex Olimpia Milano lo ha preso chiudendo bene il finale di stagione con tanto di 20 punti e 9 rimbalzi a Los Angeles contro i Lakers all'ultima giornata.

Inevitabili i molti rumors che in estate lo accosteranno a squadre Eurolega, specie le due italiane presenti ma Fontecchio, come Nik Melli prima di lui, lavorerà duro per presentarsi ai blocchi di partenza della stagione NBA 2023-24 dei Jazz con le intenzioni di far cambiare idea a coach Hardy sul suo ruolo/utilizzo.
La concorrenza nel ruolo è già adesso importante e i Jazz, specie dopo la sorprendente stagione appena conclusa, cercheranno di rinforzarsi. La speranza è che l'ex Baskonia possa ritagliarsi un ruolo definito nelle rotazioni, il timore è che possa vivere un 2° anno come quello di Melli che tra Pelicans e Dallas non riuscì a trovare continuità decidendo poi in estate di tornare in Europa.


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