Evolution Awards Race 19/01/2018

Altro venerdì in compagnia della nostra Evolution Awards Race. Settimana decisamente interlocutoria senza nessun avvicendamento nelle varie leadership. Nell’MVP race nuovo podio, con una new entry di livello, nelle altre classifiche qualche ritorno di nome, e qualche nome nuovo. MVP 1) LeBron James (CLE): Malgrado il periodaccio della franchigia dell’Ohio il ragazzone con il #23 sta continuando a predicare….nel quasi totale deserto. Certo dietro di lui in tanti iniziano a premere da vicino. 2) Anthony Davis (NOP): Quando gioca come nell’ultimo periodo si fa fatica a pensare che non possa essere molto più che dominante. Poi arrivano le solite pause, per lui, che sono a volte non molto fisiologiche. Di sicuro sta trascinando i suoi Pelicans tra le otto elette della Western. 3) Giannis Antetokounmpo (MIL): Rimane sul podio grazie alla meravigliosa partenza di stagione, che gli ha creato una discreta dote. Come la scorsa stagione nei mesi più freddi i periodi letargici suoi e dei Bucks sembrano avere il sopravvento. Serve continuità per puntare ai piani alti. R.O.Y. 1) Ben Simmons (PHI): Questo periodo ci ha fatto capire che Simmons oltre ad essere un gran bel giocatore in costante crescita, deve essere anche un bel personaggino da avere come avversario su un parquet. Tornato ampiamente ai vertici di questa classifica. 2) Lauri Markkanen (CHI): Glaciale per come sta affrontando questa sua prima stagione nella lega. E non sembra avere intenzione di fermarsi qui. 3) Jayson Tatum (BOS): Da questo podio è difficile farlo scendere. Questo perché sta proseguendo a giocare molto più che da rookie. E potrebbe anche far capolino in un’altra classifica a breve. SIXTH MAN 1) Lou Williams (LAC): Si è ormai totalmente preso in mano i Clippers, giocando una pallacanestro come mai prima d’ora. Continuasse così chissà che non ambisca ad un altro podio, anche perché se le partenze in quintetto dovessero continuare da qui uscirebbe in automatico. 2) Nikola Mirotic (CHI): Anche per lui, fino ad ora, stagione da incorniciare, per la voglia con cui si sta mettendo a disposizione dei suoi Bulls. Quando entra in campo dalla panchina è una sicurezza in punti, intensità e aggressività. 3) Terry Rozier (BOS): Altro ragazzo che sta trovando una sua dimensione importante in questi splendidi Celtics. L’intensità in campo non scende mai quando lui entra. Sia in attacco che in difesa, e nei momenti decisivi della gara spesso in campo lui c’è. D.P.O.Y. 1) Al Horford (BOS): Quando l’attacco Celtics fa fatica ci si affida ad Al, e lui in difesa risponde sempre presente. Trascinatore fisico e vocale. 2) Marcus Smart (BOS): Giocatore che ti entra sotto pelle e riesce a peggiorare sempre, in un modo o nell’altro, il tuo modo di giocare. E con quel fisico non ha paura di nessuno. 3) Draymond Green (GSW): Un altro che tra parole, prepotenza fisica e fastidio difensivo, non è di certo secondo a nessuno. Golden State molte delle sue rimonte le concretizza anche con la difesa, e Green ne è il leader incontrastato. M.I.P. 1) Victor Oladipo (IND): I Pacers sono in quel periodo in cui si decide il loro futuro. Oladipo li sta trascinando, a furia di prestazioni da leader assoluto, verso quei playoffs a cui non tutti credevano. 2) Devin Booker (PHO): Adesso sta dimostrando di non essere solo quel fenomenale attaccante che tutti conoscono. Certo è in una squadra che si appoggia totalmente a lui, ma le prestazioni di alto livello continuano a diventare sempre più numerose. 3) Andrè Drummond (DET): Pistons in discreto calo di rendimento. L’unico che non sembra avere flessioni è il #0, che ha trovato la sua dimensione e una continuità di rendimento notevole. C.O.Y. 1) Brad Stevens (BOS): Onestamente ci sfugge che potrebbe togliergli questo meritato riconoscimento, figlio di anni di serio lavoro, che si sta concretizzando in questa stagione. Coach destinato a lasciare il segno. 2) Doc Rivers (LAC): I Clippers non si fermano più, malgrado le defezioni continue. Il lavoro che sta facendo su questi ragazzi è lì sotto gli occhi di tutti, facendo ricredere parecchi scettici. 3) Steve Kerr (GSW): Inm tanti ci diranno che è facile allenare questi Warriors. A parte che non è mai facile allenare una squadra vincente e mantenere alto il tasso di attenzione per le piccole cose, il lavoro su certi giocatori è davvero stupefacente. Il suo sistema funziona davvero. Arrivederci alla prossima puntata

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