Evolution Awards Race (15/12/2017)

Settimana di avvicinamento al Natale ed il Re decide che ci si può issare alla vetta della nostra classifica per l’MVP dell’Evolution Awards Race. Altra novità al vertice del sesto uomo. Nelle restanti graduatorie soliti leader che si consolidano e qualche movimento di contorno.

MVP

1) LeBron James (CLE): Lo avevamo ampiamente pronosticato, avesse continuato a giocare su certi livelli il primato non glielo poteva togliere nessuno. E lui continua con una semplicità imbarazzante, per il resto della lega, a giocare un basket meraviglioso. 2) James Harden (HOU): Il barba non è assolutamente sceso di colpi, anzi continua a dimostrarsi un’allegra macchina da guerra offensiva per i Rockets. E sta anche imparando a dividere il proscenio con quel #3, segno di grande maturità. 3) Giannis Antetokounmpo (MIL): Giannino nostro ha trovato continuità e speriamo, per lui e per i suoi Bucks, che prosegua su questi livelli. Vederlo giocare vale il prezzo del biglietto o delle nottate insonni.

R.O.Y

1) Ben Simmons (PHI): Attendiamo di poter trovare qualcosa di nuovo, magari anche in negativo, da dire nei suoi confronti. Senza rivali credibili in questa classifica, e l’annata 2017 dei rookie è piena di talenti oltretutto. 2) Jayson Tatum (BOS): La notizia è che ha giocato almeno una partita da rookie da quando è approdato nella NBA. Ma si è fatto perdonare la notte dopo, correggendo gli errori fatti. Non esattamente una cosa da primo anno. 3) Donovan Mitchell (UTA): Anche per lui un paio di partite con troppe forzature, anche se è innegabilmente quello da cui i Jazz vanno quando la palla scotta. Ma anche lui non è parso demoralizzarsi troppo per l’accaduto, anzi.

SIXTH MAN

1) Lou Williams (LAC): E’ tornato alla sua reale dimensione, il sesto uomo, e sta giocando sempre meglio. In uscita dalla panchina l’arma decisiva nelle recenti vittorie della Los Angeles bianco rosso blu. 2) Dwayne Wade (CLE): In questo nuovo ruolo potrebbe anche allungarsi un pochino la carriera, continuando ad essere decisivo. In questi Cavs fondamentale quando il #23 decide di riposarsi in panchina. 3) Jeff Green (CLE): Sorprende per come sta giocando. Energico, cattivo in campo ma anche intelligente, senza esagerare, sapendo perfettamente cosa si chiede a lui entrando a partita in corso. Un giocatore ritrovato.

D.P.O.Y

1) Al Horford (BOS): Anche lui continua a dominare nella speciale classifica. Poche sbavature, tanta sostanza nella sua metà campo. Esempio che tanti nei Celtics seguono con grande voglia. 2) Draymond Green (GSW): Si sta sempre più calando nel ruolo di leader difensivo, e non è una novità. Ma riesce anche ad essere meno sporco del solito, limitando le “Draymonate”, cosa sempre utile nell’economia Warriors. 3) Luc Mbah a Moute (HOU): Sembrava essere arrivato a Houston per completare il roster ed allungarlo un pochino. Invece lui si sta ritagliando minuti sempre più importanti, dando il massimo in difesa ovviamente. Impressionante il numero di punti segnati dai Rockets grazie alle sue palle recuperate.

M.I.P

1) Kristaps Porzingis (NYK): Tornato a pieno regime ha ripreso da dove aveva lasciato. A New York sono già pronti a regalargli l’Empire State Building dovesse portarli alla post season. E per come sta giocando la cosa può anche riuscirgli. 2) Victor Oladipo (IND): Assolutamente ritrovato ai livelli che sembrava fosse in grado di raggiungere. Si è preso i Pacers sulle spalle dimostrando di poter essere il leader di una franchigia NBA che lotta per un posto nei playoff. Che bella rivincita. 3) Clint Capela (HOU): Il ragazzo ha tanta voglia e lo fa vedere sul campo ogni notte. Se Houston riesce a sviluppare quel tipo di gioco lo deve anche ai suoi rimbalzi, alla sua intimidazione, alle sue sgroppate avanti e indietro sui ventotto metri.

C.O.Y

1) Brad Stevens (BOS): Boston prosegue nel suo cammino, ed anche quando cade su qualche inaspettato ostacolo, vedi i Bulls, si rialza e dimostra di essere una squadra ben allenata sul campo e nella testa, tutta farina del sacco di questo coach. 2) Greg Popovich (SAS): Senza il suo giocatore leader maximo, rientrato da tre giorni nei ranghi, gli Spurs continuano a restare ai vertici della Western Conference. Nulla da dire, il sistema funziona, anche sugli Aldridge, rinato, sui Gay, sui Forbes. Giù il cappello davanti al vecchio Greg. 3) Nate McMillan (IND): Per tanti i Pacers erano destinati ad una stagione mediocre, in attesa di tempi migliori. Invece eccoli li, stabilmente nelle otto pretendenti della Eastern hanno mietuto vittime importanti, giocando sui due lati del campo una signora pallacanestro. Importante il suo ruolo nel ridare vita ad Oladipo, a Collison, per far tornare fondamentale Young e nella crescita di Turner. Arrivederci alla prossima puntata

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