Il giallo Stella Rossa, White: "Ci hanno detto di non toccare lo striscione"
Tiene banco e fa ancora discutere la forte presa di posizione della compagine serba ieri a Kaunas.
Tiene banco e fa ancora discutere la forte presa di posizione della compagine serba ieri a Kaunas.
Doveva essere un recupero di Eurolega a cui nessuno se ne sarebbe accorto quello di ieri a Kaunas tra Zalgiris e Stella Rossa (vinto all'OT dai padroni di casa), invece ha aperto un caso del quale si sta ancora parlando: all'inno di Eurolega, con i quintetti schierati a centro campo, la Stella Rossa NON ha tenuto in mano lo striscione “No War” con lo sfondo della bandiera dell'Ucraina facendo infervorare i tifosi presenti alla Zalgirio Arena.
Le reazioni
Una forte presa di posizione da parte della compagine serba he però non è una novità come poi confermata da alcuni giocatori via Twitter. Lo statunitense della Stella Rossa Aaron White su Twitter ha confermato che alla squadra è stato esplicitamente chiesto di NON toccare lo striscione:
Nemanja Nedovic, serbo in forza al Panathinaikos, invece ha contestato la presenza della bandiera della NATO sugli spalti della Zalgirio Arena con un messaggio molto forte:
L'ideologia e le Final Four
Per Eurolega è una brutta gatta da pelare come se non ne avesse avute fin troppe in questa travagliata stagione. L'organizzazione, nel giorno in cui decise ufficialmente di escludere le tre squadre russe, aveva scritto un forte comunicato dove si schierava apertamente CONTRO la guerra in favore del popolo ucraino e adesso si trova una squadra che rispecchia l'ideologia del suo paese dove, in ambito politico, non ha ancora interrotto i legami con la Russia vista come un'amica incrollabile e protettrice nel corso degli anni.
Ah già, per non farci mancare proprio nulla Eurolega dovrà giocare le Final Four a Belgrado dove nei giorni scorsi si sono tenute manifestazioni pro-Putin.
Bosko Jaksic, giornalista serbo per il quotidiano Politika, ha descritto così il rapporto tra le due nazioni: "Il mondo russo di Putin è una copia esatta di quello che i nostri nazionalisti chiamano Grande Serbia. Entrambi si nutrono di storie parzialmente ricordate di ingiustizie passate e di ricordi cancellati dei propri peccati".
Facendo un passo indietro e tornando alla pallacanestro era già presumibile quale fosse la posizione della Serbia in merito al conflitto tra Russia-Ucraina quando coach Zelimir Obradovic, nel post-partita del KO del Partizan in Lituania contro il Lietkabelis, espresse il sentimento nazionale:“Non voglio fare nessuna dichiarazione, questa non è la prima guerra nella nostra vita. Ho 62 anni, ricordo molte cose della mia vita ma non ricordo che le persone parlassero così tanto quando il mio Paese fu bombardato nel 1999 - aggiunge - Non ho visto le persone reagire e parlare così tanto. Inoltre, in Iraq, in Siria e in Afghanistan. Ora le persone parlano di ciò che sta accadendo in Ucraina e ovviamente hanno il diritto di farlo. Ovviamente, come persona, sono contrario a qualsiasi tipo di guerra, è terribile quando un solo civile muore in una guerra”.
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