Brady & Rodgers, e adesso? Analisi del futuro dei #12

Per la prima volta in 12 anni non ci sarà ai Championship uno dei due numeri #12 più iconici dello sport USA, quale futuro per loro?

Scritto da Fabio Gabrielli  | 

Per la prima volta in 12 anni non ci sarà ai Championship uno dei due numeri #12 più iconici dello sport USA, quale futuro per loro?

I due sono usciti sconfitti dai rispettivi Divisional al termine di due match al cardiopalma risolti da un field goal a tempo scaduto e il futuro appare ora incerto per entrambi.

Time's up?

Partiamo dal leader dei Bucs. Tom Brady ha giocato un Divisional sottotono fino a metà terzo quarto quando, sotto 27-3, ha piantato (anche grazie ai regali dei Rams) una furiosa rimonta che ha portato al 27 pari prima che Stafford decidesse di interrompere il suicidio dei suoi con un drive da infarto chiuso dal field goal vincente di Matt Gay. Sconfitta pesante ma dalla quale Brady esce a testa alta grazie alla citata rimonta, grazie al fatto di aver tenuto botta nonostante la messe di infortuni che ha colpito Tampa e grazie all'aver dato l'impressione di aver dato tutto in una partita durissima.

A 44 anni suonati è stata l'ennesima prova da vero leone indomabile che però non cancella i dubbi per il prossimo futuro. A differenza dello scorso anno sarà praticamente impossibile, per Tampa, tenere tutti i titolari e cambiamenti saranno inevitabili. La voglia dell'ex Michigan è intatta, la qualità di gioco c'è ancora ma forse il "costo" personale di una nuova stagione comincia ad essere eccessivo: il regime di allenamento e preparazione che segue Brady è quasi militare (leggenda vuole che lo stesso, durante la stagione, vada a dormire alle 20,30 per essere riposato) e questo ha un peso nella gestione personale e familiare.

Sembra la stessa moglie del giocatore, la modella brasiliana Gisele Bundchen, abbia in qualche modo fatto capire al marito che 22 stagioni sono abbastanza e che è ora di fare altro/dedicarsi alla famiglia. Con sette anelli al dito, una serie di record pressochè imbattibili, una bella famiglia e tutto quello che può desiderare un atleta di successo, Brady potrebbe finalmente decidere di appendere le scarpette al chiodo dopo, indubbiamente, l'ennesima stagione da protagonista.  

Goodbye Wisconsin

Diversa è la situazione nel profondo nord. I Packers erano stra-favoriti nel match interno con i Niners, il clima al Lambeau Field era quello più congeniale a Green Bay (neve e freddo polare) ma tutto è risultato inutile con i gialloverdi impantanati in una partita dal punteggio bassissimo in cui un episodio (il punt bloccato riportato in TD dai Niners) ha deciso la partita. Se la tua squadra segna solo 10 punti molte delle responsabilità ricadono sul QB. E qui arriviamo al punto.

Dalla vittoria del Superbowl nel 2010, Aaron Rodgers è 7-9 nei playoff (con un atroce 0-4 nei Championship) e non si è più issato a livello di finalissima. Sabato sera è arrivata una prestazione scialba, senza guizzi e senza quel “drive” decisivo che potesse risultare decisivo per il passaggio del turno. E' vero che i Packers han pagato gli errori degli Special Team (field goal e punt bloccato) ma ci si aspettava sinceramente di più dal #12. Per uno che è considerato (anche da chi vi scrive) il QB con più "talento puro" della storia del ruolo, questo è un risultato quasi inaccettabile. Il rapporto con i Packers è a dir poco “particolare” dopo la telenovela dello scorso anno: Green Bay e la dirigenza dei Packers sono pronti a cambiare il nome alla città in Rodgersville pur di trattenerlo, sono pronti ad accontentarlo in qualsiasi maniera dimenticando le polemiche vaccinali (qualcuno, pungendo, ha detto che lo stesso Rodgers si è “immunizzato” alle vittorie nei playoff) e fare qualsiasi cosa (come già avvenuto nel 2021) pur di avere ancora un anno del talento californiano. Purtroppo la situazione salariale non permetterà grosse evoluzioni di mercato e lo stesso Rodgers (che comincia ad avere 38 anni...) ha fatto capire di non voler far parte di una situazione di rebuilding.

La lista delle squadre pronte ad accoglierlo è lunga (Denver e San Francisco su tutte) e un cambio d'aria potrebbe essere ben visto da Aaron: in fondo due monumenti come Manning e Brady han lasciato le loro comfort zone di Indianapolis e New England riuscendo ad affermarsi altrove (Denver e Tampa Bay) a fine carriera aggiungendo un titolo al proprio palmares. Il #12 gialloverde ha promesso di non tirarla alla lunga con le sue volontà (l'accordo dello scorso anno sostanzialmente gli lascia una quasi completa libertà di scelta) e tutta Green Bay pende dalle sue labbra: l'incubo di veder terminare un'epoca d'oro (quasi 35 anni fra Favre e Rodgers) è concreto e seppur siano arrivati solo due titoli (forse troppo pochi per il talento dei due) è altresì vero che i Packers sono stati una "powerhouse" sempre in contention e il rischio di tornare nell'irrilevanza di fine anni 80 è molto concreto (Jordan Love, presunto sostituto di Rodgers, non è all'altezza della situazione)


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