Perché SI, Perché NO: LaMarcus Aldridge!

Scritto da Simone Tarlao  | 
Appuntamento fisso del giovedì con la rubrica di NBA Evolution che oggi va a Ovest, in terra texana, e mette in risalto il ‘Go-to-guy’ dei San Antonio Spurs, LaMarcus Aldridge.

PERCHÈ SI, PERCHÈ NO

Arrivato a San Antonio nell’estate del 2015 dopo una serie di stagioni di ottimo livello con la maglia dei Portland Trail Blazers, che gli sono valse anche 4 chiamate per la Partita delle Stelle, tutti pensavano a Aldridge come possibile vice Duncan; in realtà le prime due stagioni sono state piuttosto mediocri per il nativo di Dallas, tanto che lo stesso LaMarcus avrebbe in estate chiesto di cambiare aria. Dopo un dialogo con Gregg Popovich in cui il Coach degli Spurs disse che avrebbe lui stesso accompagnato Aldridge all’aeroporto se dal suo scambio avesse ottenuto un talento “come Kevin Durant”, il lungo ha iniziato la stagione come primo violino e punto centrale della squadra nero-argento con buonissimi risultati: ma Aldridge è davvero il giocatore giusto per San Antonio e le sue ambizioni sempre elevate? Andiamo a scoprire le due facce della medaglia.

✅ SI ✅

Con Leonard out a tempo indeterminato per i problemi al quadricipite, Aldridge è stato l’uomo chiave dell’attacco Spurs, tornando a girare a più di 20 punti di media dimostrando di aver di nuovo la fiducia dei tempi di Portland. Ha dimostrato di potersi caricare sulle spalle un attacco e di essere spesso decisivo per la vittoria. Le sue percentuali da 2 sono cresciute nonostante siano cresciuti i tentativi: 16.3 tiri da 2 a partita convertiti con il 50.5%, segno che ne prende di migliori. Dal post è un attaccante estremamente efficace, in grado di giocare in avvicinamento o di punire la difesa con fade away grazie alla sua mano morbida ed educata. Il dato chiave lo troviamo nel +/-: su 100 possessi offensivi ha un +/- di +2.2, il migliore da quando è a San Antonio. Go-to-guy di questi Spurs che, senza la loro superstar Leonard, stanno comunque avendo un record positivo di 31-18.

🚫 NO 🚫

Difesa! Difesa, difesa e ancora difesa. 1 stoppata a partita è ben poca cosa; poco impegno e poca attitudine difensiva. Offensivamente è davvero un ottimo giocatore ma spesso monodimensionale: dal post ha solo una mano, la destra. Ogni movimento veramente offensivo è svolto verso il lato della sua mano forte; quando è costretto ad andare verso il lato sinistro diventa meno incisivo e tende a non concludere a canestro. Scarso passatore, soprattutto visto l’alto numero di palloni che gestisce in attacco; appena 1.9 assist a partita. Non un leader naturale, come a Portland così a San Antonio. Tende a non guidare i compagni ma a lasciarsi trasportare dall’andamento emotivo della partita. Grandi numeri, ma senza Leonard, non certo quello che gli Spurs sperano essere la consuetudine. E con Leonard non ha brillato.

CONCLUSIONE

Il fatto che stia avendo questa stagione a livello di cifre in contumacia Leonard deve far riflettere: come primo violino è ottimo, ma non basta per vincere. Come secondo violino, invece, non risulta così incisivo ed è una situazione in cui lui stesso non si trova a suo agio. Il contratto con gli Spurs è lungo, fino al 2020, ma con l’età che avanza potrebbe accettare più volentieri il ruolo di “gregario”. Resterà da vedere come Coach Pop riuscirà a gestire la situazione, come tornerà Leonard dall’infortunio e come LaMarcus deciderà di accettare il famigerato ‘Sistema Spurs’ del “Good to Great”. Per ora lo accetta di malavoglia e quasi solamente quando può concludere lui l’azione: nei playoff, quando le difese diventeranno più competitive, dovrà trovare altre soluzioni e soprattutto far salire il livello della difesa per puntare in alto. E sperare in un ritorno di Leonard. O forse… APPUNTAMENTI PRECEDENTI Khris Middleton Victor Oladipo DeAndre Jordan Marcus Smart DeMar DeRozan Isaiah Thomas

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