NBA, i 10 punti del mese di Novembre (2022)

Il primo mese completo di stagione regolare NBA è andato: vediamo come sono gli equilibri dopo un quarto di stagione.

Scritto da Valentino Aggio  | 

Il primo mese completo di stagione regolare NBA è andato: vediamo come sono gli equilibri dopo un quarto di stagione. 

I 10 PUNTI DEL MESE (NOVEMBRE)

EASTERN CONFERENCE

Boston Celtics: merito dell'attacco o demerito delle difese?

Al momento i Boston Celtics hanno il miglior record dell'intera NBA e nella Eastern Conference sono, insieme ai Milwaukee Bucks, i favoriti per approdare alle NBA Finals. La franchigia del Massachusetts ha il miglior attacco tra le trenta squadre, ragione principale per la quale si trovano così in alto in classifica. Nel mese di Novembre i Celtics hanno portato a casa un record di 14-2 con tanto di 9 vittorie consecutive seguite da altre 5 intervallate dalla sconfitta contro i Chicago Bulls. Nonostante il cambio di coach da Ime Udoka a Joe Mazzulla, i Celtics hanno mantenuto quelle incredibili statistiche offensive che tanto avevano impressionato nelle prime uscite stagionali. Boston segna il maggior numero di punti per gara (121.9) ed ha ovviamente anche il miglior Offensive Rating. I bianco-verdi si prendono anche in media 41.6 triple a partita, dietro solo ai Golden State Warriors che, avendo Steph Curry (11.6 tentativi a partita), sono difficilmente raggiungibili. Ciò che fa impressione è l'incredibile 40.8% DI SQUADRA dall'arco dei tre punti.
Le percentuali al tiro sono ottime anche da due punti (58.2%, 3° posto in NBA) e al tiro libero (85.3%, 1° posto in NBA). Cifre senza eguali in attacco, ma è in difesa che Boston è leggermente più in difficoltà: infatti, i Celtics hanno solo il 20° Defensive Rating all'interno della Lega. Questo a dimostrazione del fatto che in questo inizio di stagione siano, in generale, gli attacchi a fare la differenza piuttosto delle difese. Ad oggi, bisogna avere un grande attacco per vincere le partite e Boston non è seconda a nessuno. 

Indiana Pacers: si sente la mancanza di Sabonis?

A metà della scorsa stagione gli Indiana Pacers hanno sacrificato ai Sacramento Kings Domantas Sabonis, Justin Holiday e Jeremy Lamb per prendere Tyrese Haliburton e Buddy Hield su tutti. Perdere un giocatore forte e già esperto come Sabonis in cambio di un giovane di buone speranze come Haliburton è stata una mossa che, nel lungo periodo, avrebbe sicuramente ripagato la franchigia di Indianapolis. Il dubbio riguardava il successo nel breve termine, ma questi Pacers stanno sorprendendo tutti. Al momento, con un record di 12-10, Indiana si trova al 5° posto nella Eastern Conference davanti a corazzate come Brooklyn, Philadelphia e Miami. La squadra di coach Rick Carlisle è molto ben distribuita sia nei minutaggi che nei punti segnati dai vari giocatori: al momento non sembra esserci un vero e proprio leader realizzativo.
Il gioco di squadra è la chiave per questo primo quarto di stagione dei Pacers: infatti i ragazzi di coach Carlisle si trovano al 3° posto nell'intera Lega per assist a partita, ben 28. Questo dato è così alto grazie specialmente a Tyrese Haliburton stesso, in grado di viaggiare a 10.9 di media a partita. Lo #0 dei Pacers è di gran lunga il miglior assist-man della NBA, l'unico in grado a rimanere in doppia cifra di media. Indiana ha anche trovato un'ottima soluzione dalla panchina in Bennedict Mathurin, scelta numero 6 all'ultimo draft. Il rookie canadese si è dimostrato fin da subito un grandissimo realizzatore (18.9 punti a partita) nonostante non abbia mai giocato una partita da titolare. Anche in alcune statistiche difensive Indiana brilla: i Pacers sono al 2° posto per stoppate e al 4° posto per palle rubate a partita. Le stoppate in particolare arrivano dal sempre presente Myles Turner, ormai veterano della squadra secondo solo a Brook Lopez in NBA con le sue 2.5 stoppate. Quindi, al momento, potremmo definire la trade dello scorso Febbraio ottima sia per Indiana che per i Sacramento Kings, ora al 7° posto nella Western Conference. 

Philadelphia 76ers: dramma infortuni, un super Embiid non basta

Se c'è una certezza riguardo questo primo mese e mezzo di stagione dei Philadelphia 76ers è che non bisogna guardare la loro classifica. Nel mese di Novembre la franchigia del Pennsylvania ha un record di 8-6, che vale solo il 7° posto a Est. Doc Rivers ha avuto a che fare con una incredibile emergenza infortuni che ha ovviamente influenzato il record della propria squadra. James Harden, presentatosi per la prima volta negli ultimi anni in una condizione più che decorosa ad inizio stagione, ha giocato solo 9 partite ed è fermo da un mese per un problema al piede. Stessa sorte è toccata a Tyrese Maxey, out per un mese circa e con 15 partite all'attivo.
In questo periodo ha dovuto mandare avanti la baracca su tutti Joel Embiid, che al momento ha 31.4 punti e 9.7 rimbalzi di media a partita. Il #21 dei Sixers ha dimostrato di poter vincere partite da solo in questo 2022: è il caso del match contro gli Utah Jazz. Embiid ha trascinato i suoi alla vittoria con una prestazione mostruosa da 59 punti, 11 rimbalzi, 8 assist e 7 stoppate. In assenza di Harden e Maxey, tocca a Tobias Harris il ruolo di “vice-Embiid”, ruolo che per ora sta svolgendo bene: sono 16.4 punti, 6.4 rimballzi e 2.8 assist per l'ex Orlando Magic. In emergenza, Philadelphia ha trovato in De'Anthony Melton un ottimo sostituto: il playmaker, che ha scalato le rotazioni in assenza di Harden e Maxey, sta mettendo 11 punti a partita con ben 2 palle rubate, portando molta energia. Se abbiamo detto che Boston e Milwaukee sono le favorite per arrivare in fondo ad Est, Philadelphia e questo Embiid sono solamente un gradino sotto alle superpotenze. 

Chicago Bulls: troppa difesa, servono punti

Dopo l'ottimo 6° posto della scorsa stagione, di certo i Chicago Bulls non si aspettavano un inizio di stagione così. Il record dice 9-13 ed un grigio 12° posto nella Eastern Conference. Se c'è un problema più che evidente di questi Bulls è l'attacco: la squadra di Billy Donovan non riesce a fare canestro. Oltre a DeMar DeRozan, Zach LaVine e Nikola Vučević la situazione è davvero tragica. I Bulls sono l'ultima squadra della Lega per tentativi da tre punti di media: sono solo 28.8 le conclusioni tentate da oltre l'arco.
Oltre a tirare poco, Chicago ne segna poche: il 35.3% è solo il 15° dato in NBA. In una Lega sempre più dipendente dal tiro da tre punti e con una Boston capace di tirare quasi 42 triple di media, pensare di vincere le partite diventa difficile. A tutto ciò si aggiunge anche la sentita assenza di Lonzo Ball: il rientro dell'ex UCLA è ancora troppo lontano per una squadra così in emergenza. Il suo sostituto, Ayo Dosunmu, non sta brillando alla sua seconda stagione da professionista. Il #21 è l'unico, oltre ai già citati, capace di andare in doppia cifra di punti. Un buon miglioramento rispetto alla scorsa stagione, ma non si può pensare di chiedere ad un giocatore così di fare il titolare dalla sera alla mattina. 

Orlando Magic: senza Banchero brillano Wagner e Bol Bol

Gli Orlando Magic rimangono all'ultimo posto della Eastern Conference, complice anche l'assenza per infortunio del nostro Paolo Banchero. L'italiano ha saltato sette partite finora in stagione e se già le speranze di vittoria per Orlando erano basse, senza di lui si abbassano ancora di più. Ci sono però delle note positive per la franchigia della Florida. Franz Wagner, al secondo anno in NBA, è a 19 punti di media a partita con oltre 49% dal campo. Il tedesco quest'anno ha anche aumentato le proprie abilità da passatore, passando dai 2.9 assist dello scorso anno ai 3.8 della stagione corrente. Altra sorpresa per i Magic è senza dubbio Bol Bol, il figlio d'arte che è stato un fantasma per le prime tre stagioni ai Denver Nuggets.
La scelta #44 al draft 2019 ha avuto solo quest'anno dei minuti per dimostrare il proprio valore e non sta di certo deludendo finora. Il giocatore del Sudan viaggia a 12.9 punti, 7.7 rimbalzi e 1.9 stoppate di media a partita. Ad ora la squadra di coach Jamahl Mosley è un cantiere aperto, ma con ottime pedine da sviluppare nel corso dei prossimi anni per tornare a quei playoff che a Orlando mancano da troppi anni. 

WESTERN CONFERENCE

Phoenix Suns: niente Chris Paul? Ci pensa Cameron Payne

Nonostante i tanti infortuni a giocatori importanti i Phoenix Suns rimangono in testa alla Western Conference. La franchigia dell'Arizona al momento è senza Cameron Johnson, Mikal Bridges e soprattutto Chris Paul. Il veterano playmaker ha giocato solo quattro partite nel mese di Novembre a causa di un infortunio. Fortunatamente, i Suns hanno avuto in Cameron Payne un più che degno sostituto. Il #15 ha viaggiato a quasi 15 punti e oltre 6 assist di media nell'ultimo mese, dimostrandosi un'ottima arma per la propria squadra oltre ai soliti Devin Booker e DeAndre Ayton.
Visto che nelle ultime due annate Chris Paul è arrivato col fiato corto a fine stagione per un fattore maggiormente anagrafico, le buone prestazioni di Payne potrebbero agevolare le rotazioni in favore del #3 nell'ultima parte di stagione regolare. È ovvio che Phoenix punti ad arrivare in fondo anche quest'anno: con un Booker formato MVP e un Paul lucido e riposato per la postseason, tutto è possibile. 

Denver Nuggets: Bones Hyland, l'arma in più

I Denver Nuggets stanno ritrovando l'equilibrio dopo i pesanti ritorni di Jamal Murray e Michael Porter Jr, i quali infortuni hanno ucciso ogni chance di titolo nella scorsa stagione. I due sono tornati con calma ed in punta di piedi, usando queste prime partite di stagione regolare per riprendere i ritmi delle partite NBA. Le cifre sono ancora modeste per dei giocatori del loro talento, ma i Nuggets possono contare su un Nikola Jokić da 22.7 punti, 9.8 rimbalzi e 8.9 assist oltre che un discreto Aaron Gordon da 16 punti e oltre 6 rimbalzi di media. Il quintetto titolare è ormai rodato nelle ultime stagioni, ma la vera sorpresa di Denver arriva dalla panchina. Bones Hyland, scelta #26 del draft 2021, si sta rivelando uno dei migliori sesto uomo dell'intera NBA. Il prodotto di VCU ha aumentato vertiginosamente le proprie cifre, passando dai 10 ai 15 punti nell'arco delle due stagioni nonostante i soli due minuti in più di impiego medi a partita. Hyland può spaccare la partita in un amen e questo sarà sicuramente utile più avanti nel corso della stagione: il 44.4% da tre punti su oltre 6 tentativi è un dato da capogiro per un panchinaro. I Nuggets hanno trovato una vera e propria gemma che potranno sfruttare. 

New Orleans Pelicans: uno sforzo collettivo

Al terzo posto nella Western Conference ci sono i New Orleans Pelicans, per molti una rivelazione in questa stagione, ma la realtà è diversa. Già lo scorso anno i ragazzi di coach Willie Green hanno messo in difficoltà i Phoenix Suns reduci dalle NBA Finals solo dodici mesi prima. Con un Zion Williamson in più ed un C.J. McCollum ancora più integrato nel sistema Pels, ci si dovevano aspettare dei risultati simili. Williamson è tornato alla grande, ma senza fare troppo rumore: 23.5 punti, 7.1 rimbalzi e 4.3 assist.
Sono numeri più che ottimi, ma un giocatore del talento di Zion è in grado di fare molto di più, ma per ora va più che bene così. Infatti, quello di NOLA è uno sforzo collettivo: Brandon Ingram, non essendo più il primo violino, è scalato a 20.8 punti di media a partita seguito dai 17.9 di McCollum. Questo trio, insieme alla solidità di giocatori come Jonas Valančiūnas sotto canestro possono fare davvero male anche in postseason.

Los Angeles Clippers: questione di difesa

Come si è capito in questo appuntamento mensile con i 10 punti, la tendenza in NBA è quella di premiare gli attacchi piuttosto delle difese in questa prima parte di stagione. Questo discorso non vale sempre, ce lo dimostrano i Los Angeles Clippers. Al fronte del peggior attacco della Lega per punti segnati (106.7), la squadra di coach Lue è una di quelle che concede meno punti agli avversari.
Questa filosofia sembra premiare per ora, visto il 7° posto ad Ovest senza il proprio miglior giocatore in campo. Infatti, Kawhi Leonard sembra essere ancora un mistero. #2 è tornato in campo per tre partite nell'ultimo mese, ma è sembrato essere l'ombra di sé stesso. Nonostante i due anelli vinti, #2 potrebbe diventare uno dei più grandi “What If” degli ultimi anni. A tirare avanti la baracca ci pensa Paul George, leader indiscusso della squadra. Sta facendo progressi anche il rientrante John Wall, che nelle ultime 13 partite ha messo a referto quasi 13 punti e 6 assist dalla panchina. 

Los Angeles Lakers: la rinascita di Anthony Davis

C'è ben poco da gioire per i Los Angeles Lakers, in corsa per un'altra stagione ben al di sotto delle attese. L'unica nota positiva è il ritorno dell'ormai sempre infortunato Anthony Davis, che nelle ultime uscite sta facendo faville. Sono 27.2 punti e 13.5 rimbalzi per l'ex Pelicans, che sembra essere tornato ai suoi livelli migliori in maglia giallo-viola raggiunti nella bolla di Orlando nel 2020.
La squadra rimane un disastro con un record di 7-7 a Novembre. Altre note positive oltre al #3 sono Lonnie Walker IV e Austin Reaves, con l'ex Spurs che è il terzo realizzatore dei Lakers a 16.7 punti di media a partita (e questo è un grosso problema). Il secondo, dalla panchina, segna 10.7 punti di media con il 40% da tre punti. 


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