Los Angeles Lakers 2020/21: cronaca di una caduta annunciata

Erano i grandi favoriti per il back to back, sono usciti di scena subito. Cerchiamo di capire cosa è successo ai gialloviola.

Scritto da Doc. Abbati  | 
ANSA

Erano i grandi favoriti per il back to back, sono usciti di scena subito. Cerchiamo di capire cosa è successo ai gialloviola.

Normalmente quando al primo turno di playoffs della Western Conference la #2 elimina 4-2 la #7, il commento alla serie potrebbe essere del tipo, onore alla #7 per aver vinto due partite rendendo difficile il compito ai favoriti #2. Ma non questa volta. Perché questa volta alla #7 nel ranking della Western si sono presentati i Los Angeles Lakers, forti del titolo vinto ad Ottobre del 2020, e dei favori del pronostico malgrado l’avverso fattore campo. Ed invece i Phoenix Suns sono riusciti nell’impresa di eliminare i grandi favoriti. Che poi, per quello che si è visto nell’arco delle sei partite, tanto sorpresa non è stata, perché i Suns si sono dimostrati più forti e più pronti dei rivali.

E questo, ovviamente, apre la porta alle analisi dell’accaduto, perché per la squadra della città degli angeli con nel roster LeBron James e Anthony Davis essere eliminata al primo turno dei playoffs, prima volta che succede al Re, è una delusione sportiva da tutti i punti di vista. Eppure non per tutti questa eliminazione è esattamente una sorpresa. Perché che qualcosa non stesse funzionando come nella passata stagione lo si percepiva già da almeno un paio di mesi. E questo al netto degli infortuni che hanno marchiato la stagione, ed anche la post season, dei Lakers. Ma personalmente ritengo che lamentarsi degli infortuni sia una scusante valida solo quando perdi.

Questa è la NBA, una lega dura, difficile, dove alla fine vince il più forte, anche fisicamente. E se il tuo secondo giocatore di riferimento è uno che nella sua carriera NBA ha giocato 564 partite su 717, e tu non hai pensato ad averne un terzo, allora è chiaro che il rischio che la coperta possa diventare corta è molto elevato. Il roster costruito per coach Frank Vogel ha abbastanza deluso, e forse anche alcune scelte dello stesso coach non si sono rivelate particolarmente azzeccate.

Di sicuro l’assenza di un giocatore nel back court di esperienza, con capacità di play making ed anche di uno o più tiratori, si è fatta sentire. Per non parlare della confusione fatta nel cercare di trovare un centro che giocasse in coppia con Davis. Marc Gasol si sapeva che fosse nella fase calante della sua carriera, si è cercato un giocatore dinamico, ma con poco talento, vedi Damian Jones, e poi si è caduti nell’enorme tranello con il nome di Andre Drummond. Giocatore monodimensionale, con pochi fondamentali, specie quelli difensivi, oltretutto, e poco adatto a giocare in questi Lakers. La sua firma è parsa la classica mossa del dobbiamo cercare di fare qualcosa perché le cose non vanno come speravamo potessero andare. Solo che è stata una mossa assurdamente suicida. Quando l’ex Cavs è stato in campo si è avvertita ulteriormente la mancanza di uno tra Dwight Howard o Javale McGee, specie nella serie di playoffs contro i Suns, dove il #2 è parso un novello sergente Garcia alle prese con tanti Zorro dell’Arizona. Altra coppia deludente il duo free agent firmato durante la scorsa off season con grandi squilli di tromba, Dennis Schroder e Montrezl Harrell. Giocatori da regular season, specialmente il secondo, troppo umorali per poter ambire ad essere importanti in squadre che vogliono giocare per vincere, e con un ego altrettanto troppo elevato per capire quale deve essere il loro ruolo in una squadra come questi Lakers. Troppo altalenanti le loro prestazioni per poter risultare decisivi quando sarebbe dovuto servire.

Così come sarebbe inutile spendere parole su Kyle Kuzma, sulla carta il fantomatico terzo violino, nella realtà pulcino bagnatissimo che è sembrato spesso spaventatissimo dai gatti in maglia Suns.

Mancherebbe qualcuno, in questa analisi, uno con il #23 nato ad Akron, uno che, comunque vada, attira su di se lodi o critiche, ed entrambe le cose sia che vinca o che perda. Cosa dire che non sia già stato detto. E chiaro che se la tua squadra viene inopinatamente eliminata al primo turno da favorita e tu ne sei il leader, tu non sei esente da colpe. E ad essere sinceri, la faccia di James in alcune partite non era di quelle rassicuranti per i fans dei Lakers. Di sicuro l’età cestistica inizia a farsi sentire, ed infatti nelle ultime tre stagioni il numero degli infortuni subiti dal Re è stato maggiore che in tutte quelle precedenti. Altrettanto sicuramente, però, James non ha mai pensato di modificare nulla del suo gioco, prestando il fianco ferito agli squali affamati. E non ne è uscito sportivamente vivo. Troppo spesso è sembrato non in grado di reggere fisicamente, o, addirittura, non ha voluto provare a farlo, consapevole che comunque questa stagione aveva preso una strada verso una buca troppo profonda da cui uscire.

E adesso? Adesso la parola e le decisioni passano al duo Rob Pelinka e Jeanie Buss, che dovranno costruire ancora una volta un roster che possa andare all in già dalla prossima stagione. Cosa non facile visto l’esiguo spazio salariale di cui sono a disposizione i Lakers. Sarà un’estate calda e lunga per tutti nella parte gialloviola di Los Angeles, sperando che tutti possano fare tesoro degli errori fatti, e non pensare che questa caduta sia frutto del caso. Anche perché una domanda cattiva verrebbe da farsela.

E se la vittoria dello scorso anno fosse figlia di una serie di circostanze, vedi pausa di due mesi e stagione finita giocando nella bolla di Orlando, che hanno in parte avvantaggiato un roster come quello di quei Lakers? Alle prossime stagioni la risposta.

 


💬 Commenti