Due parole con...Nicola Akele!

Abbiamo avuto la possibilità di intervistare Nicola Akele, ala della Nazionale italiana, quest’anno in forza a Cremona, che sta iniziando a mettere il suo nome sulla mappa della pallacanestro.

Scritto da Marco Tartini  | 

Ciamillo-Castoria

Abbiamo avuto la possibilità di intervistare Nicola Akele (24 anni), ala della Nazionale italiana, quest’anno in forza a Cremona, che sta iniziando a mettere il suo nome sulla mappa della pallacanestro.

Nei giorni scorsi abbiamo parlato del futuro della Nazionale (CLICCA QUI per leggere) e in questo futuro potrebbe rientrare anche Akele, reduce dalla sua prima stagione in A1 con la Vanoli (7.6 punti in 20' di utilizzo). Nicola ha già mostrato sprazzi del suo potenziale, sviluppato in quel di Roseto e prima ancora alla Rhode Island University, il college che ha frequentato anche Lamar Odom!

Quest'anno coach Sacchetti ha voluto dargli ancor più fiducia, convocandolo per la seconda finestra di qualificazione ad Eurobasket 2022. Il trevigiano, dimostrando grande maturità, si è fatto trovare subito pronto: 3 punti all'esordio contro la Russia, ma soprattutto 8 nell'importante vittoria in rimonta in casa dell'Estonia.

Questa la nostra intervista

Come stai? Com’è vivere questo periodo così difficile lontano dalla propria famiglia?
È sicuramente molto difficile, perché non possiamo fare ciò che prima rappresentava la quotidianità, come allenarsi, fare il nostro lavoro, uscire o incontrarsi con gli amici. In realtà per me stare lontano dalla famiglia non è un problema così grande, poiché essendo sempre in giro per il mondo mi ci sono abituato (ride, ndr)”.

Sei d’accordo con la decisione della FIP di sospendere il campionato?
Ovviamente speravo che si potesse continuare a giocare, ma se loro pensano che cancellare il campionato sia la decisione migliore per la nostra saluta ne prendo atto. Non volendo rischiare, la FIP ha fatto ciò che era meglio per tutti, quindi sono assolutamente d’accordo.

Sei stato protagonista di un’annata pazzesca, culminata con l’esordio in Nazionale maggiore. Te l’aspettavi?
Sinceramente ci speravo, ma non ero sicuro di poter avere un impatto così immediato. Esordire con la Nazionale era sicuramente un mio obbiettivo, ma non mi aspettavo che la chiamata arrivasse così presto, Ovviamente il fatto che l’Italia fosse già qualificata ha aiutato, permettendo a coach Sacchetti di dare spazio a ragazzi nuovi come me.

Quest’anno in quale aspetto del tuo gioco credi di essere migliorato?
In questi due anni in Italia penso di aver fatto grandi miglioramenti dal punto di vista mentale, soprattutto nel modo in cui approccio alla partita. Ciò ha fatto sì che io stupissi un po’ le persone, ritagliandomi un ruolo sempre più importante all’interno della squadra. Sia a Roseto che a Cremona sono arrivato per ultimo, e per questo motivo mi sono dovuto guadagnare tutto. Per farlo, è stato necessario stare sempre sul pezzo, anche se devo ammettere che non è stato facile.

Il livello che hai trovato al tuo ritorno in Italia era quello che ti aspettavi oppure no?
Ti dico la verità: sono rimasto molto impressionato dal livello della Serie A, che penso sia cresciuta molto rispetto agli scorsi anni. Mentre ero in America girava voce che il campionato italiano fosse mediocre, ma penso che sia la A che l’A2 siano ben messe, tant’è che sono presenti fenomeni come Milos Teodosic e Sergio Rodriguez.

A tal proposito, in questa stagione hai avuto la possibilità di confrontarti con alcuni dei giocatori più forti del panorama europeo, chi è stato il più difficile da affrontare?
Fortunatamente, né TeodosicRodriguez hanno giocato bene contro di noi, motivo per cui penso che, pur giocando nel mio ruolo, il più difficile da marcare sia stato Darius Johnson-Odom di Reggio Emilia.

L’arrivo di Ethan Happ vi ha fatto fare il definitivo salto di qualità. In cosa pensi che vi abbia aiutato maggiormente?
Innanzitutto devo dire che Happ è un giocatore straordinario e che secondo me è destinato a fare grandi cose in Eurolega.
È un centro imprevedibile, dato che può giocare sia spalle che fronte a canestro, e che non dà molti punti di riferimento ai suoi avversari, e per questo motivo si sposa alla perfezione con lo stile di gioco di Sacchetti. Pur non essendo un grande tiratore è in grado di aprire gli spazi e renderci le cose molto più semplici, poiché le difese hanno sempre un occhio di riguardo per lui. È stato un innesto perfetto a livello globale.

Photo Credit: Vanoli Cremona

Quali sono stati i momenti migliori e peggiori di questa stagione?
A mio parere il momento peggiore è stato in corrispondenza della pessima sconfitta casalinga contro Cantù, che ci ha battuto di ben 24 punti. Il vero rimpianto, tuttavia, è stata l’eliminazione dalla Coppa Italia, dove avremmo potuto giocarci meglio le nostre carte. Forse per colpa della tensione dovuta all’importanza della competizione o forse per altro, ma sta di fatto che contro Milano non abbiamo giocato al meglio delle nostre potenzialità.
Il punto più alto della stagione, invece, lo abbiamo raggiunto vincendo contro la Virtus Bologna, imbattuta sino ad allora. È stata una gran iniezione di fiducia sia per noi che per i tifosi, in quanto abbiamo capito che avremmo potuto dire la nostra contro chiunque.

Questa pausa forzata ha frenato la cavalcata di Cremona, che anche quest’anno ha dimostrato di poter competere ad alti livelli. Cosa sarà necessario fare per ripartire con il piede giusto?
Non sarà affatto semplice. Per prima cosa bisognerà vedere quali giocatori, soprattutto fra gli stranieri, saranno disposti a rimanere a Cremona. Coloro che lo faranno dovranno dimostrare il carattere e la cultura di questo club, per far sì che resti competitivo.

Il campionato di quest’anno è stato molto equilibrato, tanto che ogni squadra aveva la possibilità di giocarsela contro chiunque. Quale pensi che fosse, però, la più attrezzata per arrivare fino in fondo?
La Virtus Bologna ha meritatamente occupato il primo posto per tutto il corso dell’anno, perciò, nonostante i playoff siano sempre imprevedibili, penso che fosse la squadra da battere. Poi ovviamente c’erano molte altre formazioni forti, come ad esempio Sassari, Brescia, Milano e Venezia, quest’ultima molto più competitiva di quanto la classifica possa far credere. Infine, penso che noi e Brindisi saremmo potuti essere le due outsider, grazie anche alla possibilità di giocare senza troppe pressioni.

In un gruppo giovane come il vostro, quanto è stato importante un giocatore molto esperto come Travis Diener? In che modo vi ha aiutato nel vostro percorso di crescita?
Come hai detto te, eravamo una delle formazioni mediamente più giovani del campionato, quindi è stato abbastanza facile instaurare subito un buon rapporto. L’unico più “vecchio” era Travis, persona però molto alla mano e giovanile, a cui piace molto scherzare. In campo, al contrario, è sempre molto serio, sprona i compagni e li spinge a dare il massimo, dato che è un individuo molto esigente tanto sé e quanto gli altri. Nonostante abbia una gran carriera alle spalle, si impegna sempre più di tutti, dando l’esempio al resto del gruppo.
Soprattutto nel brutto periodo di cui abbiamo parlato in precedenza, mi ha aiutato a lavorare molto su me stesso e ad avere fiducia nei miei mezzi, cose fondamentali per poter performare bene anche nelle partite.

Qual è il tuo rapporto con coach Sacchetti, che fin dai tempi della Nazionale sperimentale ha dimostrato di credere molto in te?
Ho un buon rapporto con il coach, ci conosciamo da tanto tempo ormai e fra di noi c’è stima reciproca. A dire il vero mi aveva cercato anche durante la scorsa estate, ma avendo già firmato per Roseto non se n’era più fatto nulla. È una persona molto pragmatica e di poche parole, che ti rimangono però impresse. Sono contento della mia scelta, non potrei chiedere di meglio!

Ti sei trovato bene nell’organizzazione della Vanoli? A livello societario quali sono le differenze principali rispetto alle squadre statunitensi?
Con la Vanoli mi sono trovato bene fin da subito. È una società seria, solida e che ti fa sentire parte di una famiglia, tant’è che a Cremona circola l’espressione VanoliFamily. Tutti coloro che lavorano per questo club, giocatori, staff tecnico, dirigenti, si sentono una parte importante del sistema, cosa che ho vissuto sulla mia pelle.
La differenza principale fra college e società europee è che nel primo la struttura e l’organizzazione sono incentrate prevalentemente sulla crescita dello studente-atleta, dato che non si è ancora abbastanza maturi per affrontare quel tipo di vita autonomamente. Le attività scolastiche ed extrascolastiche vengono pianificate in modo da permettere agli studenti di parteciparvi, così come gli allenamenti individuali e quelli collettivi. In sostanza, si è “controllati” costantemente.
Qui, invece, la gestione della propria quotidianità è affidata al giocatore, considerato un professionista a tutti gli effetti. È come se fossi un dipendente, che ogni giorno si presenta per svolgere ciò che la società gli chiede di fare.

Torniamo un attimo sulla questione della VanoliFamily. Oltre a Diener e coach Sacchetti, dei quali abbiamo parlato in precedenza, chi sono le persone con le quali hai instaurato un rapporto migliore in questi mesi?
Mi sono trovato benissimo con tutti. Conoscevo già Ruzzier e De Vico, quindi con loro è stato più facile instaurare un buon rapporto. Anche con gli stranieri, essendo circa miei coetanei, mi sono integrato alla grande, e questo ha facilitato la nostra convivenza sul parquet.

Quali sono le tue ambizioni per il futuro?
Già a partire dalla prossima stagione voglio continuare a dare una mano alla squadra ogni qualvolta ce ne sarà bisogno, lavorando giorno dopo giorno per crescere anche dal punto di vista individuale. A lungo termine, il mio obbiettivo è di giocare nel palcoscenico più alto possibile, sperando di realizzare il mio sogno di esordire in Eurolega.

Ultima domanda. Quali sono i traguardi che ti sei posto invece con la maglia azzurra? Speri di riuscire a guadagnare la convocazione per il preolimpico, o ritieni che sia ancora troppo presto?
Per la Nazionale sarò sempre disponibile, e spero un giorno di poter rappresentare l’Italia in qualche torneo prestigioso, europeo, mondiale oppure olimpico che esso sia. So che dovrò guadagnarmi la chiamata, dimostrando il mio valore sul campo, ma sono pronto ad accettare la sfida. Per il Preolimpico ci sarà tanta concorrenza, ma proverò a giocarmi al meglio le mie chances.

Un sentito ringraziamento a Nicola e all’Ufficio Stampa della Vanoli per la loro disponibilità e cordialità.


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