Brooklyn Nets-James Harden: non è oro tutto quello che luccica

Giunti ormai alla soglia delle 25 partite di James Harden con la casacca dei Brooklyn Nets, vediamo come si comporta la squadra della Grande Mela.

Scritto da Valentino Aggio  | 

Nathaniel S. Butler / Getty Images

Giunti ormai alla soglia delle 25 partite di James Harden con la casacca dei Brooklyn Nets, vediamo come si comporta la squadra della Grande Mela.

All'indomani del ritorno di James Harden nella “sua” Houston (con tanto di tripla doppia) è arrivato il momento di tirare una linea e parlare dei Brooklyn Nets dopo l'acquisto del “Barba”. 

Il 13 Gennaio scorso è arrivata l'ufficialità tanto attesa: James Harden avrebbe finalmente lasciato Houston per volare a New York, sponda Nets. Questa trade ha coinvolto anche altre due squadre oltre a Rockets e Nets: gli Indiana Pacers ed i Cleveland Cavaliers.
Partendo proprio dai texani, approdano Victor Oladipo, Dante Exum e Rodion Kurucks, più varie scelte al draft negli anni a venire. Indiana si accaparra così Caris LeVert, che, non appena arrivato alla sua nuova squadra, ha dovuto lottare con un problema di salute non indifferente. Ai Cavs vanno Jarrett Allen e Taurean Prince.

Prime partite ed il “toro”

Dopo questo scambio da “all-in” l'obiettivo dei Nets è chiaro a tutti: il Larry O'Brien Trophy. Inutile dire che nella NBA l'interesse attorno a questa mossa è gigantesco. Arriva così il debutto di Harden con i nuovi colori contro gli Orlando Magic: 32/12/14 dice il tabellino e buona la prima. Dopo la seconda vittoria con Milwaukee, arriva il tanto atteso debutto dei Big Three: Harden, Kevin Durant e Kyrie Irving contro i Cavaliers. Sulla carta la partita sembra già scritta, se non fosse per il Toro (così viene soprannominato) Collin Sexton. Il #2 dei Cavs ha ben altri piani in testa per la serata: 42 punti e vittoria per la squadra dell'Ohio. 

Dalle stalle alle stelle

Fin dalla prima partita si sono visti dei problemi che caratterizzano tutt'ora i Nets: la difesa su tutti. È quasi scontato dire che sia Harden che Irving non sono dei grandi difensori e tantomeno si impegnano per migliorare questa lacuna. Non è un segreto che Brooklyn punti tutto sull'attacco: d'altronde, come biasimarli, con tre dei migliori 10/15 attaccanti della Lega il piano è chiaro. Nonostante ciò, la difesa di Brooklyn è a dir poco terrificante: non serve certo un allenatore come Steve Nash per capire che manca comunicazione durante la fase difensiva.
I numeri non mentono mai, nemmeno in questo caso: Brooklyn è la quinta peggior difesa della NBA, concedendo ben 116.1 punti agli avversari di media. Questo dato fa specie se si vanno a guardare le squadre che difendono peggio dei Nets: Sacramento (13^ a Ovest), Washington (12^ a Est), Minnesota (15^ a Ovest) e New Orleans (11^ a Ovest). Tutte queste franchigie non sono al momento in zona playoff, tranne proprio Brooklyn. Ovviamente, per essere attualmente al secondo posto nella Eastern Conference (24-13), l'attacco dei Nets è stellare: 121 punti a partita inflitti agli avversari, che vale il miglior attacco della Lega. Anche le percentuali sono altrettanto buone: 50% dal campo di squadra e quasi 41% dall'arco dei tre punti su 37.7 triple tentate a partita. 

Cosa aspettarsi dai Nets?

Sappiamo benissimo che le serie di playoff non si vincono solo con le superstar, ma anche con i comprimari. Il primo nome che viene in mente è senza dubbio Joe Harris: il 29enne è alla sua miglior stagione da quando è nella Lega con 14.8 punti ed il 50.6% dall'arco (su quasi sette triple tentate a serata). Come non citare anche DeAndre Jordan: il centro ha passato da un pezzo i tempi d'oro a Los Angeles, sponda Clippers, ma può ancora tornare utile in una squadra da titolo come Brooklyn.
C'è qualche voce su un possibile ritorno all'ultimo di Spencer Dinwiddie, infortunatosi nelle primissime gare della stagione: avere uno dei migliori sesti uomini in circolazione fa sicuramente bene alla squadra. Può risultare fondamentale anche un giocatore come Andre Roberson, poco utilizzato finora da Nash ma che sa come difendere. L'obiettivo è molto ambizioso e le aspettative sono alte, ma al momento è dura pensare che Brooklyn possa battere una squadra come i Philadelphia 76ers per quattro volte ai playoff.

 

 

 


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