LBA 2019/20: pagelle degli allenatori (1ᵃ parte)

In questo terzo e ultimo capitolo delle pagelle di Serie A ci occuperemo degli allenatori, decretando i promossi ed i bocciati.

Scritto da Marco Tartini  | 

In questo terzo e ultimo capitolo delle pagelle di Serie A ci occuperemo degli allenatori, decretando i promossi ed i bocciati.

PAGELLE

17) Federico Perego (0-10) & Giancarlo Sacco (1-9): 4
Sotto la guida di Perego, seppur per colpe non esclusivamente sue, ha avuto inizio il disastro pesarese. A causa di un mix di infortuni, scelte sbagliate ed inesperienza del roster, la Carpegna ha perso le prime dieci gare stagionali, e ciò ha inevitabilmente comportato l’esonero del tecnico ex Bamberg.
L’arrivo di Sacco sembrava aver messo un po’ in ordine le cose, visti i buoni match disputati contro Milano, Venezia e Trieste, ed i miglioramenti di alcuni giocatori, Eboua e Totè su tutti. La vittoria in casa della Fortitudo aveva poi riacceso le speranze nelle Marche, prima che tre sonore sconfitte riportassero tutti con i piedi per terra.

16) Eugenio Dalmasson (7-15): 5
Se Trieste non è riuscita a mantenere gli straordinari livelli raggiunti dodici mesi fa, la colpa è anche di coach Dalmasson, che non sempre è riuscito a tirare fuori il massimo dai suoi giocatori. Non a caso la scommessa dell’estate, Jon Elmore, ha fatto le valigie poco dopo l’inizio del campionato, non riuscendo ad esprimersi nel sistema di gioco giuliano. All’Allianz sono in particolar modo mancate un’identità e la durezza mentale, motivi principali del rendimento incostante della squadra.

15) Michele Carrea (7-15): 7
Il più giovane allenatore del campionato, all’esordio nella massima serie italiana, è riuscito a guidare Pistoia al raggiungimento dell’obbiettivo prefissato all’inizio dell’anno, la salvezza. In seguito ad un inizio complicato, caratterizzato da sei sconfitte in altrettante agre, molti davano l’OriOra già per spacciata. Tuttavia, coach Carrea non si è scoraggiato, e con una striscia di cinque successi interni consecutivi ha rimesso in gareggiata la sua formazione.

14) Piero Bucchi (7-15): 6
La decisione presa in estate da Roma è stata quella di puntare moltissimo sull’asse Dyson-Jefferson, sperando che tutto andasse per il meglio e che i due statunitensi riuscissero a trascinare il club alla tanto ambita salvezza. Nel mezzo del cammino, però, diversi giocatori hanno dimostrato di poter essere altrettanto utili, soprattutto Alibegovic e Baldasso. Queste piacevoli sorprese avevano consentito alla Virtus di affacciarsi addirittura sulla zona playoff, poi “svanita” a causa di un periodo di blackout, che ha notevolmente ridimensionato il percorso ed i propositi dei capitolini.

13) Massimiliano Menetti (8-13): 7
Dopo la storica promozione in Serie A, in questa stagione Menetti ha condotto Treviso anche ad una comoda salvezza, traguardo annunciato fin da subito dalla dirigenza veneta. Con l’aiuto del GM Andrea Gracis, Max aveva fatto un lavoro egregio già in fase di assemblamento della squadra, portando sotti i riflettori del PalaVerde talenti come Fotu, Parks e Nikolic. Creando una buona amalgama con gli italiani già presenti a roster, l’ex Reggiana e Montegranaro ha creato un gruppo capace di superare i continui acciacchi fisici che hanno colpito diversi giocatori chiave, senza per questo sprofondare nella zona retrocessione. Gli unici rimpianti per i trevigiani restano le svariate gare perse in maniera banale, dopo che erano stati in vantaggio larghi tratti di esse.

12) Maurizio Buscaglia (9-12): 6
Il primo anno di Buscaglia lontano dalle Dolomiti non è stato affatto semplice: come detto più volte, ci si aspettava molto di più dalla Reggiana, che ha concluso soltanto al dodicesimo posto in classifica. Ai biancorossi è mancata quella solidità difensiva che ha sempre contraddistinto le formazioni allenate dal tecnico barese, oltre che la costanza di rendimento nel corso di una partita. In più di un’occasione infatti, la Grissin Bon si è vista rimontare grossi vantaggi, come successo in maniera eclatante a Treviso, dove ha “sperperato” un margine di addirittura venti lunghezze.
La fiducia dimostrata nei confronti di Simone Fontecchio, e la sua conseguente crescita, vale la sufficienza per Buscaglia, il cui prossimo passo sarà quello di far fare il definitivo salto di qualità a Reggio Emilia.

11) Cesare Pancotto (9-11): 7.5
Tornando in LBA Pancotto ha accettato la sfida di lavorare con un gruppo giovanissimo, che comprendeva molti giocatori al primo anno da professionisti. Facendo tesoro della sua esperienza, il coach marchigiano è comunque riuscito a disputare una discreta pima parte di campionato, conclusa al quattordicesimo posto. L’arrivo a metà dicembre di Joe Ragland ha aiutato la compagine brianzola a fare un importante passo avanti, e ad affermarsi come una legittima contendente ai playoff. Tuttavia, le successive tre sconfitte nell’arco di quattro incontri hanno fatto scivolare Cantù all’undicesima posizione, con la quale hanno terminato la stagione.

10) Attilio Caja (9-10): 7
L’artiglio ha dimostrato ancora una volta tutte le sue straordinarie capacità, facendo di una squadra “mediocre” una contendente per i playoff. Alcuni fra i suoi più grandi meriti sono stati quelli di scoprire e lanciare Vene e Simmons, i due giocatori più costanti nel corso dell’intera annata varesina. Peccato per come si sia evoluto il “caso Peak”, quest’ultimo inevitabilmente tagliato a causa della sua incostanza e della difficoltà ad esprimersi all’interno del contesto biancorosso.

9) Nicola Brienza (11-10): 7
Non era assolutamente una posizione semplice quella di Brienza, chiamato a sostituire niente meno che Maurizio Buscaglia, divenuto ormai un’istituzione in quel di Trento. La conclusione di un ciclo durato ben 13 anni ha ovviamente comportato delle difficoltà iniziali, così come l’arrivo a stagione in corso di Alessandro Gentile, che ha un po’ sparigliato le carte in tavola. Nicola è riuscito tuttavia a superare le avversità, trovando ottime risposte da parte di inaspettati giocatori, Mezzanotte e Pascolo su tutti, e donando all’Aquila una nuova identità.
Alcune inopinabili sconfitte (contro Roma e Cantù ad esempio) hanno frenato l’entusiasmo iniziale dei bianconeri, capaci però di crescere progressivamente e portarsi addirittura al settimo posto in classifica, a parimerito con Fortitudo e Venezia. La sua prossima sfida sarà quella di trovare, insieme al GM Trainotti, un degno sostituto di Aaron Craft, altra bandiera trentina pronta ad abbandonare il parquet per dedicarsi agli studi di medicina.

Appuntamento a domani, sempre alle 17:00, per la seconda parte


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