NBA Finals 2020: il commento finale e pagelle

I Los Angeles Lakers hanno conquistato il loro 17° titolo battendo 4-2 gli Heat in queste Finals che malgrado ascolti bassi hanno avuto momenti di altissima qualità.

Scritto da Doc. Abbati  | 

Andrew D. Berstein / Getty Images

I Los Angeles Lakers hanno conquistato il loro 17° titolo battendo 4-2 gli Heat in queste Finals che malgrado ascolti bassi hanno avuto momenti di altissima qualità.

Sarebbero dovute essere le Finals più scontate probabilmente dell’ultima decade. Lo sweep era stato pronosticato da molti addetti ai lavori e fans come un risultato (semi) scontato. Troppo più forti i Los Angeles Lakers rispetto a dei Miami Heat già soddisfatti, e miracolati, dall’essere arrivati al capitolo finale di questa lunghissima stagione NBA. Invece grazie ai ragazzi di coach Eric Spoelstra abbiamo avuto una serie. Certo alla fine i Lakers si sono riportati a casa, dopo un digiuno che durava ben dieci anni, il Larry O’Brien Trophy, ma il 4-2 con cui si sono chiuse le Finals 2020 rispecchia perfettamente quanto visto nelle sei partite.

Alla fine, come sempre succede in una serie al meglio delle sette partite, i più forti hanno vinto. Quelli con le individualità migliori, quelli che hanno saputo sfruttare in pieno le proprie qualità, quelli che hanno saputo anche modificare il loro modi di giocare per raggiungere l’obbiettivo finale. E bisogna dire che non è stato così facile per la Los Angeles gialloviola rispettare il fattore del pronostico.

Perché dopo le prime due partite abbastanza dominate sui due lati del campo, e da cui LeBron James, Anthony Davis, Rajon Rondo e compagnia erano usciti con l’idea di aver già praticamente piegato una resistenza Heat molto flebile, anche al netto di qualche infortunio, da gara 3 la serie è completamente cambiata. E questo grazie a Jimmy Butler, bisogna scriverlo a chiare lettere. Il ragazzo ha dimostrato maturità, leadership e voglia di stare sul campo da protagonista come mai prima di questo Ottobre in carriera. E questo ha letteralmente galvanizzato i suoi compagni di squadra, che hanno deciso di gettare il famoso cuore oltre l’ostacolo per provare a realizzare un’impresa impossibile.

E gara 3 è stata vinta da Miami anche grazie alla gentile collaborazione dei giocatori in maglia L.A., a tratti irritanti spettatori non paganti.

Gara 4 è stata LA partita di questa serie. Forse la prima dove si è visto del vero basket da Finals, fatto di contatti anche duri, di difese cattive, di attacchi che hanno dovuto faticare per trovare ritmo e tiri facili. Una partita intensa e sofferta, dove la fase giocata nella propria metà campo è stata decisiva per la vittoria Lakers. Dove l’esperienza del ragazzo di Akron con il #23, trascinante, ha fatto la differenza. In questa serie si è vista un’altra faccia di James, quella del giocatore maturo, capace di indicare la rotta non solo offensiva, ma anche difensiva. Con lui, specie in questa partita, un Anthony Davis monumentale in difesa su chi, Butler, era sembrato un rebus irrisolvibile in gara 3.

Gara 5 è stato il moto d’orgoglio di una franchigia che ha dimostrato di valere il titolo di Eastern Conference Champion. Non solo il #22, in tanti hanno portato il loro mattone. E per molti non è stato facile giocare a quel livello. E soprattutto vincere quella partita contro quel LeBron James, in versione onnipotenza cestistica. Ma i Bam Adebayo, i Tyler Herro, Duncan Robinson e Kendrick Nunn hanno giocato senza nessun timore reverenziale. Spoelstra, in questa serie, ha anche saputo allungare le rotazioni, ricevendo tanto da Kelly Olynyk, ad esempio. Se c’è uno che ha innegabilmente dato meno alla causa, questo è stato Andre Iguodala, troppo poco incisivo, a tratti è parso ai margini del gioco di Miami, impiegato in un ruolo di falso centro che ha funzionato molto poco.

Gara 6 invece non è nemmeno iniziata. Coach Frank Vogel l’ha preparata benissimo, e non solo tatticamente. Ed un plauso gli va fatto per come ha saputo gestire questo gruppo, atteso da tutti al varco, anche in gara 6. Heat annichiliti anche, se non soprattutto, dal supporting cast. Certo se hai Rondo è abbastanza facile quando conta. Ma che dire di Kentavious Caldwell-Pope, di Alex Caruso, anche del tanto vituperato Danny Green, che vorrei sempre nella mia squadra per quello che riesce a dare nelle piccole cose che non fanno statistiche, di Kyle Kuzma che nella partita decisiva ha anche piegato le gambe in difesa. Come abbiamo detto, alla fine hanno vinto i più forti. Dopo un anno ed una stagione così particolare.

Andiamo con le pagelle delle Finals

LOS ANGELES LAKERS

Voto Re - LeBron James: MVP, MVP, MVP, MVP. Quattro come i Bill Russell Awards vinti. Ha giocato una serie dimostrando una maturità sui due lati del campo incredibile, sapendo anche allontanarsi dal pallone quando serviva. Ha ragione lui, questo James è più forte di quello di sette anni fa’.

Voto Principe - Anthony Davis: Principesco sui due lati del campo. Ha chiuso la serie finale tirando abbondantemente sopra il 50% dal campo, dominando a rimbalzo, specie offensivo, e in intimidazione. Il big man con cui il #23 voleva giocare.

Voto Rondo - Rajon Rondo: No, non esiste una parola per definirlo. Lui è semplicemente Playoff Rondo, quando accende il motore è un assoluto piacere guardarlo.

Voto Rivincita - Kentavious Caldwell-Pope: Per molti rimasto ai Lakers solo perché nella scuderia LeBron, inteso come agente, ha smentito i detrattori giocando delle Finals notevoli sui due lati del campo, senza avere mai paura di sbagliare e senza accontentarsi solo del tiro perimetrale.

Voto Classe Operaia in Paradiso - Alex Caruso: Ormai elevatosi a idolo assoluto dei fan dei Lakers, e mio personale. Deciso, determinato, agonista come pochi in queste Finals. Si è guadagnato ogni minuto passato in campo.

Voto Back-To-Back Champion (Incompreso) - Danny Green: Non scrivo altro altrimenti si solleverebbero inutili polemiche. Ma l’anno prossimo sarà ancora qui e ancora in quintetto, per volere del Re.

Voto Finalmente - Dwight Howard: Finalmente ha vinto un anello. Finalmente dopo anni si è ritrovato, almeno per lunghi tratti. Finalmente ha messo quel corpo al servizio di una squadra. Finalmente ha capito che si può essere importanti anche giocando pochi minuti, se li giochi bene.

Voto J.R - Markieff Morris: Alzi la mano chi non ha pensato alle Finals 2018 dopo la sensazionale giocata di Morris in chiusura di gara 5? Comunque al di là dell’episodio, il suo lo ha sempre fatto quando è stato chiamato in causa.

Voto Serietà - Frank Vogel: Il coach che serviva a questo gruppo. Ha dato identità difensiva, ha lasciato giocare le sue stelle, ha fatto capire a James che si può essere decisivi anche partendo lontani dalla palla. E ha messo sempre la sua faccia per proteggere la squadra.

Voto Inizio Decade - Los Angeles Lakers: Da quando la famiglia Buss è propriearia della franchigia, 1979,  solo nel 1990 i Lakers non hanno vinto il titolo, riuscendoci nel 1980, 2000, 2010, 2020.

MIAMI HEAT

Voto Onore delle Armi - Jimmy Butler: Non solo l’ultimo ad arrendersi, ma anche il primo a rendere difficile la vita ai Lakers. Ha giocato una serie da vera stella, prendendosi tutta Miami sulle spalle. E lasciando l’impressione di aver visto un nuovo, e decisamente più forte, Jimmy Butler.

Voto Consacrazione -  Bam Adebayo: Se c’erano dei dubbi sul fatto che potesse giocare a questo livello, il ragazzo di origini nigeriane li ha tolti a tutti. Ha giocato sopra un infortunio senza paura, dimostrando carattere, cattiveria agonistica e tecnica. Il futuro potrebbe essere suo nel sud della Florida.

Voto Sfrontatezza - Tyler Herro: 20 anni e non sentirli, 20 anni e giocare delle Finals come se non si fosse fatto altro in carriera. Poi, certo, il limite degli anni e della scarsa esperienza si è fatto sentire. Ma la faccia fa presagire un roseo e brillante futuro per il ragazzo.

Voto Klay Thompson  - Duncan Robinson: Tecnica, eleganza e pulizia di tiro. Micidiale quando gli Heat hanno trovato spazio per giocare la loro pallacanestro.

Voto Pensionato - Andre Iguodala: Finals sotto tono, giocate non altezza di quello che ci si aspettava da lui. Spazzato via anche fisicamente dal campo troppe volte. In poche occasioni utile alla causa.

Voto Sfortunato - Goran Dragic: Sarebbe stato bello vederlo giocare in queste Finals, perché ci arrivava in un grande momento di forma nella sua carriera. Peccato per quell’infortunio al piede.

Voto Dimostrazione - Eric Spoelstra: Aveva parecchie cose da dimostrare, secondo tanti. Adesso credo che possa comodamente sedersi al tavolo dei grandi coach della storia di questa lega.  

 


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