City Inside: Cosa succede nella baia?

Dopo esser stati nella città degli Angeli oggi ci rimaniamo in California ma slaiamo a Nord per capire cos asta succedendo a San Francisco.

Scritto da Doc. Abbati  | 

Che possa piacere o meno i Golden State Warriors sono stati la franchigia che ha comandato, se non addirittura dominato, la lega nell’ultimo quinquennio. Partendo da lontano, da una delle posizioni più basse nel ranking NBA, programmando, facendo scelte che si sono rivelate molto più che giuste, e riuscendo a diventare meta ambitissima per free agent di primissimo livello.

Poi la sconfitta nelle ultime Finals, comunque non esattamente preventivabile al di là dei vari infortuni, unita a quanto successo nella lunga estate 2019, ha leggermente cambiato l’orizzonte della franchigia.

 una stagione iniziata già con qualche preoccupazione legata all’infortunio a lungo termine a nome Klay Thompson, è definitivamente andata a sud con un’altra serie di problemi fisici che hanno colpito a turno altri elementi del roster, tra cui la rottura della mano di Stephen Curry. Senza Thompson prima, Curry dopo e a tratti anche Draymond Green, è apparso evidente a tutti che la possibilità di approdare alla post season e competere ancora una volta per il titolo era definitivamente tramontata. Ed il tutto nella stagione in cui i Golden State Warriors dopo 53 anni sono tornati a giocare a San Francisco, al bellissimo e iper moderno Chase Center, progettato e costruito in pochissimi anni. Diciamo che il trasloco dalla vecchia Oracle Arena, posta dall’altra parte del Golden Gate, ad Oakland, non ha portato tanta fortuna. Ne ai Warriors, e nemmeno ad Oakland, che oltre alla franchigia cestistica ha perso anche quella di football, visto il trasferimento dei Raiders in quel di Las Vegas.

E non deve essere entusiasmante arrivare nella nuova arena come LA squadra della lega, che grazie a quel quinquennio ha attirato su di se numerosi (e nuovi) fans, e improvvisamente fare un salto indietro di anni, e tornare a giocare non per delle posizioni di vertice. Di sicuro c’è che il trasloco ha portato e porterà indubbi vantaggi economici per un’organizzazione già molto solida da quel punto di vista. Se si è deciso di passare da Coliseum Way 7000, Oakland, a Warriors Way 1, San Francisco, abbandonando un pubblico dei più rumorosi ed appassionati del mondo sportivo USA, è stato per cercare maggiori introiti nella molto più ricca San Francisco, che ha chiamato la strada del Chase Center Warriors Way, appunto. E questo perché non si è mai fatto mistero, da parte di Lacob e soci di voler spendere anche oltre il salary cap per poter vincere, programmando il tutto in maniera quasi ossessiva. E se c’è una cosa che nella baia sanno fare è programmare.
Per davvero, con grande serietà e competenza. Joe Lacob e Bob Myers, Governor (che termine terrificante) e G.M., hanno dimostrato di saper prendere una squadra in disgrazia e con pochissime ambizioni, e renderla la migliore, ed invidiata, all’interno della lega. E se lo hanno fatto con quei Warriors, bisognerebbe capire che, visto da dove e con chi si (ri)partirà dalla prossima stagione, bisognerà di nuovo fare i conti con i ragazzi di coach Steve Kerr.

Perchè in tanti, forse troppi, si sono già lanciati nell’epitaffio di Golden State, con un entusiasmo francamente fuori luogo. Non basterà una stagione negativissima per toglierli nel prossimo futuro dall’elenco delle contender, anzi. Anzi proprio questa stagione potrebbe trasformarsi da negativa a prodroma di buone notizie. Intanto perché in tanti, e giovani, stanno trovando minuti, spazio e fiducia, entrando nelle grazie di Kerr. Che sta indiscutibilmente facendo esperimenti, per valutare quale potrebbe essere il futuro supporting cast del trio Curry-Thompson-Green.
I vari Eric Paschall, Omari Spellman, Alen Smailagic, Damion Lee e Jordan Poole avrebbero avuto il medesimo spazio, avrebbero potuto permettersi di giocare sopra i propri errori di gioventù se le ambizioni fossero state diverse?
Non credo. Ma questo, lo ribadiamo, potrebbe alla fine rivelarsi una cosa estremamente utile nel futuro, perché sono tutti ragazzi che stanno imparando a prendersi responsabilità in assenza delle vere stelle della squadra, con la partecipazione, alterna, di D’Angelo Russell, che si aspettava decisamente un altro tipo di stagione, ma che sta facendo buon viso a cattivo gioco, nella parte di (semi) veterano che deve insegnare ai ragazzi del roster a stare su un campo NBA.

Certo sarà anche interessante vedere se e come si muoveranno con eventuali trade prima del 7 Febbraio. Comunque anche nel periodo nero attuale i Warriors sono sempre al centro di rumors su eventuali, probabili o assurde trade. E lo stesso Russell viene messo in lista partenti a giorni, o settimane, alterne. Chiaro che il nome Karl-Anthony Towns è quello che desta più interesse, perché aumenterebbe il tasso offensivo di molto. Certo bisognerebbe vedere chi sacrificare nel nome del prodotto di Kentucky University, ma se ci fosse davvero più di una possibilità difficilmente Myers & C. se la lascerà sfuggire. Senza contare che Golden State avrà una scelta ad una posizione molto interessante, ed anche alla voce draft da queste parti hanno dato l’idea di riuscire a fare cose discrete.

Doveva essere una stagione di transizione, si è rivelata un’annata a livello di risultati tragica, ma potrebbe diventare l’anno zero di un nuovo futuro vincente. Attenzione a recitare il requiem dei Golden State Warriors.


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